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Manifestazioni di solidarietà per desaparecidos di Iguala

di Andrea Sartori* il . Internazionale

Il mondo intero è stato scosso dai tragici fatti di Iguala e da ciò che è successo dal mese di settembre, con un susseguirsi di manifestazioni di solidarietà per le famiglie degli scomparsi, sia in Messico, sia in tanti altri Paesi. Dopo le infelici dichiarazioni di Jesús Murillo Karam il 7 novembre – l’ormai famigerato “Ya me cansé” – centinaia di persone si sono raccolte in Avenida Reforma, a Città del Messico. Quella sera ”Ya me cansé” è diventato uno degli slogan della protesta: anche noi siamo stanchi, dicono i messicani, stanchi di violenze, di sparizioni, di bugie. La sera dell’8 novembre una grande e pacifica marcia ha ripercorso Avenida Reforma fino allo Zócalo, la storica piazza centrale. Nei giorni successivi, le marce serali nel centro di Città del Messico diventano un appuntamento quotidiano.

Il 10 novembre, ad Acapulco – già teatro di una grande marcia di protesta alla fine di ottobre – i manifestanti hanno bloccato le vie di accesso all’aeroporto, nel tentativo di attirare l’attenzione di turisti e viaggiatori sulle loro istanze. Nei giorni seguenti, a Città del Messico picchetti di manifestanti hanno iniziato  a presidiare i caselli delle vie d’accesso alla città, cercando di parlare con chi passa. Meno pacifiche altre manifestazioni. L’11 novembre, a Chilpancingo – il capoluogo dello stato di Guerrero – si sono verificati  violenti scontri tra i dimostranti e la polizia; il 12, i manifestanti hanno incendiato  la porta della sede del governo statale. Il 16, infine, una marcia pacifica a Città del Messico culmina in  uno scontro fra gruppi di studenti e la polizia.

Il 20 novembre viene annunciato uno sciopero generale in tutto il Messico. Le manifestazioni si susseguono quotidianamente in molte città.

Nel frattempo, l’attenzione generata dai media internazionali sulla tragedia diventa volano di manifestazioni in tutto il mondo. Tra il 15 e il 17 novembre, marce di protesta e sit-in davanti alle ambasciate e ai consolati messicani si svolgono negli Stati Uniti – da New York a Los Angeles a Seattle. A Brisbane, in Australia, in occasione dell’incontro del G20, un gruppo di manifestanti ha esposto bandiere messicane e australiane “decorate” con il numero 43. Sia le comunità messicane, sia ONG e realtà sociali, continuano a chiedere che sia fatta giustizia. Manifestazioni sono state annunciate a Londra, Edinburgo, Buenos Aires, Caracas, La Paz, Madrid, Montreal, Chicago, Napoli, Phoenix, San Salvador, Managua, Santiago del Cile, Río de Janeiro, Monaco di Baviera, Río de Janeiro, Lima, Bogotá.

Personalità di tutto il mondo, dal presidente boliviano Evo Morales al papa Francesco I, hanno in questi giorni espresso la loro solidarietà alle famiglie degli scomparsi e fatto pressioni sul governo messicano perché si dia una svolta alle indagini.

Nella speranza che l’attenzione non cali su questo tema, anche la società civile italiana si sta organizzando per aggiungersi a questo coro di solidarietà. Libera ha chiesto l’immediata creazione di una Commissione per la Verità e la Giustizia, una Commissione indipendente, assistita tecnicamente dall’Organizzazione delle Nazioni Unite ed i cui componenti vengano approvati dalle famiglie delle vittime. Si sta lavorando per una giornata di solidarietà con le vittime e le loro famiglie il26 novembre. Non solo per i “43 di Iguala”, ma per tutti i 26.000 desaparecidos che il Messico piange, e per le loro famiglie.

Per seguire tutti gli aggiornamenti – www.messicoxpace.it

Verità e Giustizia per Ayotzinapa – di Giulia Baruzzo

Stefano Fumarulo di Libera: “In Messico 27mila desaparecidos” VIDEO

Una Commissione per la verità in Messico – l’editoriale di Tonio Dell’Olio

Tutti i fatti da Iguala a Città del Messico – la cronologia a cura di C. Cardella per Libera Internazionale

* Andrea Sartori per Libera Internazionale

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