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Buon compleanno Dodò

di Matteo Dalena il . L'analisi

Esistono mille modi per morire. Lo insegnano nuove trasmissioni d’importazione, a tarda sera, in quell’assurda giostra per tutti i gusti che è il digitale terrestre. Nella vasta, variegata e pittoresca casistica di decessi sono annoverate le cosiddette “morti per sbaglio”, “errore umano” o “tragica casualità”, quando cioè la vittima è, spesso, carnefice di se stessa. Soffocamento, strangolamento, asfissia, emorragia, la lista è lunga e colorita. Ci sono però altre “morti per sbaglio”: quando ad esempio qualcuno progetta un omicidio e nell’eseguirlo il killer sbaglia e uccide un innocente. Lo si progetta, lo si compie ma il bersaglio non è il desiderato.

L’uccisione del piccolo Domenico “Dodò” Gabriele, avvenuta ormai 5 anni fa non è “per sbaglio”. È chi lo afferma a sbagliare. Molti lo fanno inconsapevolmente, chi lo scrive poi sbaglia doppiamente perché le parole, come macigni, restano. E l’uso di virgolette o caporali non alleggerisce il carico di certi termini. Siamo giornalisti, dovremmo saperlo. Resistenza semantica? Perché no. E dunque: banditi spararono all’impazzata nella consapevolezza di colpire altra gente, oltre al bersaglio prestabilito. Agirono secondo disegni, rispettandoli. Nulla di sbagliato dunque. E, soprattutto, nemmeno il bambino era in errore: si trovava nel posto giusto, lo spazio del gioco e dello svago, dove le armi dovrebbero essere bandite.

“Mi dava molto fastidio quando si diceva che Dodò era nel posto sbagliato. Mio figlio era in un campo di calcetto, il posto giusto per i bambini. Sono stati loro a venire a sparare nel posto sbagliato, anche se non si dovrebbe sparare da nessuna parte”. A ribadirlo Giovanni Gabriele, padre di Dodò, stamattina al termine di una toccante manifestazione nel teatro “Apollo” di Crotone, organizzata da Libera e che ha visto protagoniste diverse scuole della Regione, cimentarsi nella ricostruzione di storie di giovani vittime della ‘ndrangheta. La manifestazione “Buon compleanno Dodò”, in occasione della sesta giornata della legalità ha avuto come obiettivo principale la veicolazione del messaggio secondo cui uomini senza onore e senza legge non si fermano più neanche dinanzi all’innocenza. Ma il regalo più grande per Giovanni e Francesca, in quello che sarebbe dovuto essere il sedicesimo compleanno di Dodò, potrebbe essere intanto un risarcimento in termini di parole, un più giusto vocabolario della memoria. Quella di un innocente, ucciso e non per sbaglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Matteo Dalena. Giornalista pubblicista, collabora con la redazione cosentina di “Gazzetta del Sud”. Studioso di microstoria, storia sociale e storia dei sentimenti, collabora con la cattedra di storia moderna dell’Università della Calabria. I suoi scritti in prosa e versi (Calabria Citra in Versi, I miei Sud, Dal Nulla a Te. Intimismi) parlano di margini, di periferie della storia e della vita, di vicende personali e familiari indagate dal punto di vista delle passioni, della sofferenza, dell’amore, del tradimento e dell’odio.

 

 

 

 

 

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