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Al prefetto Sodano la cittadinanza onoraria delle Isole Egadi

di Rino Giacalone il . L'analisi

Una giornata d’estate. Viene quasi voglia di andare in spiaggia e farsi una bella nuotata nell’azzurro del mare delle Egadi, la più grande riserva marina del Mediterraneo. A Favignana, l’isola più grande dell’arcipelago, dove ci sono anche le suggestive Levanzo e Marettimo, c’è il sole che illumina la bellezza del posto, basta poco perché qui sia estate anche quando la bella stagione non è ancora, da calendario, ufficialmente arrivata. Basta cercare e la bellezza di questa terra la trovi, la assapori, la vivi e la condividi con gli altri. Oggi qui a questa bellezza se ne è aggiunta un’altra, quella delle idee, dell’impegno…quello fatto con la conoscenza che è responsabilità, come spesso ricorda don Luigi Ciotti. E’ un sole che bacia Favignana in un giorno particolare, è il giorno in cui viene conferita, nelle forme ufficiali, con una seduta straordinaria del Consiglio comunale, la cittadinanza onoraria all’ex prefetto di Trapani Fulvio Sodano. Il sindaco Lucio Antinoro ha fatto propria la proposta del giovane consigliere comunale Michele Rallo, ancora voci che si sono alzate per dire “no alle mafie”, a quella “mafia” che ha sporcato la bellezza di questa terra insaguinandola e alla fine inquinandola nei suoi settori vitali . La mafia che non spara più, che è sommersa, quella che è nelle mani del latitante Matteo Messina Denaro, si nasconde in questa parte di Sicilia: qui oggi le intimidazioni arrivano in nome della legge e colpiscono chi insiste nel riconoscere un solo potere, quello dello Stato libero e democratico, chi vuole combattere mafie ed ingiustizie, malapolitica, corruzione, connivenza; nei confronti di questi spesso scatta la tecnica dell’isolamento, della delegittimazione, fa scandalo un giornalista che frequenta un inquirente o un investigatore e non invece un sindaco che stringe la mano all’imprenditore mafioso, o un sindaco condannato resta tranquillamente a fare il sindaco, un impresentabile per causa di giustizia si presenta e viene eletto, anzi trascina il popolo dietro di se, e Matteo Messina Denaro, con la sua latitanza, la sua violenza stragista non è per qualcuno il primo dei problemi. La mafia che non spara, la mafia sommersa, un giorno del 2002 si presentò a Trapani nell’ufficio del prefetto, Fulvio Sodano. Voleva convincerlo a vendere un bene confiscato a Cosa nostra, un impianto di calcestruzzi, la Calcestruzzi Ericina. Favignana c’entra con la Calcestruzzi Ericina, perché quando questa impresa era nelle mani del capo mafia Vincenzo Virga, venne qui sull’isola a collocare una sua struttura, era il tempo in cui si cominciava a costruire una galleria, uno degli appalti pilotati della mafia, l’aggiudicazione fu decisa dal boss Giovanni Brusca, il completamento dall’imprenditore valdericino Tommaso Coppola, a tavolino fu studiato come affidarla all’impresa Morici, l’imprenditore che in giro andava dicendo di essere un “protetto” del senatore Antonio D’Alì. Il politico che al prefetto Sodano, pensando di sbeffeggiarlo, dava del “favoreggiatore” delle imprese confiscate .  Quel prefetto invece per tempo aveva compreso con chi doveva avere a che fare e soprattutto che c’erano i mafiosi che volevano aggredire i beni confiscati. Nel 2002 li denunciò, nel frattempo proseguì con più intensità un lavoro che aveva cominciato e che era quello di affidare i beni confiscati alla gestione della società civile, restituendo ai cittadini onesti il maltolto, togliendo quei beni ai mafiosi e ai loro familiari che pur essendone stati spossessati riuscivano ancora a tenerli come propri.

La mafia non gradiva il prefetto Sodano e si augurava che venisse presto cacciato via da Trapani. Gli investigatori della Squadra Mobile, all’epoca diretti da Giuseppe Linares, intercettarono quei mafiosi che parlavano di un trasferimento imminente del prefetto Sodano, volevano che Sodano presto andasse via. Il Governo Berlusconi, il ministro dell’Interno Pisanu, fecero il resto…non si sa se davvero fu la voce dei mafiosi ad entrare al Viminale e a Palazzo Chigi, ma Fulvio Sodano improvvisamente nel luglio del 2003 fu trasferito ad Agrigento. Il suo ultimo atto però fu quello di mettere attorno ad uno stesso tavolo amministratori di beni confiscati, Comuni, associazioni, a cominciare da Libera, perché nessuno potesse più tornare indietro sul riuso dei beni confiscati. Prima di andare via aveva preso le chiavi della casa dove continuavano ad abitare i familiari del boss Virga, sebbene da anni la palazzina era confiscata. Ci salutò dicendoci che “lui andava via proprio per l’oggetto di quella riunione”. Poco tempo dopo, quando era ancora prefetto ad Agrigento, rese un interrogatorio alla Dda parlando del suo lavoro a Trapani e del senatore D’Alì che da sottosegretario all’Interno si comportava con lui quasi che quel prefetto rappresentando lo Stato era un suo nemico. Adesso è in pensione Fulvio Sodano, inchiodato su una sedia da una grave malattia, ha perduto i movimenti, non parla, si nutre con le flebo, ma continua a parlare con gli occhi che leggono la tastiera di un particolare computer e riesce a scrivere tutti i suoi pensieri.

