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Trapani, mafia e politica nelle intercettazioni dell’operazione Eden 2

di Rino Giacalone il . L'analisi

Nessuno davvero sapeva all’interno del Consiglio comunale di Castelvetrano che il consigliere Lillo Giambalvo, arrestato due giorni addietro nel contesto dell’operazione antimafia Eden 2, fosse un politico a disposizione della cosca più pericolosa che c’è per adesso in Sicilia, quella di Matteo Messina Denaro? A leggere gli atti giudiziari del blitz la risposta è negativa. Una intercettazione  svela che il consigliere comunale dell’Udc Francesco Martino avrebbe saputo di Giambalvo che infatti risulta avere raccontato a Martino di quando tra il 2009 e il 2010 incontrò nelle campagne di contrada Zangara di Castelvetrano addirittura il super latitante Matteo Messina Denaro.

“Abbracci e pianti”.  Ma quello non sarebbe stato il primo degli incontri ; e Giambalvo a suo tempo avrebbe incontrato Matteo Messina Denaro anche con il “padrino” don Ciccio Messina Denaro, deceduto sul finire del novembre 1998: “Allora prima che lui morisse, un tre mesi prima di morire, io ci sono andato alla casa per scaricare tronconi… non lo vedevo da una cinquina di mesi… c’era un profumo di caffè. Entra Lillo prenditi il caffè, zu Cicciu assabenerica… ci siamo abbracciati e baciati, io ogni volta che lo vedevo mi mettevo a piangere… allora tutto assieme mi sento dire così, senti qua, viene una delle sue figlie e mi dice: Lillo vattene escitene con questo trattore da qua dentro, stanno venendo a fare perquisizione, corri, scappa, vattene Lillo, vattene di corsa, salgo sopra il trattore… loro di colpo chiudono il portone, minchia s’arricugghieru 1000 sbirri… ti giuro, io ho fatto tutta la via, da Castelvetrano a Zangara a piangere, mi sono detto lo hanno arrestato… non lo hanno trovato…”. Don Ciccio Messina Denaro trascorreva la latitanza in paese, a Castelvetrano:  “… portava il fazzoletto attaccato… gli faceva due scocche qua, sempre il fazzoletto portava lo zu Cicciu… cappello, coppola e fazzoletto al collo, sempre questo, sempre così lui…. Ti pare dove era all’Africa? Qua dentro il paese era. Restando tra di noi, io lo vedevo tutte le settimane”. 

Ma la parte più eloquente dell’intercettazione è quella di quando Giambalvo ricorda a Martino dell’incontro con l’attuale super latitante Matteo Messina Denaro, l’uomo più ricercato d’Italia:   “… tre anni fa, ero a Zangara a caccia, tre anni, quattro anni precisi, quattro anni, ero a Zangara a caccia, loro raccoglievano olive… raccoglievano olive… prendi… a che non lo vedevo da una vita però ha?”. Martino è sorpreso: “Minchia a quello? Minchia”. E Giambalvo scende nei particolari: “… senti, ho preso una lepre che era quattro chili e sei, e l’avevo… nella giacca che mi usciva metà di qua e metà di qua, prendi, mentre camminavo filara, filara… lui nel mentre era andato da mio zio Enzo (Vincenzo La Cascia, campiere dei Messina Denaro e campiere nei terreni della famiglia D’Alì ancora oggi, sorvegliato speciale ndr)… mio zio gli ha detto, se vuoi andare a sparare vai a sparare, mio nipote sopra l’ho sentito sparare può darsi che qualche coniglio lo ha preso dice, acchianaci… lui (Matteo Messina Denaro ndr) sale a piedi da solo come un folle sale verso di me, io non lo avevo riconosciuto a primo acchitto, era invecchiato, mi sono detto, ma questo perché minchia mi cammina appresso… poi ho fatto che mi sono ignuniato nelle filara… e mi sono buttato sotto le zucche… lui salendo a me andava cercando, lui perché non mi ha visto più poi ma quando è arrivato di qua a là … mi ci sono alzato, abbiamo fatto mezz’ora di pianto tutti e due… Lillo come sei cresciuto? Lillo… e io mezz’ora di pianto, e mi voleva fottere la lepre con questa piangiuta, ma io gli ho detto, gli ho detto: stiamo facendo mezz’ora di pianto e ti stai fottendo la lepre gli ho detto”. Gli investigatori dei carabinieri che lo intercettano sentono ridere Giambalvo mentre racconta a Martino di quell’incontro con l’inafferrabile Matteo Messina Denaro. Giambalvo si mostra essere un devoto dei boss Messina Denaro: «La verità ti dico… ci fossero gli sbirri qua? E dovessi rischiare a metterlo in macchina e fallo scappare, io rischierei. Perché io ci tengo a queste cose. Mi farei per lui 30 anni di carcere». Ma anche Francesco Martino si dimostra all’ascolto delle intercettazioni non di meno: «Io una volta l’ho visto, Mi piaceva come personaggio» dice Martino a proposito di don Ciccio Messina Denaro. Giambalvo annuiva e rilanciava: «Tre mesi prima che morisse ci siamo abbracciati e baciati ». 


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Rino Giacalone

Giornalista siciliano, da tanti anni segue la cronaca nera e giudiziaria in particolare della provincia di Trapani, ed oggi è una delle firme dalla "periferia" per "Il Fatto Quotidiano". Ha seguito le più importanti inchieste sulla ricerca dei latitanti e del super latitante Matteo Messina Denaro nonché sulle connessioni tra la mafia, la politica e l'imprenditoria; ha seguito dandone resoconti inappuntabili i processi e da ultimo quello per il delitto del sociologo e giornalista Mauro Rostagno, indagine questa rispetto alla quale è riconosciuto essere uno degli artefici delle sollecitazioni che hanno portato la Dda di Palermo a non archiviare le indagini. Attento osservatore della realtà siciliana e trapanese, si è spesso scontrato con la politica che a proposito di mafia ha sempre scelto profili bassi se non talvolta di deliberata connivenza. Perchè sostengo Libera Informazione? Perchè qui si trova la informazione libera e qui ogni giorno si continua a fare palestra di giornalismo con gli insegnamenti del direttore Roberto Morrione.

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