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A Corleone imprenditori denunciano pizzo e nella Capitale?

di redazione il . Lazio

Questa mattina i poliziotti della squadra mobile hanno arrestato il “mammasantissima” Antonio Mollica, uomo dell’omonimo clan ‘ndranghetista. Mollica era nascosto da 20 giorni nel suo “bunker” sotto un’abitazione  a Rignano Flaminio, Roma. Mollica era latitante poiché “raggiunto” da un’ordinanza cautelare emessa dal gip di Roma per intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso. Tra Rignano e Morlupo  i Morabito – Mollica sono da tempo radicati  – come da anni denuncia il procuratore di Tivoli – Luigi De Ficchy. Proprio a Tivoli è in corso un processo che vede imputati molti soggetti contigui al clan.

Tutto questo a poche ore dalla sentenza per il processo Nuova Alba (prevista per domani) che vede imputati per associazione di stampo mafioso i clan Fasciani e Triassi di Ostia, e a pochi giorni di distanza dopo la maxi operazione contro i clan di Platì che avevano messo salde radici nella capitale dedicandosi al traffico internazionale di droga,  Ieri sul quotidiano “Repubblica” il giornalista Attilio Bolzoni  ha raccontato, dell’ultimo tabù caduto a Corleone: commercianti stanchi di pagare che denunciano il racket. E questo avviene  – racconta Bolzoni mentre tacciono gli imprenditori romani amici der cecato alias Massimo Carminati, oggi al 41 bis nel carcere di Parma. “Fanno finta di non sentire – continua il giornalista di  Repubblica – i prefetti di oltre Po’ e del Tevere che quando fino a poco tempo fa si parlava di mafie  sembravano parlare come personaggi usciti dal cartone tanto amato dai bambini Heidi”.

E intanto nel consiglio comunale  di Roma capitale tarda ancora ad arrivare  -in sede politica – una riflessione sul radicamento mafioso a Roma. E mentre la Commissione d’accesso, nominata dal prefetto di Roma, lavora sulle carte della capitale, nessuna Commissione è stata disposta per il comune di Sacrofano dove Carminati si vantava di aver imposto e fatto vincere il sindaco.

 

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