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Vite in gioco

Ludovico Armenio il . Friuli Venezia Giulia

Appunti sul gioco d’azzardo

Il progetto
Nella primavera del 2016 noi studenti dei presidi di Libera “Liliana Caruso e Agata Zucchero” del liceo Petrarca e “Rita Atria” del liceo Galilei di Trieste ci siamo occupati di gioco d’azzardo, raccogliendo la preoccupazione di Paolo Iannaccone, parroco della chiesa di Santa Teresa in Via Matteotti.
Siamo partiti studiando la legge n.1 febbraio 2014 della Regione Friuli Venezia Giulia in materia di gioco d’azzardo, che vieta l’insediamento delle apparecchiature da gioco negli esercizi commerciali che si trovano entro un perimetro di 500 metri da luoghi di formazione e aggregazione (art. 6 comma 1). Abbiamo realizzato una mappatura delle slot machines presenti nella zona compresa nel perimetro di 500 metri a partire dalle parrocchie di Santa Teresa e di San Vincenzo, nei rioni di Chiadino, Rozzol, Barriera Vecchia.

I dati raccolti
Popolazione residente nella zona analizzata: 21 975 abitanti.
Fascia di reddito: 19.000 – 23.000 (medio bassa).
Luoghi di aggregazione (comprese le due parrocchie da cui parte la mappatura): 22, di cui 8 asili e scuole, 4 chiese e istituti religiosi, 3 teatri, 7 spazi aggregativi vari.
Esercizi commerciali con slot: 45 (37 bar, 2 tabaccai, 3 sale slot, 2 esercizi abilitati per scommesse, 1 kebab).
Slot: 160.
Media: 1 slot ogni 137 abitanti (media cittadina: 1 slot ogni 451 abitanti; media nazionale: 1 slot ogni 150 abitanti).

Leggere i dati
È allarmante il rapporto tra la concentrazione delle slot machines e la fascia di reddito del rione analizzato. In una zona con una fascia di reddito medio bassa, economicamente debole, il gioco d’azzardo è maggiormente diffuso rispetto alla media cittadina. Il dato è conseguenza delle narrazioni distorte dei grandi monopoli dell’azzardo, che tendono a far credere ai cittadini in difficoltà che il gioco d’azzardo (che gioco non è, in quanto basato sul caso e non sulle abilità di chi vi prende parte) possa essere un’occasione di emancipazione e crescita sociale ed economica. Allo stesso tempo, manca una seria attività di controinformazione sui rischi cui si va incontro, fuori dalla retorica del “gioca responsabilmente”.
La diffusione dell’azzardo nella quotidianità dei cittadini è avallata dalla mancanza di poli ricreativi e culturali: in molte realtà non c’è, di fatto, una vera alternativa alle slot e ai bar – pieni di slot – per passare del tempo sotto casa, magari dopo il lavoro o la scuola.

Una legge debole
“ART. 6 comma 1:
Al fine di tutelare i soggetti maggiormente vulnerabili e di prevenire i fenomeni di dipendenza da gioco d’azzardo e da gioco praticato con apparecchi per il gioco lecito, non è consentito l’insediamento di attività che prevedano locali da destinare a sala da gioco o all’installazione di apparecchi per il gioco lecito a una distanza, determinata con deliberazione della Giunta regionale, entro il limite di cinquecento metri, misurati lungo la via pedonale più breve, da istituti scolastici di ogni ordine e grado, luoghi di culto, impianti sportivi, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o sociosanitario, strutture ricettive per categorie protette, luoghi di aggregazione giovanile o altri luoghi di aggregazione.”
È importante notare come la legge citata non abbia valore retroattivo, non prevede infatti la rimozione degli apparecchi da gioco d’azzardo insediati prima della data dell’emanazione della legge stessa, ma ci fornisce un importante dato su cui ragionare. Il gioco d’azzardo rappresenta un grave problema sociale, e non va sottovalutato. Il divieto della presenza di apparecchiature da gioco in prossimità dei luoghi della formazione e di aggregazione è indice del potenziale di rischio a cui sono esposti gli abitanti dei nostri quartieri, specialmente i più giovani e i più anziani, ma anche della smisurata diffusione del fenomeno, divenuto negli ultimi decenni sempre più invasivo.
Introdurre il carattere di retroattività alla legge sarebbe un deciso passo in avanti nell’attività di contrasto e prevenzione.
Non è una crociata contro i baristi

Mafie e gioco d’azzardo
Libera, associazione nazionale antimafia, è impegnata nel contrasto del gioco d’azzardo, con la campagna “Mettiamoci in Gioco”, attraverso la quale promuove iniziative di informazione e sensibilizzazione sul tema. Questo impegno nasce dalla necessità di combattere un fenomeno tanto diffuso e deleterio per le fasce di popolazione in difficoltà dal punto di vista sociale ed economico, quanto fruttuoso per le organizzazioni criminali.
Dal punto di vista della criminalità organizzata, come accennato, il guadagno è assicurato. In Italia, infatti, come studiato dal rapporto “Azzardopoli 2.0” di Daniele Poto, sono più di 50 i clan mafiosi che si spartiscono 15 miliardi di euro annuali, a fronte degli 8 miliardi che entrano nelle casse statali attraverso il controllo dei locali da gioco, l’introduzione di apparecchi truccati e la gestione di centri scommesse non autorizzati.
Non solo le forme di gioco illegali sono fonte di guadagno per le mafie, ma anche quelle legali, che rappresentano un’ottima via di riciclaggio di denaro sporco. Tra queste spiccano le scommesse sportive, le cosiddette “schedine”. Questo sistema di riciclaggio attraverso vie legali è molto semplice: si scommette del denaro sporco, e i soldi della vincita, anche se inferiori all’importo scommesso, sono “puliti” e possono essere utilizzati legalmente.

Cosa fare?
– Per combattere il fenomeno dell’azzardo è importante che l’azione di contrasto venga portata avanti su più livelli, contemporaneamente da cittadini, comitati, associazioni e istituzioni.
– Tra i provvedimenti da prendere, è prioritaria è l’introduzione di leggi di contrasto del fenomeno, che abbiano però carattere di retroattività, come speriamo sia presto anche nella nostra regione.
– Bisogna tenere conto del fatto che per molti esercenti le slot machines rappresentano una fonte di guadagno non indifferente, che in molti casi permette di evitare il fallimento dell’attività. L’approvazione di una legge retroattiva sarebbe un duro colpo per molti locali. E’ quindi necessario avviare dei percorsi graduali di regolamentazione, valorizzando le pratiche alternative presenti sui territori, come ad esempio i locali “slot free”, e lavorare alla costruzione di nuove esperienze nei quartieri e nelle città, che mettano al primo posto la socialità e la condivisione, e siano allo stesso tempo sostenibili.
– E’ importante promuovere percorsi di monitoraggio dei territori e campagne di informazione, tanto a livello nazionale quanto locale, perché la conoscenza è alla base della prevenzione.

Libera in goal

 

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