NEWS

La corruzione, fisiopatologia criminale

di Piero Innocenti il . L'analisi

Il nostro paese si rivela, ogni giorno che passa, sempre più inquinato da condotte corruttive in ogni sua parte, non a caso, secondo Tranparency, siamo quello più corrotto d’Europa Le ultimissime notizie parlano anche di un’inchiesta giudiziaria in corso, che vede coinvolti dirigenti Rai, Mediaset e La7. La corruzione, come emerge dalle indagini preliminari in svolgimento nella capitale e in altre città, ha assunto, ormai, carattere fisiologico. Anzi, direi di più. Data la sistematicità funzionale che presenta questo grave delitto (come, d’altronde, la concussione, il falso in bilancio ecc..) ritenuto mezzo naturale per la realizzazione di certi interessi, si deve ormai parlare di fisiopatologia criminale, in quanto diventato strutturale nei contesti sociali più disparati, dove persone indagate ( indagine “Mafia Capitale”), innanzi ai magistrati, senza un briciolo di vergogna, arrivano ad autodefinirsi “procacciatori” o semplici “facilitatori” nelle varie combriccole tessitrici della fitta rete di relazioni interpersonali corruttive. L’interiorizzazione, da parte di questi delinquenti, di situazioni favorevoli alla violazione delle norme penali li predispongono al delitto nello stesso modo in cui vi è predisposto – per l’assimilazione di valori culturali analoghi – il ladro di mestiere. Ma i corruttori sono di spessore criminale ben diverso dai ladri comuni.

L’impatto della corruzione sulla vita economica e su quella sociale è di gran lunga superiore a quello prodotto dalla criminalità predatoria e convenzionale. Impatto che determina, oltretutto, un apprezzabile volume di devianza indotta, perché i cittadini, innanzi a fenomeni corruttivi così generalizzati e di questa portata, tendono ad essere più cinici e a giustificare i propri comportamenti disonesti che giudicano di minore gravità rispetto a quelli commessi dai governanti e amministratori. Riesce difficile, così, convincere i giovani a restare onesti quando si vedono esponenti di rilievo nella vita pubblica aggirare sistematicamente la legge per il proprio tornaconto personale. La coesione sociale dipende molto dalla fiducia dei cittadini nei confronti dei loro leaders. Se si affievolisce, o viene cancellata, si incrina fortemente anche il rapporto tra i cittadini e il sistema. E’ quanto sta accadendo da noi, dove una buona porzione della popolazione, delusa da una classe politica dirigente locale e nazionale sempre più coinvolta in affari illeciti e subordinata agli interessi dei grandi imprenditori, finanzieri e affaristi senza scrupoli, dimostra la sua disaffezione non partecipando alle elezioni. Impossibile riuscire a bonificare la nostra società da questa folta schiera di corrotti (ed evasori). Servono a poco le “autorità anticorruzione” e una legislazione annacquata come è stata quella prodotta ora, dopo anni di attesa, dal nostro Parlamento. Generalmente quando si tocca questo tasto sono molti i politici che diventano sordi e ciechi. Meglio non andare a toccare quell’universo criminale dove i potenti e i furbastri debbono poter continuare a lavorare tranquillamente. Preferibile parlare dei reati commessi dai più deboli, dagli immigrati, della loro partecipazione ai livelli più bassi nella distribuzione delle droghe, dei ladri di piccolo cabotaggio. Tra gli obiettivi di alcuni politici che si considerano “riformatori” non vi è quello, improbabile, di eliminare totalmente la criminalità, ma quello di circoscriverla in determinate cerchie sociali, individuabili, stigmatizzabili e, in fin dei conti, controllabili. Lo studio della criminalità dei potenti ha permesso di svelare i meccanismi che facilitano l’illegalità imprenditoriale, quella politica e amministrativa. Lo spostamento della prospettiva in direzione dei mercati globali e delle organizzazioni pubbliche e private ha permesso di annoverare, tra le cause della criminalità, l’eccessiva disponibilità di risorse, la capacità di dettare regole di comportamento e quella di respingere le imputazioni di devianza verso altri, allontanandole da sé o trovando giustificazioni stupefacenti. Nelle poesie dialettali sulla malavita di Raffaele Viviani, tra i lamenti di borsaioli e guappi, ci sono pure quelli del “capitalista” che fornisce una causalità della sua condotta esattamente opposta a quella espressa dai ladri di strada. Mentre i primi chiedono scusa per le malefatte commesse, determinate come sono da un sistema sociale che dà loro poche opportunità, il “ capitalista” chiede comprensione per la sua condotta in ragione delle eccessive responsabilità che gli vengono date. E sembra davvero che questa “comprensione” continui ad esserci nel nostro paese se pensiamo che in carcere, alla fine di maggio 2015, ci sono soltanto poco più di 200 persone per corruzione e delitti collegati.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link