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Panama, il paradiso dei segreti bancari

Piero Innocenti il . Internazionale

E’ almeno dagli anni Cinquanta che Panama è considerato dagli esperti il paradiso fiscale più antico e meglio organizzato fuori d’Europa.

E’ sicuramente la base di numerose compagnie di facciata (oltre 2500 alla fine del 2015) a nome di stranieri che non hanno mai messo piede nel paese. Stupisce, allora, che ci si stupisca, ancora oggi, del fatto che importanti leader politici, miliardari, industriali,osannati campioni di calcio, abbiano messo nei forzieri panamensi ingenti quantità di denaro.  Del resto, la parola “panama” viene comunemente intesa negli ambienti criminali (e non) come luogo ideale per nascondere soldi ed evadere le imposte.

La sensazione che si prova, passeggiando per Panama, è che le numerose banche (ce ne sono almeno 130 di una cinquantina di paesi) “sovrastino” completamente la capitale e le istituzioni. Impossibile sradicare questa struttura.

Nessuno, peraltro, ci pensa minimamente. Non ci si riuscì neanche dopo l’invasione americana nel 1989 che pose fine alla dittatura del generale Noriega ( rientrato a Panama nel 2012 dove si trova ristretto in un carcere, dopo molti anni passati nelle carceri americane e francesi per narcotraffico e altri delitti).

Toccò, quindi, al nuovo presidente Guillermo Endara dedicarsi alla ricostruzione del paese, riorganizzando, tra l’altro le forze di sicurezza e abolendo definitivamente, nel dicembre 1994, l’esercito. Il successore, Ernesto Perez Balladares, rimase coinvolto in una vicenda di finanziamento ricevuto per la sua campagna elettorale dai narcos colombiani di Cali con un assegno di 51mila dollari emesso da un’insospettabile banca per conto della Fuji Investement S.A. (impresa di barche per la pesca del tonno) di proprietà di Josè Castrillon Henao, esponente del cartello di Cali. Questi, nel corso delle indagini sviluppate negli anni seguenti, risulterà proprietario di undici appartamenti di lusso nella capitale panamense e diverse imbarcazioni per trasportare cocaina dai porti di Panama e di Costarica.

Nonostante una certa “effervescenza” legislativa per prevenire il lavaggio del denaro, iniziata circa dodici anni fa – con il presidente Mireya Moscoso -, la realtà è che gran parte del denaro proveniente dal narcotraffico internazionale si concentra a Panama anche sotto forma di importanti investimenti e, quindi, anche per l’attuale presidente Juan Carlos Varela uno dei problemi principali resta il riciclaggio dei narcodollari, il traffico, lo spaccio e il  consumo di droghe.

I dati sui sequestri compiuti nel 2015 ( circa 58 ton. di cocaina, record assoluto) confermano che il paese è territorio di transito di questa droga che dal Sud defluisce verso il Nord e i paesi occidentali. La costa del Centro America, d’altronde, offre numerosi rifugi alle imbarcazioni che portano la droga e la popolazione locale ha tendenze ataviche al contrabbando e alla pirateria.

Il porto di Colon è da anni un vero crocevia di traffici illeciti, con la cocaina che viene occultata all’interno dei container. Rilevante anche il trasporto di carichi di droga via fluviale sfruttando la navigabilità di almeno venti fiumi che sfociano, quasi tutti, nel golfo di Mosquitos. Attività di questo genere sono state riprese con mezzi aerei lungo il fiume Veraguas documentando il trasbordo di cocaina dai natanti sulle rive del corso d’acqua.

Punti sensibili, sul piano del narcotraffico, della guerriglia e del contrabbando sono pure la selvaggia e inospitale regione del Darien, confine del Panama con la Colombia e la zona di Chiriquì, al confine con il Costarica.

Il panorama della criminalità è caratterizzato da bande giovanili (pandillas), da gruppi locali che assicurano la logistica e il trasporto di stupefacenti a gruppi latino-americani ed europei da tempo stanziali nel paese e con eccellenti rapporti collaborativi con i colombiani e i messicani ( ancora in questi ultimi giorni un’operazione di polizia con il sequestro di cocaina e l’arresto di tre narcos del cartello messicano di Sinaloa).

Importante, infine, sottolineare l’istituzione, avvenuta alcuni anni fa, del Procuratore Nazionale Antidroga, ufficio giudiziario che ha competenza  nazionale sui delitti del narcotraffico e che ha consentito un’azione coordinata e più efficace nel contrasto alla criminalità organizzata.

Nel frattempo Panama continua ad essere la patria del segreto e di quella “confidencialidad bancaria” particolarmente cara a banchieri, ad esponenti anche di primo piano della politica mondiale, a star del calcio e a molti delinquenti di alto livello.

 

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