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Le lacrime del boss sono quelle del Santo

di Matteo Dalena il . Calabria

ESCLUSIVA A CURA DI MATTEO DALENA// – Le lacrime fluivano copiose dal volto della statua del Santo Francesco. Accadeva alla fine di luglio a Cosenza nella piazzetta Zeleuco da Locri nel cuore del popolare rione San Vito. Le urla miracolistiche, lo scetticismo e le ipotesi di lacrimazione indotta, i silenzi della Curia cosentina, interrotti dall’invito alla prudenza e alla preghiera del vicario generale, Don Salvatore Bartucci: «Siamo al corrente del caso delle presunte, e sottolineo presunte, lacrime della statua di San Francesco a Cosenza e seguiamo l’evolversi della situazione. In questi è d’obbligo la massima prudenza ma è una notizia che di per sé, a parer mio, non fa del male».  

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Ad installare il sacro manufatto, donandolo alla fede e contemplazione popolare, il trentottenne Maurizio Rango che questa mattina, assieme al ventinovenne Adolfo Foggetti, è stato posto in stato di fermo dai Carabinieri del reparto operativo del comando provinciale per concorso in omicidio, porto e detenzione di armi e di occultamento del cadavere di Luca Bruni, scomparso il 3 gennaio del 2012 e mai più ritrovato. Era una persona “ingombrante” Bruni, così lo racconta il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati in Mamma ʼNdrangheta (Pellegrini, 2014):

«Luca è stato ucciso. La sua morte appare come un colpo fatale per tutto il gruppo. Michele, il fratello più imporante, è stato divorato nel giugno del 2011 da un male incurabile; il resto della famiglia è nel pieno di un vortice giudiziario per via dell’inchiesta “Telesis” e i vecchi alleati non sembrano disposti a lasciare spazi di manovra. Per i Bruni è la fine: non ci sono i soldi, non ci sono affari e, soprattutto non ci sono azionisti disposti a compiere vendette e regolare i conti. L’uccisione del boss viene decisa dai vertici della criminalità organizzata bruzia con il consenso degli “amici”; questi non vedono l’ora di sbarazzarsi di Bruni che pretende denaro e rispetto in nome del blasone mafioso ottenuto dalla sua famiglia dopo anni di guerre e lutti. Luca è un personaggio ingombrante: ha sopportato bene la detenzione, è determinato, sa usare le armi. E’ un duro».

I provvedimenti di oggi – emessi dal Procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal sostituto Pierpaolo Bruni, unitamente all’aggravante del “metodo mafioso” per Rango e Foggetti, ritenuti ai vertici della cosca di ʼndgrangheta “Rango-Zingari” – darebbero alle lacrime di luglio sul volto della statua del Santo Francesco un valore marcatamente “sociale”, come ebbe a sostenere l’antropologo Luigi Lombardi Satriani nella stessa intervista rilasciata a LiberaInformazione: «È sempre possibile che un delinquente usi i valori iconici e le ritualità tradizionali per legittimare e legittimarsi». Il senso è quello di una continua ricerca di prestigio, status, predominio, rispettabilità, per cui Santo e boss verserebbero le medesime lacrime.

 

 

 

 

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