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Non ti scordar di me 3/ La cultura ci rende liberi

Salvatore Romano il . Sicilia

Il 2 aprile 1985, a Pizzolungo, muoiono Giuseppe e Salvatore Asta insieme alla madre Barbara, a causa di un’autobomba destinata al giudice Carlo Palermo e alla sua scorta.
L’auto, guidata dalla madre dei gemellini Asta, fece da “scudo” all’auto del giudice Palermo.
La sorella Margherita Asta tutt’oggi rammenta l’indifferenza generale che per tanti anni ha fatto sì che questa terribile strage passasse sotto silenzio, quasi ignorata.
L’indifferenza è senza dubbio il male peggiore, ma si può combattere?
Si può sconfiggere? In che modo? Lottando, innanzitutto, contro l’omertà diffusa che favorisce e alimenta la malavita. Si può lottare, però, contro qualcosa che si conosce ecco perché è fondamentale parlarne, esaminare e sviscerare i vari aspetti del fenomeno mafioso per poterlo comprendere e fronteggiare.
Un rimedio a questo male, profondamente radicato nel tessuto sociale, è senz’altro la cultura della Legalità, una cultura che deve essere promossa dalle diverse istituzioni, a partire dalla scuola, in quanto luogo in cui si formano i cittadini di domani; solo così possiamo combattere l’indifferenza, sensibilizzando le giovani generazioni attraverso l’informazione.
La mentalità mafiosa, ancora oggi, permea la società: occorre un movimento culturale che scuota le coscienze dei più giovani, meno condizionati dai ragionamenti utilitaristici. È a loro che dobbiamo  rivolgerci affinché non si lascino influenzare da false promesse, da poteri che si fondano sulla logica della prevaricazione che schiavizza e limita la libertà individuale. La conoscenza rende liberi e può farci uscire da quel clima di rassegnazione che ha avuto il sopravvento nella nostra terra.
Anche il giudice Carlo Palermo sottolinea che per combattere la mafia bisogna conoscere.
E per Santo Della Volpe è la corretta e libera informazione che può sensibilizzare la popolazione rendendola più consapevole e più partecipe nella lotta alla criminalità mafiosa.
Quando si parla di mafia non se ne sa mai abbastanza, si tratta di un fenomeno innaturale e spregevole che ha portato molte persone a compiere dei reati anche verso gente innocente, distruggendo la vita dei familiari sopravvissuti. Una società complice di un sistema corrotto non potrà mai prosperare e rimarrà vittima di interessi privatistici.
È necessario, dunque, risvegliare la coscienza dei cittadini affinché denuncino gli atteggiamenti di stampo mafioso. A svolgere questo compito ci sono molte associazioni e movimenti tra cui “Libera”, “Addio Pizzo” e “Libero Futuro”.
In memoria di quel 2 aprile 1985 ricordiamo, infine le parole del giudice Carlo Palermo per provare a capire l’immenso dolore che da quel giorno accompagna la sua vita: “Non sono mai riuscito  a superare le emozioni di quel giorno né il senso di colpa che me ne è derivato e di cui ogni giorno – vi assicuro ogni giorno e notte – rivivo le immagini”.
Riflettiamo, però, anche sul coraggio e sulla determinazione di Margherita Asta: “Io non mi sono mai fermata in questi anni, ho lascialo segni vostri dappertutto.., chi vi ha assassinato quella Mattina ha cercato di frantumare la mia vita insieme alla vostra ma non c’è riuscito”.
Margherita continua a lottare per dirci che la mafia non è invincibile, è un cancro da cui si può guarire, ma ciascuno di noi deve fare la sua parte così che le vittime della mafia non muoiano due volte a causa di
quell’indifferenza che uccide anche senza le armi.

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