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Canada, terra di narcotraffico e riciclaggio

Piero Innocenti il . Droga

droga-canadaAlla fine dell’anno scorso il Canada, secondo un rapporto del GAFI-FATF (organismo intergovernativo costituito nel 1989 in ambito OCSE con l’obiettivo di promuovere strategie di contrasto al riciclaggio di capitali di provenienza illecita), rappresentava una delle “mete” preferite dalla criminalità organizzata per la ripulitura di denaro sporco e paese ad “elevato rischio” per il finanziamento al terrorismo. In particolare, vengono segnalate le sei principali istituzioni finanziarie del Canada come i principali collettori utilizzati dalla criminalità organizzata con il ruolo di facilitatori di illecite operazioni attribuite a professionisti del settore immobiliare.

Il codice penale canadese punisce con la reclusione fino a dieci anni chiunque, a vario titolo, riutilizzi i proventi di un reato e l’agenzia di intelligence finanziaria FINTRAC (Financial Transactions and Reports Analysis Centre of Canada) ha valutato che le truffe rappresentino il 37% dei reati presupposto del riciclaggio nel paese, seguite dal traffico di stupefacenti ( il 28%, di cui in buona parte proventi derivanti dal commercio della cocaina). Si stima, inoltre, che circa duemila imprese siano di proprietà o abbiano legami (familiari, influenze) con esponenti della criminalità organizzata. trasferimenti (elettronici, superiori a 10mila dollari) di denaro registrati nel 2016 da FINTRAC verso l’Italia sono stati di oltre sette miliardi di dollari (utilizzando le 86 banche, di cui 30 canadesi e gli 841 money transfer registrati), mentre dal nostro paese verso il Canada il flusso è stato di oltre quattro miliardi.

La riconosciuta “affidabilità” internazionale di cui gode il Canada ha comportato che, nel tempo, sia diventato un paese di transito degli stupefacenti diretti in altre regioni del mondo, soprattutto trasportati in container. I controlli, tenuto conto del notevole transito di navi portacontainer, sono davvero modesti. Si pensi, ad esempio, che nello scalo di Montreal l’attuale dispositivo della polizia delle frontiere consente di verificare mediamente circa 20-25 container al giorno ossia, alla fine dell’anno, non più dell’1% del numero totale dei container. Si parla, non a caso, di una rotta Sud America-Canada-Europa per assicurare una sorta di “patente di verginità” (espressione utilizzata dall’intelligence europea presente in Canada) al trasporto via mare rispetto ai parametri di rischio (tra cui il paese di provenienza) valutati dalla polizia delle frontiere. Le droghe, insomma, anche da queste parti costituiscono, da tempo, il grande business. Lo ha ricordato anche il CISC (Criminal Intelligence Service Canada) che in uno studio recente ha sottolineato come il narcotraffico rappresenti la prima attività illecita (coinvolgendo l’89% dei gruppi criminali) seguita dai reati finanziari (il 39% dei reati).

Nel commercio delle droghe un ruolo importante hanno i rappresentanti della mafia siciliana e calabrese insediatisi da anni in Canada. In particolare, la ‘ndrangheta è operativa nella zona metropolitana di Toronto e movimenta -sulla scorta di decisioni adottate in una “camera di controllo” dove sono rappresentate le principali famiglie calabresi presenti in Canada – consistenti carichi di cocaina verso l’Europa, mentre Cosa Nostra, presente con la storica famiglia Rizzuto nella zona di Montreal (ma anche in Alberta e British Colombia), controlla non solo il traffico di stupefacenti su larga scala ma pratica anche le estorsioni, l’usura, gestisce le scommesse illegali, esercita il controllo sugli appalti pubblici.

Proprio sulle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici nell’area di Montreal ( l’ampliamento previsto della zona portuale), giusto un anno e mezzo fa, è stato depositato il rapporto della Commissione Charbonneuau. Da allora, silenzio totale. Fatto sta che Cosa Nostra continua ad esercitare un controllo forte nella zona avvalendosi anche di criminali irlandesi e pretendendo la tassa fissa per ogni chilogrammo di cocaina in transito. Certo non si può dire che, stando ai dati, la repressione al narcotraffico sia particolarmente incisiva in Canada. E’ pur vero che i dati statistici disponibili forniti dall’Agenzia Federale per le Frontiere (CBSA), sono incompleti e non particolarmente significativi. Così, nell’intero 2016, si parla di 363kg di oppio sequestrati, di 194kg di eroina, 2.453kg di cocaina, di 685kg di marijuana, 32kg di hashish,  133kg di metamfetamine, 40 kg di amfetamine e 32 kg di fentanyl (un oppiaceo sintetico più potente della morfina). Su quest’ultima sostanza, in particolare, che viene venduta in polvere o in pastiglie (da 15 a 40 dollari a pillola), c’è un grande preoccupazione attesa la diffusione in tutto il continente nord americano (nella sola provincia canadese di British Columbia, nell’intero 2016, si sarebbero contati ben 914 decessi per l’uso di fentanil). Droga, dunque, pericolosissima che, insieme ad altre oppiacei sintetici come il Carfentanil il W-18 e U 47700, potrebbe essere impiegata anche per compiere atti terroristici.

Il Canada nella morsa del terrorismo e della mafia italiana

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