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Scampia, laboratorio di riscatto

Ludovico Armenio il . Campania

vo-di_-sca_-679x350Ci sono tre campetti di calcio, in erba sintetica, nascosti tra strade colme di rifiuti e palazzi enormi, sovraffollati e malandati: le cosiddette “vele”. In questi campetti si allenano oltre quattrocento ragazzi ogni anno, quattrocento ragazzi tolti dalle strade dove una volta imperversavano e sono tuttora presenti i clan della camorra campana.
Quei tre campetti, in erba sintetica, sono del circolo ARCI di Scampia, il centro di aggregazione giovanile che dall’8 al’11 settembre del 2016 ha ospitato, per il quinto anno consecutivo, la manifestazione “Libera in Goal”. Oltre ottanta ragazzi e quindici associazioni da tutta Italia si sono dati appuntamento in quei campetti, per un torneo di calcio speciale.
Libera in Goal è un torneo speciale perché è intitolato alla memoria di Antonio Landieri, un ragazzo disabile morto nel 2004 perché si trovava “nel posto sbagliato al momento sbagliato”, come troppo spesso sentiamo dire, anche se non esistono momenti sbagliati da vivere e posti sbagliati dove stare. Ma a Scampia, dodici anni fa, c’è la guerra tra due clan rivali della camorra campana: quello della famiglia Di Lauro e quello dei cosiddetti “scissionisti”. Antonio viene colpito da un proiettile vagante mentre gioca a biliardino con i suoi amici nel rione Sette Palazzi, teatro di una delle tante faide tra i due gruppi mafiosi. E’ morto mentre giocava, non perché si trovava in un posto sbagliato.
Nasce in sua memoria Vo.Di.Sca., l’associazione “Voci di Scampia”, trainata da suo cugino Rosario Esposito La Rossa e organizzatrice del torneo insieme al gruppo triestino di RIME – acronimo di responsabilità, impegno, memoria e educazione – e a Libera. VoDiSca nasce per rendere giustizia alla memoria di Antonio Landieri, e ci metterà dieci anni a far inserire il suo nome tra quello delle vittime innocenti di camorra. Quella del 2016 è un’edizione record per Libera in Goal: “Cinque anni fa – spiega Rosario – eravamo a malapena una trentina, e oggi siamo riusciti a superare gli ottanta partecipanti senza percepire, come sempre, nessun finanziamento. Non andremmo avanti senza il contributo dell’ARCI e della famiglia Landieri”.
Scampia.
C’è uno stadio a Scampia, in Via Hugo Pratt.
Lo sport preferito di Antonio è il calcio, ma non può praticarlo a causa della sua disabilità. Ma non è un problema, per Antonio, che si diverte con gli amici giocando a biliardino. E’ quello che sta facendo quando viene ucciso, da un proiettile vagante. Non era un mafioso, non c’entrava niente con quello scontro a fuoco. Eppure non per tutti è così: “Antonio è morto due volte- dice il cugino Rosario – la prima con un proiettile, ma la seconda volta sono stati i titoli dei giornali a colpirlo, e a riempire di fango la nostra famiglia”. Una vittima innocente di mafia non fa notizia evidentemente. Ma a Scampia non si sono dati per vinti: le associazioni e i comitati territoriali si sono opposti con una tenace e diffusa attività di informazione e sensibilizzazione. Oggi, anche grazie al contributo dell’amministrazione locale, quello stadio è intitolato ad Antonio Lanideri. Uno dei risultati di questo percorso.
Sempre Scampia.
Davanti ai campetti di calcio dell’Arci Scampia c’è un grande orto, diviso in sei grandi aiuole. Una volta era completamente abbandonato, ma ora un’associazione della zona ha deciso di riqualificarlo. Si tratta dell’associazione Pangea, che collabora quotidianamente con Vo.Di.Sca e Arci, oltre che con i volontari di Legambiente. Ogni aiuola rappresenta un continente, e i volontari, con il supporto dei giovani delle scuole, si impegano nella cura di piante originarie di ogni continente, compatibilmente con le condizioni climatiche. Sono moltissime le realtà di Scampia che contribuiscono alla manutenzione dell’orto, che oggi riveste un ruolo importante come luogo di incontro, aggregazione e socialità.
Questi sono solo tre punti sparsi nel grande percorso di riscatto civile che Scampia sta vivendo. C’è una fattoria sociale, una scuola di teatro che ha portato i suoi giovani attori ad esibirsi a Montecitorio, ben due case editrici: la Marotta&Cafiero Editori e la storica Coppola Editore, rinata da pochissimo. C’è inoltre la “Scugnizzeria”: la nuova sede di Vo.Di.Sca, uno spazio aperto alle associazioni cittadine, oltre al Telegiornale Made in Scmpia: il “tg delle belle notizie”, e molte altre esperienze che stanno contribuendo a riscrivere il biglietto da visita del quartiere napoletano.
E’ vero, a Scampia c’è la camorra. Ma c’è anche molto altro: Scampia è la casa di numerosissime associazioni che collaborano tra loro costruendo con umiltà una rete sociale che si oppone alla criminalità e al diffondersi della mentalità mafiosa. Gli attori di questa resitenza non sono eroi, come spesso vengono definiti, ma persone normali che ogni giorno fanno la scelta di costruire sul proprio territorio un’alternativa alle mafie: un’alternativa fatta di fatica, perseveranza, bellezza, le migliori armi da mettere in campo contro il “puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

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