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Non abbandoniamo chi combatte la mafia

Libera Mantova il . Lombardia

1183469-rando2Alcuni giorni fa si è svolto a Modena un convegno dal titolo “Come cambiano le mafie. Idee e nuovi percorsi di contrasto”, promosso da Libera, associazioni,nomi e numeri contro le mafie, con la partecipazione di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, dei magistrati Federico Cafiero de Raho, procuratore della Repubblica di Reggio Calabria e Franca Imbergamo, della Direzione nazionale antimafia e di Enza Rando, vicepresidente di Libera e che per l’associazione stessa cura le costituzioni di parte civile in numerosi processi di mafia (tra i quali i processi Aemilia e Pesci che si stanno occupando della presenza e delle collusioni ‘ndranghetiste in Lombardia, in particolare nella nostra provincia, e in Emilia).
Nello stesso giorno, durante la notte, si è purtroppo verificato un grave episodio intimidatorio nei confronti dell’avvocato Enza Rando. Ignoti si sono introdotti nel suo studio di Modena, mettendo a soqquadro il suo ufficio.
Elemento preoccupante e grave è l’apertura degli armadi contenenti la documentazione legale di Libera e i faldoni riguardanti le costituzioni di parte civile nei processi di mafia che l’avvocato ha curato in questi anni di duro lavoro, in qualità di responsabile dell’ufficio legale nazionale di Libera e che sta curando tuttora. I fascicoli sono stati controllati, con la possibilità di essere stati duplicati o fotografati.
Gli autori di questa azione criminale sono entrati indisturbati e, altrettanto indisturbati, se ne sono andati.
Questo grave atto intimidatorio dimostra come l’adesione al convegno della serata precedente di molti cittadini modenesi, di diversi referenti di Libera provenienti da ogni parte d’Italia, di alcuni valenti magistrati, di tanti famigliari delle vittime innocenti di mafie che, in questi anni, hanno ricevuto assistenza legale dall’ufficio legale nazionale di Libera e dall’avvocato Rando in particolare, ha disturbato qualcuno. Quella visita da parte di ignoti nello studio di Enza Rando ha voluto rappresentare un messaggio per l’avvocato antimafia, per dirle di fare attenzione perché per quanti amici e solidarietà si possano avere, ci sono anche loro. Insieme a tutta la rete di Libera, anche il coordinamento di Libera Mantova e il presidio di Libera dell’Alto Mantovano esprimono preoccupazione e inquietudine per il grave episodio contro l’avvocato Rando e si chiedono chi c’è dietro tutto questo.
Questo atto intimidatorio segue il linciaggio mediatico perpetrato nei confronti sia della rete di Libera, sia di Enza Rando, in seguito alla costituzione di parte civile di Libera nei processi Aemilia e Pesci. A proposito delle indagini che hanno portato all’apertura del processo Pesci, è bene ricordare che queste hanno tratto origine dalla professionalità e laboriosità del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Mantova che, a partire dal 2010, ha deciso di verificare cosa c’era dietro diversi incendi per “autocombustione” che si verificavano in provincia.
Da queste indagini, grazie a intercettazioni e riscontri bancari, sono stati individuati fatti sconvolgenti e drammatici che hanno avvelenato la nostra tranquilla provincia: estorsioni, corruzione, minacce, truffe, armi, il tutto aggravato dal contesto dell’appartenenza o del favoreggiamento dell’associazione mafiosa. Se i processi sono ancora in corso, infatti, è bene precisare che i giudizi abbreviati hanno portato al riconoscimento della sussistenza dell’associazione a delinquere di stampo mafioso, con la conseguente comminazione di svariati anni di carcere per la maggior parte degli imputati che avevano optato per il rito abbreviato. Questo certifica con agghiacciante certezza che non possiamo parlare nemmeno a Mantova di semplici infiltrazioni della ‘ndrangheta, ma di una vera e propria colonizzazione.
Come dicevano già negli anni ’80 il prefetto di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone e colleghi, per trovare le collusioni e la presenza delle mafie bisogna semplicemente seguire i soldi e questo vale ancora oggi. Le mafie vanno dove c’è il denaro e qui al Nord il coinvolgimento dei clan si rivela nei traffici più fruttuosi: movimentazione terra, edilizia, appalti pubblici, rifiuti. L’indagine Pesci con Aemilia mostra come il clan Grande Aracri di Cutro, capeggiato dal boss Nicola, abbia feudalizzato le ricche province di Reggio Emilia, Mantova, Parma, Cremona e dintorni, spartendosi il territorio e inquinando l’economia, provocando il fallimento di imprese sane che sono entrate in contatto con certi imprenditori e professionisti. Relativamente al processo Pesci, che si sta svolgendo al tribunale di Brescia (dove è stato spostato in quanto nel Tribunale di Mantova non sono presenti le attrezzature necessarie per la videoconferenza), dobbiamo essere grati all’attenzione che la Gazzetta di Mantova gli sta riservando, presenziando con i suoi giornalisti alle udienze ancora in corso.
Ora, come coordinamento mantovano di Libera, unitamente agli altri coordinamenti lombardi ed emiliani, chiediamo alla società civile e alle scuole di non abbassare la guardia, di partecipare per quanto possibile, in maniera attiva, a questi processi, di tenersi informati e informare, non delegando tale compito alle sole associazioni antimafia. Dobbiamo tutti schierarci e sostenere coloro che, come i magistrati e gli uomini delle forze dell’ordine, stanno portando avanti con fatica e innumerevoli rischi tali processi e che spesso vengono, insieme agli avvocati di parte civile e ai pochi giornalisti presenti alle udienze, fatti oggetto di attacchi spietati, minacce frontali e umiliazioni pesanti. Questo perpetrarsi di episodi intimidatori nei confronti di chi si impegna per la difesa dei diritti costituzionali che le mafie vorrebbero soffocare, di chi combatte in prima linea per difendere il nostro diritto a vivere in un Paese più giusto e onesto, rappresenta un grave segnale che ci deve si preoccupare, ma nello stesso tempo stimolare a scegliere di stare dalla parte dei magistrati, dei giornalisti e di Enza Rando, decisi a difendere, insieme a loro e a tanti altri cittadini, il bene comune da chi lo vuole corrompere, rubare, distruggere.
Giovanni Falcone diceva sempre che la mafia uccide i servitori dello Stato che lo stesso ha abbandonato. Quindi, dato che lo Stato siamo noi, non abbandoniamoli e la mafia, di qualsiasi provenienza geografica sia, non vincerà mai! A Brescia, al Palazzo di Giustizia le prossime udienze sono fissate il 12-19-20 dicembre 2016 per poi riprendere il 9 gennaio 2017.
Come afferma Vittoria Vescere, del movimento antiracket del Gargano: “Un messaggio che i mafiosi capiscono bene: più occupiamo spazio noi, meno ne resta per loro. È una scelta che dobbiamo ai nostri figli”.

Apparso sulla “Gazzeta di Mantova” del 6 dicembre 2016

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