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L’Europa e le droghe: lo”sballo” continua

Piero Innocenti il . Internazionale, Senza categoria

Alla vigilia dell’estate, cioè,  in un periodo dell’anno di accentuata disattenzione generale e di svogliatezza, è stata pubblicata l’interessante (ma già “vecchia”) “Relazione europea sulla droga 2016” dell’EMCDDA, l’osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze. “Vecchia”, non perché sia la ventunesima analisi annuale sulla situazione della droga in Europa, ma perché i dati statistici e le valutazioni connesse si riferiscono, per lo più, al 2014 e, quindi, se debbono servire alla informazione e alla interpretazione delle vicende collegate al mondo degli stupefacenti per verificare (eventualmente modificare) strategie politiche e tecniche operative, il ritardo nella pubblicazione ( è una costante) non è certamente funzionale.
È un po’ quello che, in realtà, si avverte anche con altre interessanti relazioni, sempre sul tema, come quella annuale ( talvolta semestrale) della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (Ministero dell’Interno) che esce, generalmente, a metà dell’anno successivo a quello di riferimento. Si sostiene che solo così si hanno dati statistici sufficientemente “stabilizzati”. Ma ciò, probabilmente, si potrebbe ottenere anche fissando un termine perentorio nella comunicazione da parte degli uffici/comandi periferici delle forze di polizia al sistema centrale di raccolta delle informazioni. Naturalmente restano documenti preziosi per chi voglia comprendere davvero come vanno le cose nel complicato e vasto mondo delle droghe e, forse, una loro maggiore conoscenza, magari con un’enfasi mediatica maggiore di quella normalmente data, potrebbe contribuire a dare ulteriore impulso anche alla prevenzione. Una questione, quella del consumo degli stupefacenti, dello spaccio, del traffico, della violenza collegata, delle organizzazioni criminali che lo gestiscono (sul punto si veda anche la relazione della Direzione Investigativa Antimafia presentata in Parlamento a luglio scorso) divenuta talmente drammatica (e universale) da contribuire persino a processi destabilizzanti in alcuni paesi.
Già le stime, da prendere sempre con la dovuta cautela, sul consumo delle varie droghe nell’UE, sono davvero preoccupanti se si pensa ai 22,1 milioni di adulti, di età compresa tra i 15 e i 64 anni, che hanno consumato cannabis nell’ultimo anno esaminato, ai 3,6 milioni che hanno fatto uso di cocaina, a 1,3 milioni di consumatori di oppiacei (eroina ma anche oppiacei sintetici), ai 2,5 milioni che hanno consumato MDMA (stimolante comunemente apprezzato dai giovani) e a 1,6 milioni che hanno consumato amfetamine. Ma, come viene opportunamente sottolineato nella relazione, l’Europa “..è anche una regione produttrice di cannabis e droghe sintetiche, in cui la maggior parte della cannabis prodotta è destinata al consumo locale, mentre alcune droghe sintetiche vengono prodotte per essere esportate in altre parti del mondo”. L’Italia è tra i paesi europei quello che si sta distinguendo in modo “esemplare” nelle coltivazioni domestiche di marijuana. Quasi venticinque anni fa, quando alla DCSA si fece cenno alla possibile evoluzione delle colture di cannabis in casa nostra, qualcuno sorrise. Il numero delle piante sequestrate in ambito europeo è, intanto, più che raddoppiato, passando da 1,5milioni nel 2002 a 3,4 milioni nel 2014 (nel 2015, secondo fonti ufficiose, vi è stato un ulteriore significativo incremento) ed è aumentato anche il livello di principio attivo (tetraidrocannabinolo) delle foglie e della resina,  grazie a tecniche di coltivazione e riproduzione intensiva. Le 139 tonnellate di foglie di cannabis e i 3.396.333 di piante sequestrate dalle varie forze di polizia europee nel 2014 (in Italia 121.659, in Olanda addirittura 1.600.000) indicano chiaramente la dimensione del fenomeno, tenendo presente che il 60% circa dei sequestri è avvenuto in Spagna e Regno Unito e, in numero significativo, anche in Belgio, Germania e Italia. Da noi, poi, non passa giorno che polizia di stato e carabinieri sequestrino piante di “maria”.
È successo un paio di giorni fa, nel piacentino, con una novantina di piante coltivate da un giovane in una serra attrezzata, ad Adrano (Messina), con una piccola piantagione di una settantina di piante, a Potenza Picena, dove i finanzieri hanno sequestrato oltre cento piantine con tutte le attrezzature per la coltura, e, per ultimo, a Bolognetta (Palermo) anche qui con la marijuana coltivata nel giardino di casa. Sono soltanto alcuni degli episodi delle ultime ore che confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, la situazione di grande diffusione su tutto il territorio nazionale (e di sostanziale incontrollabilità) della marijuana. Con tutti i problemi che ne derivano, in primis per la salute umana, anche per l’assunzione di cannabis, secondo le ulteriori informazioni del mondo accademico segnalate nella relazione dell’EMCDDA.
E su questo punto, credo siano necessarie ancora attente valutazioni e riflessioni nell’esame del disegno di legge (restituito, poco prima delle ferie estive, alla Commissione parlamentare competente, dopo i numerosi emendamenti presentati a Montecitorio),  che prevede la legalizzazione della cannabis.

La repressione al narcotraffico

 

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