Provate a immaginare a dover vivere in un paese in cui si è privati della libertà e dei diritti legittimi, io non ci sono riuscito… ” scrive oggi il prefetto Sodano riassumendo quegli anni a Trapani . “La vicenda dei lavori al porto di Trapani fu il giro di boa del prefetto Sodano, la via di non ritorno, tanti e grandi erano gli interessi – ricorda il consigliere comunale Michele Rallo – Dall’inchiesta “Mafia e appalti” furono tanti gli imprenditori, uomini delle istituzioni e politici finiti in manette per aver favorito o posseduto imprese in realtà nelle mani della mafia. Fatti che risalgono al 2005, ma che ancora oggi hanno una loro attualità, vedasi la recente operazione del 9 aprile, dove sono stati sequestrati beni per 30 milioni di euro (all’imprenditore Morici ndr). Vorrei evidenziare che si tratta dello stesso appalto di allora, degli stessi lavori del porto di Trapani. Sembra quasi che in questa terra nulla cambi, nulla si muova”. “Ho esaminato le mie battaglie non facili – aggiunge nel suo scritto il prefetto Fulvio Sodano – ma alle quali ho sempre creduto nella consapevolezza che la logica dell’uomo di Stato è spesso terreno di scontro contro la sopraffazione della dittatura mafiosa, ma io avevo giurato fedeltà allo Stato, ai principi di democrazia, giustizia e legalità e solo a quelli dovevo ispirare le mie regole di comportamento umano e la mia attività lavorativa e mai avrei dovuto subordinarla ad interessi di parte o limitarne il campo di azione. Ho analizzato le batoste subite, l’isolamento nei momenti critici da parte di chi per logica di potere non mi ha supportato e fu allora che compresi che lo Stato non sempre stava dalla parte dello Stato, ed ancora il rammarico per le tante cose importanti che non ho potuto realizzare ma anche i buoni risultati raggiunti per il successo della equità sociale e per  il rispetto della dignità , grazie sopratutto all’ottima collaborazione di chi ha voluto rischiare condividendo le mie idee, scegliendo percorsi impopolari e scomodi”. “La concessione della cittadinanza onoraria al Prefetto Sodano, il prefetto del popolo  – conclude Michele Rallo – vuole ricordare la costanza e il coraggio di quest’uomo, perché sia d’esempio per le generazioni future. Il suo ricordo, le sue parole possano essere come vento, toccare gli animi di tutte le genti di questa terra”. “Questo ambito riconoscimento – conclude così la lettera il prefetto Sodano – per me è motivo di riconoscenza e orgoglio, urlo, con la forza della voce del cuore e non più ahimè della parola, che oggi possiamo ben gioire  perché la strada per proclamare il lutto della mafia  è già aperta, potremo godere nel vedere arresi e umiliati e sconfitti, almeno sino a quando non si ravvedranno sinceramente, i potenti di una volta”.

Al prefetto Sodano da quando è andato via da Trapani a riconoscimento del suo impegno sono state conferite le cittadinanze onorarie di Erice, Marsala e adesso Favignana. Libera ha chiesto che la cittadinanza onoraria gli venga conferita anche dal Comune di Castelvetrano, ancora nessuna decisione. A Trapani invece la proposta ha incontrato un rifiuto prima e un rinvio oggi. Disse “no” nel 2005 il sindaco dell’epoca, Girolamo Fazio, ha rinviato all’adozione di un regolamento il sindaco di oggi, Vito Damiano. Il regolamento adesso c’è ma una volta adottato il primo cittadino si è subito ricordato di altri, del patron del Trapani Calcio, l’armatore Vittorio Morace, per premiarlo dopo la promozione in serie B della squadra. Fazio invece preferì dare la cittadinanza onoraria a due giornalisti che facendo le cronache delle gare di Coppa America, disputatesi a Trapani nel 2005, parlarono bene degli “arancini” che qui loro poterono gustare, avendo come scenario i lavori al porto controllati da quella mafia che Sodano invece aveva cacciato via dalla porta principale del suo ufficio e che poi nelle stanze del potere riuscì a rientrare dalle finestre…aperte sul mare.

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