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Arrestato Fazzalari, boss calabrese latitante da 20 anni

Donatella D'Acapito il . Senza categoria

Capita che anche i grandi i latitanti, i criminali più feroci, commettano degli errori e alla fine vengano arrestati nonostante si nascondano veri e propri bunker o siano aiutati da silenzi e aperte connivenze. Stavolta è successo a Ernesto Fazzalari, nato 47 anni fa a Taurianova – in provincia di Reggio Calabria – condannato a tre ergastoli, esponente di una cosca che si è segnalata negli anni per ferocia, e secondo ricercato per importanza e pericolosità dopo Matteo Messina Denaro.
I Carabinieri dello Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Calabria e del Comando Provinciale di Reggio hanno circondato la scorsa notte l’abitazione in cui Fazzalari si nascondeva, non distante dai primi rilievi dell’Aspromonte. Quando gli uomini del GIS (il Gruppo intervento Speciale) hanno fatto irruzione, hanno sorpreso il boss nel suo letto, con una donna accanto. Senza opporre resistenza, l’uomo si è arreso consegnandosi agli uomini dell’Arma. Aveva con sé una pistola, ma nel covo c’erano anche documenti che potrebbero essere di rilevante interesse per le indagini sulla cosca di Fazzalari, organizzazione criminale protagonista della faida contro gli Asciutto-Neri-Grimaldi. Uno scontro di mafia che annovera tra le sue tappe più atroci una strage, quella del cosiddetto “venerdì nero di Taurianova” del maggio del 1991: quattro persone vennero uccise per strada e ad una venne staccata la testa, usata poi come bersaglio da tiro a segno nel centro del paese. Fazzalari era sfuggito alla cattura già nel 1996 e poi nel 2004: quando i carabinieri fecero irruzione nel suo covo, trovarono una botola, un bunker dotato impianto di aerazione, una televisione, computer e generi di conforto. All’appello non mancavano neanche i sigari e due pitbull a far la guardia.
Covi, nascondigli. In Calabria sono i bastioni, le roccaforti, di un potere rovesciato. Il potere criminale che si nasconde sottoterra in vere e proprie tane. Potere che continua a dettare impunemente le proprie regole al potere palese, a quello ufficiale, innanzitutto alla politica, intimidendo o uccidendo. Le popolazioni di quei territori subiscono il giogo della sopraffazione mafiosa ma in alcuni settori sono diffuse anche complicità precise. Come quelle che hanno consentito a Fazzalari di sfuggire alla cattura per 20 anni.
Prima di lui, l’ultimo latitante di ‘ndrangheta ad essere catturato è stato Rocco Gasperoni. 73 anni, gestore di un ristorante in Olanda, Gasperoni è stato preso a maggio scorso su mandato della Procura Generale di Torino e consegnato ai carabinieri. Legato alla famiglia Belfiore, aveva fatto perdere le sue tracce 15 anni fa, mentre era sottoposto alla sorveglianza speciale dopo essere stato condannato per due volte con sentenza definitiva a 14 anni e otto mesi per traffico internazionale di droga tra Italia, Olanda e Spagna e a quattro anni per bancarotta fraudolenta. Si era stabilito a Scheveningen, nella zona dell’Aja.
Ancora: a gennaio la Polizia di Stato aveva arrestato Giuseppe Crea, latitante dal 2006, e Giuseppe Ferraro. Il primo, ricercato dal ’98, è un elemento di spicco della cosca Crea di Rizziconi; Ferraro, invece, uno dei superstiti dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta che ha contato numerose vittime nella faida di Oppido Mamertina. I due ricercati erano nascosti in un bunker tra Melicucco e Rizziconi, una costruzione interrata nella campagna tra le pendici dell’Aspromonte e la Piana di Gioia Tauro. Un covo con frigorifero e tv, dove facevano bella mostra di sé -appesi ad una parete- otto pistole, un kalashnikov e quattro fucili. Anche nella latitanza, evidentemente, bisogna essere pronti a compiere agguati o a difendersi.

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