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Amministratori sotto tiro. Nel 2015, in Italia, una minaccia ogni 18 ore

il . Dai territori

Sindaci provenienti da tutta Italia si sono dati appuntamento a Polistena, in provincia di Reggio Calabria, per la  prima “Marcia degli amministratori sotto tiro”, promossa da Avviso Pubblico. La decisione di fare la prima manifestazione in Calabria non capita a caso: nei primi mesi del 2016, la Calabria e’ stata la regione più  bersagliata da minacce e atti di intimidazione. Una vera sfida alle organizzazioni criminali, a chi è connivente e al silenzio di tanti, in una terra dove è difficile mettere in moto la partecipazione popolare intorno a battaglie decisive di democrazia , di libertà. “Qui ci sono i sindaci che marciano contro le mafie- ha detto don Pino De Masi, referente di Libera nella Piana di Gioia Tauro- mentre ci sono altri che flirtano con le mafie”. Con i primi cittadini calabresi  sono scesi in piazza  Pasquale Amato, sindaco di Palma di Montechiaro (Agrigento), Renato Natale (Casal di Principe), Benedetto Zaccaria (Mondragone) e Francesco De Vito (Calimera). E in piazza c’erano anche tante  personalità del mondo istituzionale: la presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, i parlamentari Davide Mattiello e Celeste Costantino, la presidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle Intimidazioni agli Amministratori Locali, Doris Lo Moro, il fondatore di Libera don Luigi Ciotti. Presente anche una nutrita delegazione di consiglieri regionali  e amministratori della Calabria, mentre il presidente del Senato, Piero Grasso, ha inviato un messaggio. Dopo la Marcia alle 16.30, nell’Auditorium di Gioiosa Jonica, è stato presentato il Rapporto “Amministratori sotto tiro”. Questi i dati emersi sulle intimidazioni e minacce rivolte agli amministratori locali relativi all’anno 2015.
Sono 479 gli atti di intimidazione e minaccia rivolti ad amministratori locali e funzionari pubblici censiti da Avviso Pubblico per l’anno 2015. Una media di 40 intimidazioni al mese. Una minaccia ogni 18 ore. Rispetto al 2014, quando furono 361, si registra un preoccupante incremento del 33%.
Questa piaga nel 2015 ha coinvolto 17 Regioni – immuni solo Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Umbria – 79 Province e 266 Comuni, facendo segnare un incremento del 14% sulle Province e del 17% sui Comuni.

Tre casi su quattro nel Sud Italia. Il Centro-Nord continua la sua lenta ma costante crescita
Il Sud e le Isole si confermano i territori più rischiosi dove svolgere il ruolo di amministratore locale. E’ in questa macroarea geografica che nel 2015 si è concentrato il 72% dei casi di intimidazione e minaccia. Il Nord (15% dei casi) e il Centro (13% dei casi) proseguono invece la loro lenta ma costante crescita. Gli aumenti più significativi nel Centro-Nord si registrano in Lombardia (da 13 a 29 casi censiti, più che raddoppiati) e nel Lazio (da 28 a 39). L’area del Nord- Ovest (10% dei casi) si conferma più colpita rispetto al Nord-Est (5%), dove la regione più sotto tiro resta il Veneto. La regione che nel 2015 si colloca al primo posto nazionale per numero di intimidazioni e minacce agli amministratori locali si conferma la Sicilia (91 casi censiti, il 19% del totale nazionale). L’incremento di atti intimidatori e minacce rispetto al 2014 è pari al 30%.
Al secondo posto la Campania (74 casi, il 16% del totale) che fa segnare un aumento del 42% rispetto all’anno 2014. Seguono la Puglia (62 casi, 13% del totale) dove si registra un incremento del 15% sull’anno passato, e la Calabria (52 casi, 11% del totale), pressoché stabile rispetto al 2014.
Da segnalare il caso della Sardegna. Nel 2015 Avviso Pubblico ha censito 50 casi di intimidazione e minaccia ad amministratori locali e funzionari pubblici, un incremento del 118% sul 2014. Il dato colloca la Sardegna al quinto posto della graduatoria regionale.
A livello provinciale, il primato degli amministratori sotto tiro spetta ancora una volta a Napoli (46 casi), seguita dalla provincia di Roma (25 casi), Palermo (22), Lecce (21), Agrigento (19 casi), per concludere con quella di Cosenza (18 casi).

