NEWS

Mafie e criminalità: più sicurezza pubblica? “No” a leggi contorte e a favore dei delinquenti

di Piero Innocenti il . Lombardia

Alla fine del 2014, se il trend si mantiene sui livelli dei primi sei mesi, in Italia si supererà il tetto dei tre milioni di delitti denunciati dalle forze dell’ordine alla magistratura. Nel 2008 erano stati 2.709.888. L’anno scorso 2.868.726 ( dati consolidati del Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza, giugno 2014). A questi numeri si dovrebbero sommare quelli che vengono commessi e che, per una serie di ragioni, non vengono denunciati all’autorità di polizia. È la c.d.”cifra oscura” sulla delittuosità che varia, nel tempo, da regione a regione, ed è inversamente proporzionale al senso civico dei cittadini, alla fiducia che si ha nelle istituzioni deputate alla sicurezza, a situazioni locali particolari. Sempre alla fine del corrente anno, le persone denunciate si attesteranno, probabilmente, intorno al milione, un terzo delle quali stranieri. Una situazione, diciamolo francamente, non certo entusiasmante per un paese che non riesce ad uscir fuori dalla crisi morale, sociale, economica, occupazionale che attraversa ormai da troppi anni. Un paese senza una chiara strategia sulla prevenzione generale di polizia, che pensa di risolvere il problema dellecondanne ( con risarcimenti di milioni di euro) da parte della Corte di giustizia europea per il (vergognoso) sovraffollamento nelle carceri, alleggerendo il sistema con provvedimenti legislativi che rimettono in circolazione ladri, rapinatori, spacciatori, violentatori, mortificando tutti gli operatori delle diverse forze di polizia che quotidianamente prestano servizio per garantire quella sicurezza pubblica tanto invocata, a parole. Una sorta di “indulto permanente”, così ebbe a definire la situazione della sicurezza pubblica già alcuni anni fa, l’allora Capo della Polizia Prefetto Manganelli. La situazione non è mutata. Anzi. Prendiamo, ad esempio le recentissime novità legislative apportate al testo unico sugli stupefacenti del 1990 ed in particolare alla legge di conversione 16 maggio 2014 n.79 del decreto legge 36/2014 con cui è stato modificato, ancora una volta, il quinto comma dell’art.73 (Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope). Il legislatore ha ripristinato il vecchio quadro edittale previsto per i fatti di lieve entitàaventi ad oggetto le droghe “leggere” dal testo originario del testo unico estendolo anche ai fatti che hanno ad oggetto droghe “pesanti”, prevedendo la pena della reclusione da sei mesi a quattro anni e la multa da 1032 a 10.329 euro. Questo nuovo limite massimo di pena se ancora consente alla polizia giudiziaria l’arresto in flagranza ex art.381 comma 1 del CPP ( e, quindi, il conseguente giudizio direttissimo in caso di convalida), rende, tuttavia, inapplicabile, ai sensi dell’art.280 del CPP, la misura della custodia cautelare in carcere per i fatti di cui al comma 5. Questo ha comportato, intanto, che dal momento dell’entrata in vigore della norma, le misure cautelari in carcere in corso sono state revocate rimettendo in libertà molti spacciatori, in gran parte stranieri perché è noto che nella piramide del narcotraffico la base è composta nella stragrande maggioranza da loro. Ora è abbastanza complicato individuare quando un fatto è di lieve entità in relazione ai “..mezzi, la modalità o le circostanze dell’azione ovvero per la qualità e quantità delle sostanze…” ( in questo senso il comma 5). Oltretutto, il nuovo limite edittale di quattro anni di reclusione apre agli imputati per i fatti di cui al comma 5 la possibilità di essere ammessi al nuovo istituto della sospensione del processo con la messa in prova ai sensi dell’art.168 bis introdotto dalla legge 67/2014. Il principio del “favor libertatis” è ulteriormente ribadito con il ripristino del comma 5-bis dello stesso art.73 con cui torna possibile sostituire le pene detentive e pecuniarie per i delitti di cui al comma 5 con la pena del lavoro di pubblica utilità previsto dal decreto leg.vo 274/2000. Se a questo aggiungiamo le ulteriori novità introdotte sempre con la legge 67/2014 ( finalizzate a ridurre il sovraffollamento delle nostre carceri) che ha introdotto, tra l’altro la pena detentiva “non carceraria”, (la reclusione o arresto domiciliare), alla cui verifica saranno deputate le già scarse forze di polizia sul territorio, si può comprendere come la situazione generale della sicurezza pubblica del nostro paese sia destinata a peggiorare. Serviranno a ben poco per la prevenzione le telecamere “antispaccio” al Pigneto e a San Lorenzo ( due quartieri romani a forte rischio) annunciate dal sindaco di Roma dopo le proteste degli abitanti stanchi di vedere spacciatori tranquilli a vendere la “roba” sotto casa. Non ci si stupisca, poi, se un rumeno, arrestato per lo stupro di una giovane studentessa polacca, pochi giorni fa a Torino, subito dopo l’arresto, rivolto agli agenti, con una smorfia, abbia potuto dire :”Tanto tra poco mi rimettono in libertà!”.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link