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Il “buco nero” del narcotraffico in Africa Occidentale

di Piero Innocenti il . Senza categoria

L’operazione antidroga “For sale”, portata a termine, alcune settimane fa, dai carabinieri di Torino con l’esecuzione di cinquantatre ordinanze di custodia in carcere di cui ben 43 nei confronti di cittadini senegalesi, ci consente di tornare sul tema dei traffici di droga che interessano diversi paesi africani. E’, ormai noto da alcuni anni, che consistenti spedizioni di cocaina arrivano in Africa Occidentale, via mare, dal Sud America. E’ anche risaputo che le mafie italiane hanno aperto, da tempo, veri “uffici commerciali” per curare anche in Africa i loro “affari”. Il trasbordo della cocaina, stipata in grandi container, avviene generalmente da “navi madre” su imbarcazioni più piccole e veloci, lungo la costa atlantica (privilegiate le dieci isole di Capo Verde) o nei porti di Lagos, Tema (Ghana), Lomè (Togo), Cotonou (Benin), Donala (Camerun).Da qui verso il mercato europeo attraverso i porti di Valencia, Barcellona, Gioia Tauro, Lisbona, Rotterdam.Un flusso minore di cocaina, invece, giunge via aerea utilizzando anche piste clandestine di atterraggio spesso preparate all’ultimo momento. Sono tre i canali di transito della cocaina che si possono tracciare: quello meridionale, che va dalla Baia di Benin verso il Togo Ghana e Nigeria; quello settentrionale che coinvolge la Guinea Bissau e la Guinea Conakry ed un terzo itinerario che interessa la Sierra Leone, le isole di Capo Verde e la Mauritania. Proviamo a dare uno sguardo ad alcuni di questi paesi.Il Senegal (13,6 milioni di abitanti, italiani residenti 671, stimati circa 1.200, alla fine del 2012), è un territorio di “interesse” nel panorama del narcotraffico internazionale e la cannabis cresce un po’ dappertutto, in particolare nella regione della Casamance (al confine con la Guinea Bissau e il Gambia) dove sono insediate forze ribelli in lotta contro il regime. Modesti i quantitativi di cocaina sequestrati negli ultimi due anni (62 kg.), più consistenti quelli della cannabis (22,6 ton).

Nel 2007, la Gendarmeria senegalese intercettò ben 2.454 kg di cocaina. Sconsigliato andare in “gita” nella confinante Mauritania(3,2 milioni di abitanti,22 italiani residenti).Il paese è considerato a”rischio”, soprattutto nelle zone confinarie con il Mali e il Sahara occidentale dove imperversano bande di malviventi e di estremisti. Modesti i quantitativi di droga sequestrati dalla polizia nel biennio 2010/2012 (1,7 kg tra cocaina ed eroina), più consistenti quelli della cannabis (2,1 ton) destinata soprattutto al consumo interno. Ancor più “nera” la situazione generale nella Repubblica del Mali (14,5 milioni di abitanti, 38 gli italiani residenti), controllata attualmente dalle forze militari francesi intervenute agli inizi dell’anno dopo le violente tensioni etniche e i conflitti interni generate dal fondamentalismo islamico e dal banditismo. A metà aprile c.a. il paese continua a vivere una situazione drammatica che ha portato circa 70mila maliani a rifugiarsi, in condizioni disperate, nel deserto della Mauritania. Sequestrate, nel periodo 2010/2012 circa 28 kg di cocaina e circa 6 ton. di cannabis. La Repubblica del Gambia (1,8 milioni di abitanti, 14 italiani residenti), paese economicamente arretrato, “penetra” all’interno del Senegal per poco più di 10mila kmq  ed è interessato da contrabbando, traffici di droga e riciclaggio di denaro. La porosità delle frontiere e la scarsità (direi nullità) dei controlli accentuano questo clima di generale insicurezza. Le 2,12 ton. di cocaina sequestrate nel’ultimo triennio sono un evidente indizio di come il paese sia un territorio molto utile per il transito di partite di cocaina. La Guinea Bissau ( 1,5 milioni di abitanti, 20 italiani presenti), paese molto instabile e tra i più poveri al mondo, ha vissuto negli ultimi anni alcuni tentativi di colpi di Stato. Nel 2009, l’uccisione del presidente della Repubblica Joao Bernardo Vieira e del capo di stato maggiore dell’esercito, hanno rappresentato l’apice degli scontri tra alcuni settori dei militari anche per il controllo di traffici illeciti. Difficile, per un poliziotto, vivere con lo stipendio di 65 euro, con pagamenti saltuari ai dipendenti pubblici, con una prospettiva di vita che vede circa un quarto dei bambini morire prima dei cinque anni. Buona parte del territorio è fuori del controllo del governo centrale e, in diverse zone, sono i generali dell’esercito i veri “governatori” locali in combutta con gruppi della criminalità, in particolare del narcotraffico. Si può, allora, comprendere perché i narcotrafficanti colombiani, messicani e venezuelani, abbiano scelto questo paese come quello “ideale” per la cocaina diretta verso l’Europa. Non va dimenticato che da queste parti, nel luglio del 2008, la polizia bloccò un aereo Gulf Stream “affittato” dai narcos del cartello messicano di Sinaloa e pilotato dall’abile Carmelo Vasquez Guerra, protagonista di numerosi voli con aerei carichi di cocaina. Le ottantadue isole, disabitate, al largo di Bissau, rappresentano il contesto favorevole per gli approdi di imbarcazioni che trasportano droga ( nel biennio 2011/ 2012 sequestrati 16,4 kg di cocaina e 1,4 ton di cannabis). Nonostante una legislazione antidroga severa, la sostanziale assenza del potere giudiziario ( fortemente corrotto), sancisce, di fatto, la totale impunità. Situazione non certamente migliore nella confinante Guinea Conakry (10,6 milioni di abitanti,31 italiani residenti). I continui scontri tra bande armate, al confine con la Sierra Leone, hanno causato la morte di migliaia di persone e aumentato drammaticamente il numero di rifugiati sia dalla Liberia che dalla Guinea Bissau e dalla Sierra Leone. Nel biennio 2011/2012, le forze di sicurezza hanno intercettato circa 25 kg di cocaina e 4,5 ton. di cannabis. Nell’ottobre 2009 erano stati individuati sette laboratori per produrre amfetamine e raffinare la pasta base di cocaina per il crack. La decennale guerra civile (1991/2001) inSierra Leone, ha lasciato profondi segni su questo paese che vive una complicata situazione economica aggravata da un’elevata disoccupazione giovanile causa ancora di sporadiche tensioni sociali. La criminalità locale è fortemente interessata al traffico di diamanti, di prodotti medicinali contraffatti (l’OMS pone il paese in testa alla relativa graduatoria) e alla cyber criminalità (prelievi dai cc/bancari on line in danno di cittadini europei ed americani).

