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Aemilia, un nuovo collaboratore di giustizia

Sofia Nardacchione il . Emilia-Romagna

processo-aemilia

“L’hai sentita l’altra scossa?”
“Non l’ho sentita allora?”
“Sono andato via da casa… E’ caduto un capannone a Mirandola…”
“Ah… Vediamo di tenerci buono a Claudio…”
“Vedi…”
“Dai che andiamo a lavorare…”
“Ah sì cominciamo a fare il giro”
“E’ a tutto andare il lavoro là”

Questa l’intercettazione tra Antonio Valerio e Gaetano Blasco, entrambi accusati di associazione mafiosa nel processo Aemilia, quattro ore dopo la scossa di terremoto che ha sconvolto l’Emilia il 29 maggio del 2012. Ma, mentre Gaetano Blasco continua ad essere sempre presente nell’aula bunker del Tribunale di Reggio Emilia, dietro le sbarre riservate ai sorvegliati speciali, cioè gli imputati ritenuti pericolosi, Antonio Valerio da qualche udienza non è più presente: è diventato collaboratore di giustizia ed è in una località protetta, come prassi in questi casi. È il secondo collaboratore del maxiprocesso alla ‘ndrangheta emiliana dopo Giuseppe Giglio, che si è pentito un anno fa.

Secondo l’attività di indagine, Valerio, imprenditore edile, era “costantemente coinvolto in illecite attività economiche unitamente a Blasco Gaetano, ed in particolare usure ed estorsioni”. Ma c’è un altro settore importante: è quello legato al terremoto, alle risate e alla consapevolezza di poter lavorare, grazie alla Bianchini Costruzioni S.r.l. che si è infiltrata nella ricostruzione. Secondo gli inquirenti Antonio Valerio era tra gli organizzatori del raccordo operativo che facevano da collegamento tra gli appartenenti al sodalizio, insieme a Giuseppe Giglio, Salvatore Cappa, Antonio Silipo e lo stesso Gaetano Blasco. Ed è proprio il collaboratore Giglio che ha confermato l’appartenenza di Valerio alla cosca emiliana.

La storia criminale di Antonio Valerio inizia però molto prima di Aemilia: sarebbe il mandante dell’omicidio, avvenuto nel 1992, di Rosario Ruggiero, che nel ’77 aveva ucciso il padre, Luigi Valerio; probabilmente implicato anche nell’omicidio del ventiduenne Cosimo Martina, ucciso a Crotone nel 1990. Tra l’altro queste accuse rientrano nelle indagini partite a seguito delle dichiarazioni di Lea Garofalo, che, prima di essere uccisa, aveva avuto il coraggio di raccontare anche della violenta lotta tra cosche, che coinvolse i Comberiati di Petilia Policastro e i Grande Aracri di Cutro.
Valerio fu poi colpito da un agguato nel 1999: lo prova ad uccidere Paolo Bellini, probabilmente all’interno di una faida tra il clan dei Vasapollo, cui apparteneva Bellini, e il clan dei Dragone.
Da Antonio Dragone, mandato nel 1982 a Quattro Castella in provincia di Reggio Emilia con obbligo di dimora, Valerio passa poi a collaborare con Nicolino Grande Aracri.
Da questo punto in poi la storia è più nota e, se davvero proseguirà la collaborazione, potrebbero uscire nuove importanti dichiarazioni.

Processo Aemilia bis al via

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