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Avviso Pubblico e gli “Amministratori sotto tiro”

Pier Paolo Romani* il . Criminalità

banner-amministratorisottotiro2016Le cifre riportate nel sesto Rapporto “Amministratori sotto tiro” curato da Avviso Pubblico e presentato alcuni giorni fa a Roma sono drammatiche. Nel 2016, in 18 regioni, 77 province e 295 Comuni sono stati censiti 562 atti di intimidazione e minaccia. In pratica uno ogni 18 ore. Dal 2011, anno della prima edizione del Rapporto, gli atti intimidatori sono infatti più che raddoppiati. Le principali vittime di questi gesti vili e criminali sono soprattutto i sindaci, seguiti da assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica amministrazione e, in 108 casi, gli agenti della polizia municipale.

L’identikit dell’amministratore sotto tiro corrisponde a quello di un uomo, che governa un comune medio-piccolo, con una popolazione compresa tra i 10.000 e i 50.000 abitanti. Al Sud spesso vive ed opera in contesti ad alta densità criminale e gli si brucia l’auto privata di notte, anche dentro il cortile di casa. Al Nord, si preferisce inviare lettere anonime che, in alcuni casi, contengono anche dei proiettili. A livello nazionale è l’incendio la forma di minaccia principalmente utilizzata per intimidire gli amministratori pubblici. Si brucia di tutto: dalle auto, alle case, ai mezzi comunali – in particolare le auto della polizia municipale e gli autocompattatori per la raccolta dei rifiuti – sino a giungere ad incendiare gli uffici comunali, in particolari le anagrafi e gli uffici tecnici. Aumentano anche le aggressioni fisiche, sia dentro che fuori i municipi. Calci, pugni, bastonate, tentativi di accoltellamento. Si spara alle finestre delle abitazioni private e degli uffici. In certi casi, come in Puglia e in Sardegna, si usano dei veri e propri ordigni. Anche i social network, ed in particolare Facebook, sono diventati uno strumento per lanciare minacce, divulgare fake news e gettare discredito sull’onorabilità delle persone che ricoprono un incarico pubblico di tipo politico-amministrativo.

Quello descritto dal Rapporto di Avviso Pubblico è un panorama sociale in cui gli amministratori locali sono i principali bersagli non solo delle mafie e della criminalità organizzata ma anche di cittadini, singoli o in gruppo, che non hanno più fiducia nella politica e nelle istituzioni, che sono impauriti e arrabbiati dagli effetti generati dalla crisi economica, dall’ondata di flussi migratori, dalla perdita di lavoro e dalla sua scarsa offerta.

In Italia, la violenza si sta diffondendo come modalità di gestione dei conflitti e come strumento per condizionare la vita sociale e politico-amministrativa dei territori. Si minacciano e si intimidiscono non solo gli amministratori in carica, ma anche quelli che si candidano alle elezioni oppure coloro che hanno cessato da poco il loro mandato. Il 76% degli atti intimidatori rilevati da Avviso Pubblico si concentra nella macroarea che comprende il Sud Italia e le Isole. Si tratta di 345 casi censiti, il 4% in più rispetto al 2015. Il Mezzogiorno, quindi, come per gli anni scorsi, si conferma la parte d’Italia dove è più rischioso svolgere l’attività di amministratore pubblico. È la Calabria la regione che nel 2016 ha fatto registrare il maggior numero dei casi, un triste primato già riscontrato nel biennio 2010-2011. Sono stati 87 gli atti intimidatori registrati nella regione, il 19% del totale nazionale distribuito in 51 Comuni (il 12% del totale). L’incremento rispetto al 2015 è un allarmante +70%. Seguono la Sicilia con 86 casi, la Campania con 64 casi e la Puglia con 51. La regione del Nord dove si è registrato il maggior incremento delle minacce verso gli amministratori locali è stata l’Emilia Romagna, passata dai 9 casi del 2015 ai 19 del 2016. Circa il 10% delle intimidazioni censite da Avviso Pubblico nel 2016 è stato rivolto nei confronti di donne che rivestono il ruolo sia di amministratrici locali che di dipendenti della pubblica amministrazione.

Il 22 giugno la Camera dei deputati ha approvato la proposta di legge 3891, elaborata dalla Commissione di inchiesta sul fenomeno degli amministratori locali minacciati, presieduta dalla Senatrice Lo Moro e già approvata dal Senato nel Giugno del 2016. Si tratta di un provvedimento particolarmente significativo e importante, anche dal punto di vista simbolico. Questa proposta di legge apporta delle modifiche all’art. 338 del codice penale che definisce e sanziona il reato di “Violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario” stabilendo un aggravamento delle pene, innanzitutto, in virtù di un principio sacrosanto: chi colpisce un amministratore locale non colpisce semplicemente una singola persona, ma colpisce la democrazia di una comunità, il buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione, il diritto dei cittadini di esercitare in piena libertà il loro diritto di voto. La novità più significativa della legge è l’allargamento della tutela ai singoli componenti dei corpi politici, amministrativi e giudiziari, che sono quindi tutelati in quanto tali, anche quando operano al di fuori dell’organo collegiale. E nella legge rientrano anche i candidati alle elezioni. Questo provvedimento, tra le altre cose, consentirà agli organi investigativi di poter utilizzare strumenti che finora gli venino preclusi, come quello delle intercettazioni. Un passo decisivo per contribuire a ridurre l’impunità di chi, in modo violento, criminale e vigliacco, vorrebbe influenzare per interessi particolari la vita della nostra Repubblica, a partire dagli enti locali.

Scarica il testo del Rapporto

*Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico

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