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Migrazioni, minori scomparsi e il ruolo della criminalità organizzata

di Piero Innocenti il . Lombardia

Sottovalutato per anni e non  gestito in modo equo ed efficace, con una cooperazione internazionale fatta, per lo più, di parole vuote e proclami, e senza quello spirito di vera solidarietà che più volte ha richiamato anche il papa Francesco, il fenomeno delle migrazioni sta determinando seri problemi sociali in molti paesi. Tra i migranti che sbarcano sulle nostre coste, uno degli aspetti più drammatici è certamente quello riguardante i minori ( ragazzi/e di età inferiore ai 18 anni) ed in particolare quelli non accompagnati dai genitori. Già in questi primi giorni del 2015 ne sono arrivati 67, di cui 65 dalla Libia, mentre nel 2014 sono stati più di 23mila i minori sbarcati (e di questi 18.599 dalla Libia) sul totale di 170.100 migranti. Una cifra di molto superiore al totale dei 4.479 minori sbarcati nel biennio 2012/2013. In molti casi si tratta di giovani dai 12 ai 17 anni (poche le ragazze) ma anche di bambini di età inferiore ai dieci anni, i cui genitori sono morti o scomparsi nelle guerre in atto nei loro paesi e che cercano di raggiungere amici o parenti che lavorano stabilmente in altri paesi dell’UE. In altri casi sono le stesse famiglie africane a spingere il minore a partire, sperando che possa trovare un mondo migliore, un lavoro, la possibilità di studiare, di sopravvivere. E’ reale il timore che questi giovani, lasciati allo sbando, finiscano nella rete di pedofili o vengano arruolati dai “caporali” in Calabria o in Puglia, o assoldati dalla criminalità, in particolare quella collegata alle droghe. Basti pensare che sono stati ben 850 i minori, in buona parte stranieri, denunciati nell’intero 2014 dalle forze di polizia alla magistratura per spaccio. Si parla, in questi giorni, di almeno 3.500 i minori non accompagnati “irreperibili”, dopo essere stati ospitati in strutture di accoglienza ( fonte Fondazione Migrantes e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, gennaio 2015). Un problema, dunque, molto serio, anche tenuto conto che i minori rientrano nella categoria delle cosiddette “persone vulnerabili” e cioè di persone che necessitano di maggiore cura e attenzione, alle quali il diritto comunitario (art.17 della direttiva 2003/9/CE e art.3 della direttiva 2008/115/CE sui rimpatri) garantisce una protezione supplementare. Sebbene la Convenzione europea dei diritti dell’uomo non contenga disposizioni che facciano espressamente riferimento ai minori non accompagnati, il trattamento loro riservato deve comunque rispondere a varie norme tra cui l’art.5 sul diritto alla libertà e alla sicurezza e l’articolo 8 sul diritto al rispetto della vita privata e familiare. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha anche stabilito che gli Stati hanno la responsabilità di tutelare i minori non accompagnati e di non abbandonarli a se stessi dopo il rilascio. Tutte le decisioni riguardanti i minori debbono, inoltre, basarsi nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo. Poiché, in generale, le persone che giungono da noi sono spesso senza documenti e sostengono di avere meno di diciotto anni, si rende necessario procedere all’accertamento dell’età che, in Europa, avviene con una varietà di tecniche (in particolare radiologia del polso) e con il consenso del minore. La rappresentanza  dei minori non accompagnati deve essere assicurata subito dopo che hanno presentato domanda di asilo. Il rappresentante designato può essere un tutore legale oppure, secondo la direttiva comunitaria innanzi citata, un rappresentante di un organismo incaricato della cura e del benessere dei minori. La sistemazione alloggiativa deve avvenire presso familiari adulti o presso la famiglia affidataria indicata dal giudice, in centri di accoglienza specializzati nell’ospitare minori oppure secondo altre modalità che offrano un alloggio idoneo per loro. Fanno eccezione quei minori che hanno già compiuto 16 anni, che possono anche essere alloggiati in centri di accoglienza per adulti richiedenti asilo. Va detto che in Italia, nonostante lo sforzo organizzativo di alcuni Comuni interessati, della Chiesa, della gente comune, del volontariato, il sistema di accoglienza è fortemente carente. Servono più soldi, è vero, ma “..in attesa di legislazioni adeguate che sappiano allo stesso tempo tutelare i diritti dei cittadini e garantire l’accoglienza dei migranti..” (parole di papa Francesco il 12 gennaio u.s. in occasione degli auguri al Corpo diplomatico accreditato in Vaticano), una mano tesa ai giovani migranti per far sentir loro il calore dell’amicizia e della fratellanza ( due sentimenti ancora sconosciuti a molti politici) sarebbe già un bel gesto.

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