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Processo Capaci Bis, depone Brusca: “Quattro piani per uccidere Falcone”

di no.fe. il . Lazio, Sicilia

Per Cosa nostra Giovanni Falcone “era il numero uno” nella lista delle personalità da uccidere. Così Giovanni Brusca,  collaboratore di giustizia, sentito oggi in aula, durante il “processo bis” sulla strage di Capaci, in collegamento video dall’aula bunker del carcere di Rebibbia.  Brusca ha raccontato di vendette di mafia nei confronti di politici e magistrati per l’esito del Maxiprocesso, di  una riunione nel Natale del 1991 e dei diversi tentativi fatti per uccidere Falcone. “Non c’era bisogno di fare i nomi” della lista di personalità da uccidere  – ha detto in aula – perché “era sottinteso che Giovanni Falcone era il numero uno e lo sapevano pure i gatti che dovevamo ucciderlo. Io stesso lo seguivo dal 1981 e per me, come per tutti gli altri, era scontato”.

La riunione per pianificare l’omicidio Falcone.  “Già dopo la strage di via Pipitone Federico del luglio 1983”, in cui a Palermo perse la vita il giudice istruttore Rocco Chinnici, si pianificava di uccidere Falcone. “In quell’anno  – ha raccontato Brusca – pedinai Falcone e iniziai a studiarne le abitudini, ma poi il progetto fu sospeso”.  Brusca ha spiegato che per uccidere Falcone c’erano in corso due  piani e quattro tentativi.  “Nel 1983 – ha riferito Brusca – lavorai al pedinamento di Falcone, che veniva seguito quando usciva di casa e andava al tribunale e si progettò anche di imbottire un motorino di tritolo per farlo esplodere. Poi ho saputo, nel 1987, di un progetto per colpire Falcone ed era stato preparato un bazooka che fu trovato in campagna, come mi raccontò Di Maggio, ma il progetto non fu portato a termine. Poi ci fu l’Addaura e quindi l’ipotesi di poterlo uccidere a Roma nel 1991, utilizzando però armi convenzionali

L’esplosivo per l’attentato a Capaci. Brusca, a pochi giorni dalle condanne con rito abbreviato emesse dal giudice di Caltanissetta per i boss Giuseppe Barranca e Cristofaro Cannella (30 anni per Cosimo D’Amato e  12 per il collaboratore di giustizia, Gaspare Spatuzza) torna a parlare dell’esplosivo usato nell’attentato a Capaci. 

Strage di Capaci, ergastolo per i boss che fornirono esplosivo

“Totò Riina mi disse che l’esplosivo usato per le stragi di Capaci e di via D’Amelio proveniva dai ‘picciotti’ di Brancaccio e che era stato ricavato dai residuati bellici. Me lo consegnò personalmente Salvatore Biondino, io non ho mai visto Giuseppe Graviano portarmi il tritolo”. Parte di quell’esplosivo, ha riferito Brusca, era già stato usato nell’83 per uccidere il giudice Rocco Chinnici e sarebbe servito anche per attentare alla vita di Pietro Grasso, allora procuratore di Palermo, anche se poi il piano non ebbe seguito. “Decidemmo di preparare l’attentato a Giovanni Falcone a Capaci, in autostrada perché farlo a Palermo avrebbe potuto comportare il rischio di uccidere vittime innocenti”. Inizialmente in alternativa al cavalcavia pedonale sull’autostrada si pensò di fare l’attentato mettendo l’esplosivo in alcuni cassonetti della spazzatura nei pressi dell’abitazione del magistrato”. 

 

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