Distribuzione temporale delle intimidazioni: nel mirino il periodo elettorale
Come la distribuzione territoriale anche quella temporale non si presenta uniforme. Il 56% degli atti intimidatori si è concentrato nel primo semestre del 2015. Il periodo più “caldo” si è registrato nel maggio del 2015, mese in cui oltre mille Comuni e ben 6 regioni (Campania, Liguria, Marche, Toscana, Puglia e Veneto) sono stati chiamati al voto. La media di questo periodo – 60 casi complessivi, 2 al giorno – è superiore alla media sull’anno. L’incremento sul 2014, quando vennero chiamati alle urne i cittadini di oltre 4mila Comuni, è pari a quasi il 50%, passando dal 4% al 7% del totale su base annua.
La quasi totalità dei casi di intimidazione “a scopo elettorale” si è verificata nella macro-area Sud-Isole. In un numero limitato di casi la minaccia ha ottenuto lo scopo che si era prefissata: alcuni candidati finiti sotto tiro si sono ritirati dalla competizione elettorale.
Due volte su tre la minaccia all’Amministratore è diretta.
In relazione alle tipologie di minacce e intimidazioni, come avvenuto per le passate edizioni del Rapporto, si è operato una distinzione tra minacce dirette e indirette. Le prime sono da intendersi come rivolte direttamente alle persone che in un determinato periodo storico della loro vita ricoprono un incarico politico o amministrativo. Le seconde, invece, sono riferite a mezzi e strutture pubbliche ovvero a parenti e collaboratori di persone colpite direttamente. Analizzando gli episodi riportati nella cronologia del Rapporto, risulta che oltre 2 minacce e intimidazioni su 3 (il 70% del totale) sono dirette.
Chi colpiscono? Nel 70% dei casi censiti il destinatario è un amministratore locale, secondo la seguente tipologia: 55% Sindaci, 20% Assessori, 16% Consiglieri comunali, 7% Vicesindaci. Quest’ultimo dato, concentrato nel Mezzogiorno, fa segnare un incremento di due punti percentuali. Da segnalare due casi particolari, a Mondragone (Caserta) e Bianco (Reggio Calabria), in cui i Vicensindaci sono stati sottoposti a regime di protezione tramite scorta, a seguito delle pesanti e ripetute minacce subite.
Nel restante 30% dei casi le minacce sono state indirette. A finire nel mirino sono collaboratori e parenti (figli, mogli, mariti, fratelli e sorelle) dell’amministratore locale, che rappresentano il 25% dei casi censiti in questa categoria. Nel 73% dei casi del totale delle minacce indirette sono stati colpiti Municipi, uffici, scuole comunali e danneggiati o distrutti mezzi, soprattutto macchine della Polizia municipale e autocompattatori adibiti alla raccolta dei rifiuti.

