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Bologna, FILI per capire le mafie

Sofia Nardacchione il . Emilia-Romagna

filiUn cinema pieno di ragazzi che guardano il film su Lea Garofalo e parlano del coraggio delle donne, ragazzi delle superiori che fanno domande, chiedono cosa possono fare, non staccano gli occhi. E’ questa la prima immagine del Festival dell’Informazione Libera e dell’Impegno iniziato ieri a Bologna: una tre giorni di iniziative, incontri, narrazioni, spettacoli che vogliono coinvolgere tutte le fasce della popolazione.
Un festival che vuole andare oltre il superficiale che alimenta le mafie, per raccontare in profondità quello che è accaduto e sta accadendo sul nostro territorio: “noi dobbiamo essere disturbatori, intervenendo nel merito”, ha detto Enza Rando alla conferenza del stampa fatta in Galleria Falcone e Borsellino, di fianco a un bene confiscato.
La prima iniziativa nelle scuole si è conclusa con una frase importante detta da Luigi Ciotti ai funerali di Lea Garofalo, uccisa dal compagno ‘ndranghetista nel pieno centro di Milano nel 2009: “Ci sono tante Lea Garofalo e tante Denise che hanno bisogno di giustizia e libertà”.  Anche qua a Bologna, vicino a noi.
Il filo rosso è passato nel pomeriggio dai testimoni di giustizia ai collaboratori di giustizia, con la presentazione del libro “Ho incontrato Caino” di Marcello Cozzi: “Parliamo di assassini, di carnefici, di persone che hanno segnato per sempre la vita di tanti altri nella storia del nostro Paese, persone che si portano dietro un carico di responsabilità enorme. E sono tutti fuggiaschi, persone che si sono allontanati definitivamente dalle terre intrise di sangue, in fuga dalle loro storie, dal loro passato, in fuga dai vecchi compagni che li cercano perché infami”. Dice così Marcello Cozzi, parlando dei cosiddetti “pentiti”, che vivono con il marchio dei figli di mafia, che “convivono con un Caino che vive dentro di loro e che, anche se fuggono, rimane dentro”.  Libera in questi anni ha fatto una battaglia importantissima: quella per i beni confiscati. “In questi anni – conclude Cozzi – mi sono reso conto che il bene più prezioso che possiamo confiscare alle mafie sono i loro uomini”.
E non è un mondo lontano dal nostro, quello dei collaboratori di giustizia: lo ricorda Daniele Borghi che parla di Giuseppe Giglio, l’unico pentito del processo Aemilia che sta parlando in queste settimane nel Tribunale di Reggio Emilia e che ha deciso di collaborare con la giustizia dopo sei mesi di 41bis.
Sono tutti fenomeni che ci riguardano da vicino, ma sottovalutati a causa di un “negazionismo figlio di un limite culturale che ci spinge a credere che di mafia si può parlare solo quando c’è il sangue che scorre, dimenticando l’enorme capacità di condizionamento delle mafie”. Inizia così il suo intervento Gian Carlo Caselli, ex magistrato, nell’iniziativa “Un’Italia libera dalle mafie. Il contrasto alla criminalità organizzata tra storia e attualità”. Parla delle mafie al Nord, Caselli, ricordando le parole di Carlo Alberto Dalla Chiesa che dimostrano come il problema del radicamento della criminalità organizzata al Nord non sia un fenomeno nuovo: “Non possiamo quindi consentirci il lusso di stupirci a fronte dell’espansione delle mafie al Nord. Occorre prenderne atto e cercare di contrastarle con tutti gli strumenti che abbiamo”.
E tra questi strumenti c’è anche un’informazione sana, che ci insegni a distinguere non solo il nero dal bianco, ma anche quel grigio composto dalla “borghesia mafiosa”, quei professionisti che si mettono a disposizione delle mafie per puro interesse personale e permettendo così un radicamento molto più profondo.
Fondamentali quindi – lo ricorda Giuseppe Amato, Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Bologna – sono “gli anticorpi formati dall’informazione, dalla consapevolezza della società civile, perché la repressione è in ogni caso una sconfitta”.
Quello delle mafie è un prezzo che paghiamo tutti noi cittadini, vivendo in un ambiente di corruzione, intimidazione, violenza. E per pagare prezzi minori è indispensabile riaffermare la forza dello Stato.
Ma c’è qualcosa che possiamo fare noi direttamente, come ci ha ricordato Gian Carlo Caselli alla fine della prima giornata di FILI: “Rifiuta la forza delle mafie chi rifiuta i pensieri autistici, chi rifiuta il cretinismo imitativo intrecciato con la superbia di chi crede di essere l’unico depositario della verità, chi non si accontenta di galleggiare, chi decide di agire”.

Il programma completo

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