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“Mafia Capitale”

di Santo Della Volpe il . L'analisi

 Il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, appena sabato scorso, lo aveva preannunciato  a un convegno del Pd, definendo uno scenario allarmante: «Ormai a Roma le mafie ricorrono nelle loro relazioni esterne a metodi diversi dalla violenza, a cominciare dalla corruzione». Ecco il metodo di un nuovo tipo di violenza, la corruzione, le pressioni lobbistiche, nomine chieste ed ottenute “È la teoria del mondo di mezzo compà. …. ci stanno . . . come si dice . . . i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo … e allora …. e allora vuol dire che ci sta un mondo… un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano… come è possibile… che ne so… che un domani io posso stare a cena con Berlusconi”. Parola di Massimo Carminati, ex terrorista di estrema destra dei Nar ed ex membro della Banda della Magliana, numero uno dell’organizzazione criminale decapitata dagli uomini del Ros e dalla magistratura romana. Usano (o usavano)  metodi meno evidenti dei ferimenti e delle bombe degli anni ’70 ,ma ugualmente persuasivi perché ,intorno e dentro la Capitale ,questa nuova mafia aveva tessuto una ragnatela di potere e di appalti dai risvolti nuovi, pericolosi, in grado di cambiare il segno della vita economica e politica di Roma. Quello che emerge dall’operazione dei Ros e della magistratura capitolina, è una organizzazione mafiosa che ruota intorno al vecchio sistema della banda della Magliana, unendo l’estremismo neofascista con i colletti bianchi mafiosi, insediatisi nella politica  cittadina durante la gestione del sindaco di destra Gianni Alemanno, anche lui indagato. Ex sindaco . che non a caso aveva messo a guidare alcune delle municipalizzate ed enti più importanti, ex militanti della destra neofascista. Una organizzazione guidata da un esponente eccellente di quella criminalità capitolina legata all’eversione di destra, Massimo Carminati, che negli anni Settanta e Ottanta ha riempito la cronaca nera della città. Ma la novità che si legge tra le parole di magistrati inquirenti è l’espansione e ramificazione della ragnatela di questa nuova mafia romana che non uccide, minaccia, fa affari ed aveva ottenuto compiacenze anche nei partiti avversi ottenendo dalla giunta Alemanno appalti  e posti di potere.

Fa impressione il quadro che emerge dall’inchiesta perché la degenerazione, la contaminazione, l’inquinamento del tessuto amministrativo della capitale dimostra d’aver raggiunto livelli allarmanti. L’immagine che traspare è quella di una piovra che ha avvolto la Capitale attraverso i suoi tentacoli, arrivando fino al Campidoglio. Con i politici – l’ex amministrazione di centro-destra, e qualche propaggine che sostiene l’attuale giunta – al servizio di un gruppo in grado  di piegare la politica e l’imprenditoria ai propri interessi. Un esempio? “Nel marzo 2013 nel Cda dell’Ama viene nominato con provvedimento del sindaco Alemanno un legale scelto da Carminati stesso. Lo stesso per il direttore generale di Ama e un altro dirigente operativo – ha spiegato il pm di Roma Michele Prestipino parlando dell”incessante attività di lobbying’ dell’organizzazione criminale individuata “per collocare con successo manager asserviti ai loro interessi”. Prestipino ha citato anche la nomina del presidente della Commissione Trasparenza del Comune di Roma e la candidatura a sindaco di Sacrofano – dove risiede Massimo Carminati, considerato capo di Mafia Capitale – di un uomo fidato poi eletto”.   Un collaudato e preciso sistema .politico economico, potente:”sono diventato un intoccabile” diceva un indagato in una  intercettazione telefonica, perché sono  amico di Carminati, il “cecato, il guercio”.

E poi l’ipocrisia politica con aspetti tipici del neofascismo ,quello della banda della Magliana e della criminalità: gli stessi personaggi protagonisti delle marce contro i Rom e gli immigrati delle scorse settimane ,appaiono da questa inchiesta molto interessati agli stessi Rom ed immigrati, ma per ben altri motivi: gli inquirenti avrebbero documentato nell’inchiesta “un sistema corruttivo finalizzato all’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate, con interessi anche nella gestione dei centri di accoglienza per gli immigrati”.  Volevano, ed avrebbero ottenuto, appalti per la gestione dei centri di accoglienza, quegli stessi contro i quali lanciavano pietre ed alzavano manganelli, con  chiari intenti politici. Alla faccia della coerenza… Ma certo a questo grumo di interessi economici, politica e metodi mafiosi, non si può chiedere coerenza. Dalla politica che vuole essere pulita ed onesta, che lo proclama quotidianamente ,invece, sì.  Ben vengano le dimissione degli indagati, soprattutto quelli che si proclamano onesti ed estranei. Affrontino il vaglio della magistratura che ha dimostrato di non guardare in faccia a nessuno.

Ma certo da questa inchiesta emerge la debolezza  della politica ,in questo momento storico. Una città, Roma, in mano a un ex estremista nero e a un ex detenuto, almeno nel disegno dei pubblici ministeri e del giudice che ha concesso gli arresti. Accuse da provare, certo, ma dalle quali emerge già, con nettezza, la debolezza della politica cittadina e amministrativa che si è lasciata  tentare , influenzare, coinvolgere nelle sue scelte, da metodi e interessi  mafiosi. Nella capitale d’Italia, esposta ora agli occhi forse sbalorditi, forse disincantati, del mondo intero.

Roma caput mundi; Roma  e la “mafia capitale”.

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