Incendi, lettere minatorie, aggressioni: così si intimidiscono gli amministratori locali
In relazione alla tipologia di minacce e intimidazioni messe in atto, Avviso Pubblico ha rilevato le seguenti: incendi (23%), lettere minatorie (14%), aggressioni fisiche (13%), minacce verbali (13%), danneggiamenti (13%), lettere con proiettili (7%), ordigni e spari contro auto e abitazioni (7%).
L’incendio si conferma, come nei precedenti Rapporti, il principale strumento di intimidazione usato nei confronti degli amministratori locali. In più di un caso su due – il 52% delle situazioni censite – ad essere oggetto di atti incendiari sono state le auto di proprietà personale degli amministratori locali, soprattutto dei Sindaci.
L’impiego di ordigni esplosivi (bombe carta, bottiglie molotov, grossi petardi) e gli spari contro auto ed abitazioni sono tipologie di intimidazioni (il 7% del totale) che, insieme agli incendi, hanno destato maggiore allarme sociale. Gli spari contro le case, in particolare, sono avvenuti soprattutto di notte, quando gli amministratori locali erano nelle loro abitazioni con i familiari, generando paura nonché la possibilità di uccidere qualcuno. L’utilizzo di ordigni, come nel caso del Vicesindaco di Mondragone, hanno prodotto danni fisici permanenti.
L’uso della lettera minatoria, scritta e/o con proiettili, rappresenta complessivamente un caso su 5. Non sono mancati gli atti intimidatori (7% del totale) in cui si è fatto ricorso anche a espressioni offensive dipinte sui muri delle abitazioni degli amministratori locali, di pubbliche vie, dei palazzi istituzionali o dei cimiteri. Otto casi complessivi hanno fatto registrare l’utilizzo dei social network.
Le minacce verbali sono state accompagnate in diverse situazioni da aggressioni fisiche o da tentativi di aggressione, attraverso pugni, schiaffi, calci e bastonate. In questi casi l’amministratore locale è stato raggiunto da queste azioni intimidatorie e violente mentre si trovava in uno spazio pubblico all’aperto, durante l’orario di ricevimento dei cittadini negli uffici comunali o, in alcuni frangenti, sotto la propria abitazione.

Le cause delle minacce e delle intimidazioni
Sono stati minacciati Sindaci, dirigenti, funzionari e dipendenti pubblici i cui Comuni o enti si sono costituiti parte civile in processi per mafia, hanno operato in materia di appalti, di concessioni di licenze commerciali, balneari e demaniali. Le intimidazioni non sono mancate quando gli amministratori si sono occupati di gestione e smaltimento di rifiuti, di sanità, di gestione di parchi e riserve naturali, o hanno promosso azioni contro l’abusivismo edilizio e l’occupazione illecita di case popolari. Anche la cultura è stata fonte di minacce, in particolare quando si è cercato di promuovere progetti educativi e sportivi per diffondere la cultura della cittadinanza attiva e responsabile. L’aumento delle tasse locali, il taglio di contributi e sussidi sociali, anche al fine di risanare i bilanci degli enti, nonché il mancato inserimento in specifici albi (per esempio quello dei lavoratori socialmente utili) espone Sindaci, assessori e consiglieri a minacce e intimidazioni di diverso tipo. Alcune minacce sono state messe in atto anche in enti locali sciolti per infiltrazione mafiosa.

Impunità e attenzione di autorità e cittadini
Nella maggior parte dei casi, come emerge dalle informazioni acquisite e come rilevato nei precedenti Rapporti di Avviso Pubblico, i responsabili delle intimidazioni e delle minacce agli amministratori locali sono rimasti ignoti ed impuniti. E quando sono stati individuati, in più di un caso, poche ore dopo il loro arresto, questi soggetti sono stati scarcerati suscitando un sentimento di rabbia, di sconforto, di impotenza e di maggiore paura, espressa anche pubblicamente da Sindaci, assessori e consiglieri colpiti direttamente.
Questi sentimenti sono stati in parte leniti laddove le autorità sono intervenute prontamente con specifiche misure di vigilanza, controllo e protezione; laddove sono stati organizzati momenti di pubblica solidarietà, come ad esempio la convocazione di consigli comunali straordinari e aperti al pubblico, a cui hanno partecipato Prefetti, membri del Parlamento e le scuole.
Laddove sono stati organizzati momenti a cui erano presenti i Sindaci di tutto il territorio, sono state presentate delle interrogazioni parlamentari, e più persone, aventi anche ruoli pubblici, hanno diramato comunicati stampa. Fondamentale si è dimostrato il grado di attenzione mediatica dedicato alle persone colpite.

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