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La Repubblica di Macedonia e la rotta balcanica delle droghe

di Piero Innocenti il . Senza categoria

La Repubblica di Macedonia è un paese giovane (poco più di 2milioni di abitanti, 282 gli italiani residenti) ma tra i più dinamici della regione balcanica, con un pil aumentato del 3,7% nel 2014 e con previsioni ancor più ottimistiche nel corrente anno quando l’incremento della ricchezza nazionale crescerebbe del 4,1%. Il tasso di disoccupazione, sebbene in diminuzione dal 2007, nel decorso anno si attestava intorno al 28%. Giusto un anno fa, le elezioni presidenziali e le elezioni politiche hanno riconfermato Gjorge Ivanov presidente della repubblica, mentre il partito di centro destra VMRO-DPME si è riconfermato, con il 61%, il partito con il maggior suffragio elettorale. Il nostro paese è il quinto partner commerciale con la Macedonia e, nei prossimi due anni, si prevedono ulteriori interessanti sviluppi anche in relazione al preannunciato, ambizioso, piano di investimenti pubblici nei settori dell’energia, delle infrastrutture, dell’ambiente e dell’agricoltura. Il collegamento aereo giornaliero, attivato dal maggio 2014, Roma/Skopje/Roma, ha contribuito allo sviluppo dei rapporti economici.

Anche da queste parti, tuttavia, bisogna fare i conti con il traffico di droghe, in particolare di eroina, con la criminalità che lo gestisce e con la corruzione che genera. La Macedonia, come gran parte dei paesi balcanici, è territorio di transito dell’eroina di produzione afghana e della marjiuana albanese con destinazione Kosovo e Serbia da dove vengono distribuite nei vari paesi europei. Tra le rotte del narcotraffico vengono segnalate quella in entrata, alla frontiera di Deve Bair ( confine con la Bulgaria) e, in uscita, verso l’Albania e la Grecia per il successivo trasporto, via mare, verso le coste italiane. Il trasporto degli stupefacenti attraverso i  confini avviene, per lo più, con veicoli (autovetture e autocarri) utilizzando doppifondi appositamente ricavati.

Il Governo macedone sembrerebbe intenzionato ad una seria lotta contro il narcotraffico e, in questa direzione, un importante segnale arriva dalla approvazione della Strategia Nazionale Antidroga 2014/2020 e dal programma di Cooperazione Regionale in materia di Contrasto al Traffico di stupefacenti” in collaborazione con Serbia, Bulgaria e Turchia. Altri protocolli d’intesa sono stati siglati con vari paesi tra cui l’Italia, in tema di scambio di informazioni sul traffico di stupefacenti (sottoscritto a Ohrid, Macedonia il 29 novembre 2010). Più recentemente ( 1° dicembre 2014), a Roma, il governo italiano ha sottoscritto con quello macedone un accordo in tema di “Cooperazione di Polizia” e sempre al nostro paese è stata affidata la gestione di un progetto regionale (progetto IPA-2013), della durata di tre anni, con un fondo di 5 milioni di euro, per il contrasto della criminalità nell’area balcanica (Serbia, Montenegro, Macedonia, Bosnia-Erzegovina, Albania e Kosovo)

Nel corso del 2014 le autorità di polizia macedoni ( sul territorio  nazionale ci sono otto questure con altrettante squadre antidroga), hanno registrato alcuni successi nel contrasto al narcotraffico arrestando i componenti di ben sette gruppi criminali e, con l’operazione “Rete”,  spacciatori in diverse città. Tuttavia l’azione di contrasto sia per quanto riguarda i sequestri di droghe (dell’ordine di alcune decine di chilogrammi) e degli arresti (tre gli italiani nelle carceri macedone per delitti collegati al narcotraffico) è ancora modesta rispetto al fenomeno reale. Il grosso dei sequestri di eroina, nel 2014, è avvenuto al confine della Turchia con la Bulgaria ((1827 kg.) e della Turchia con la Grecia (220 kg.). Il rapporto EMCDDA del 2013, stima in circa 100-150 le tonnellate di eroina che annualmente transitano sulla rotta balcanica. Tenuto conto che un chilogrammo di eroina, mediamente, in Turchia oscilla tra i 10mila e i 15 mila euro, prezzo che raddoppia sui mercati europei, si può stimare in circa 5-6 miliardi di euro il fatturato annuo di tale commercio. Non si hanno notizie di sequestri di cocaina mentre, nel 2014, sono state sequestrate, al confine con l’Albania, alcune coltivazioni di cannabis per un totale di 4mila piante.

Secondo fonti di intelligence europei, alcuni gruppi armati “wahabbiti” sarebbero presenti in Macedonia e si parla anche di campi di addestramento al confine con il Kosovo. E’ possibile una loro complicità nell’assicurare il transito di spedizioni di eroina in cambio di denaro. La presenza sul territorio macedone di diverse etnie ( macedoni, in maggioranza, poi albanesi, turchi, rom, serbi ed altri) comporta evidentemente il timore di tensioni che, comunque, secondo un’attività di monitoraggio svolta dal governo, non desterebbero particolari apprensioni ( contrariamente a quanto sostenuto, nel gennaio 2014, innanzi al Senato americano da James Clapper, direttore dell’intelligence americana).

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