NEWS

Vieste, dall’operazione “Medioevo” ad oggi

di Gianni Bianco il . L'analisi

“A Vieste è finito il Medioevo”. Era l’aprile del 2011 e l’allora procuratore capo di Bari Antonio Laudati, così commentava gli arresti di Angelo Notarangelo e dei suoi uomini che da anni seminavano il terrore tra gli imprenditori turistici del Gargano. “D’ora in poi a Vieste pagheranno tutti”, dicevano, certi dell’impunità.

Quella storica operazione fu chiamata proprio così, “Medioevo” , perché nell’auspicio di forze dell’ordine e magistrati della Dda di Bari, avrebbe dovuto contribuire a mettere fine all’oscurantismo, un periodo buio fondato sulla sottomissione feudale di tanti cittadini onesti nei confronti di un manipolo di delinquenti, diventati ricchi con il racket e i metodi mafiosi, imponendo guardiani ai gestori delle strutture balneari con la forza delle minacce.

I numeri erano da brividi: cento attentati dinamitardi in 24 mesi tra Peschici e Vieste ai danni degli operatori turistici, una settantina di omicidi non risolti negli ultimi ani. Violento sfregio ad uno dei pezzi di costa più belli d’Italia.

LEGGI ANCHE “LA MAFIA GARGANICA E L’OMICIDIO DEL BOSS NOTARANGELO” – di Piero Innocenti

Da allora, è vero, qualcosa si è mosso. La nuova era nasceva a Vieste anche e soprattutto per iniziativa di un gruppo di imprenditori, che stanchi di essere taglieggiati dal clan, presero a denunciare vessazioni e atti intimidatori. Dal loro coraggio partiva quell’operazione di forze dell’ordine e inquirenti, una rivolta delle coscienze che portò anche alla nascita dell’associazione Antiracket legata al Fai, costituitasi poi parte civile al processo assieme al Comune garganico e al Ministero dell’Interno. In primo grado arrivarono anche condanne pesanti (a Notarangelo furono inflitti undici anni di carcere) ma, con quelle, pure non poche critiche, visto che il tribunale non riconobbe quanto con forza sostenuto dall’accusa, e che cioè l’associazione a delinquere si muovesse con metodi e strategie tipicamente mafiose.

Critiche e amaro in bocca che nella società civile garganica tornarono a fare capolino il luglio scorso, quando il boss Notarangelo (l’allevatore che per i pm aveva sul conto qualcosa come due milioni d’euro) dopo tre anni e poco più di galera, fu scarcerato dal tribunale che gli impose solo di presentarsi in caserma dai carabinieri per la firma. Decisione peraltro arrivata simbolicamente proprio nel giorno in cui la Commissione parlamentare antimafia era in visita a Foggia,  città al centro di un territorio in cui operano una ventina di clan, ma di cui assai di rado la grande stampa e la politica nazionale si occupa.

Uno smacco la scarcerazione del boss per quegli imprenditori che lo avevano già visto drammaticamente all’opera e che durante il dibattimento, avevano ricordato: “tutti sanno a Vieste che Angelo Notarangelo è il boss e che la sua famiglia è molto pericolosa”.

La statura criminale del personaggio sembra riaffermarsi adesso con forza, dopo il ritrovamento di quel cadavere, alle otto del mattino, sulla litoranea Mattinata-Vieste. Il corpo di Notarangelo, detto “Cintaridd”, era crivellato di colpi. Non uno, ma almeno quattro o cinque killer si sarebbero organizzati per farlo fuori, quattro armi diverse lo avrebbero ammazzato, tra cui anche un kalashnikov. Si direbbe un omicidio mafioso con il copyright. Fatto da chi, per conto di chi, per quale motivo e per ottenere cosa, proveranno ad accertarlo ora i magistrati. C’è chi teme che questo delitto eccellente possa essere il detonatore di una nuova sanguinaria guerra di mafia a Vieste, già alla fine degli anni Novanta, campo di battaglia della faida tra Notarangelo e Colangelo. Quel che è certo che le ombre del Medioevo non sono state ancora del tutto scacciate via. Spettri bui, anime nere di una Società arcaica, continuano ad aggirarsi in una terra baciata dal Sole. Quale sia la rotta per il nuovo mondo l’hanno però indicata gli imprenditori antiracket di Vieste, primi esploratori di un territorio finalmente libero dalle connivenze e dalle catene del silenzio.

 

* Gianni Bianco, giornalista – Tg3

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link