Nel triennio 2010/2012 la polizia ha sequestrato 148 kg di cocaina e circa 5 ton. di cannabis. Va anche ricordato che nel luglio 2008 la polizia aveva sequestrato un Cessna con le insegne della Croce Rossa, utilizzato per un carico di cocaina. Situazione ancora instabile anche in Costa d’Avorio (21,5 milioni di abitanti, 393 italiani residenti), dopo i violenti scontri armati del 2010-2011 conseguenti ai contrasti tra i sostenitori dell’ex presidente Gbagbo e del neo eletto Ouattra (insediatosi nel maggio 2011). Alti gli indici di criminalità con particolare riferimento al riciclaggio di denaro, alla frode fiscale, al traffico di droga, alla contraffazione, corruzione, cyber criminalità. Sul fronte dei sequestri di droga si sono registrati 7 kg di cocaina, 20,5 di eroina, 4,8 ton. di cannabis e 120.746 pasticche di amfetamine. Il Ghana (24,7milioni di abitanti, 241 italiani residenti), dai paesaggi naturali splendidi, indipendente dal 1957 dopo un’alternanza di governi militari e civili, è anche un importante punto di transito della cocaina proveniente dall’America Latina e un buon produttore di cannabis destinata al mercato interno e regionale. Le attività criminali privilegiate sono il contrabbando di merci contraffatte, di auto rubate (dal vicino Togo), il riciclaggio di denaro sporco, il traffico di cocaina. Negli ultimi due anni diversi corrieri ghanesi sono stati arrestati negli aeroporti italiani, provenienti da Accra, con apprezzabili quantitativi di cocaina occultata nei bagagli o ingerita nello stomaco. Due anni fa (febbraio 2011), fu scoperto dai carabinieri un traffico di cocaina (15 le persone arrestate) proveniente dal Ghana che giungeva sino a Caserta per il successivo spaccio locale e/o smistamento ad altre città.

E’ pericoloso avventurarsi nel “deserto” del Ciad (10,7 milioni di abitanti, 38 italiani residenti) un paese molto povero, con un tasso di analfabetismo pari all’86% della popolazione, caratterizzato da frequenti incursioni di bande armate provenienti dal Sudan e da altre zone del Sahel. Impossibile controllare i quasi 6mila chilometri di confine con il Camerun,la Repubblica Centroafricana, il Niger, la Nigeria e il Sudan, Difficile controllare anche gli oltre duecento gruppi etnici presenti con oltre cento lingue tribali parlate. Le scarse forze di sicurezza, nel triennio 2010/2012, hanno sequestrato circa 40 kg di cocaina e 1,6 ton. di cannabis. Il Camerun (19,7 milioni di abitanti, 480 italiani residenti), è uno dei pochi paesi africani a non aver subito rovesciamenti istituzionali violenti e gode di una certa stabilità politica e sociale. Nel periodo 2010/2012 sul territorio sono state intercettati 150,9 kg di cocaina, 2,6 kg di eroina e 1,9 ton. di cannabis. A Capo Verde (circa 516mila abitanti, 173 italiani residenti), splendido arcipelago di dieci isole a 500 chilometri dalla costa senegalese, è aumentato il consumo di droga (crack e padijnha, cannabis con un principio attivo modesto) e la violenza in genere (omicidi, furti e scippi). Dopo diversi omicidi compiuti negli ultimi due anni, la lotta alla delinquenza giovanile è divenuta una priorità per il governo. Tra le cause scatenanti, i contrasti tra i vari gruppi in lotta per il controllo locale dello spaccio di droghe con il predominio delle “gangs Thungs” composte da giovani capoverdiani espulsi dagli Usa dopo la commissione di gravi delitti. Di rilievo il sequestro, nell’ottobre 2012, di una tonnellata e mezzo di cocaina, in un’unica operazione, operata ad Accra con la collaborazione di organismi italiani (il servizio aereo della Guardia di Finanza e il coordinamento della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga).Un sintetico panorama di alcuni paesi africani sui quali avrebbe dovuto convergere, molto prima, l’attenzione degli altri paesi, europei e Usa, per cercare di contrastare quel fenomeno mondiale del narcotraffico e delle organizzazioni criminali che lo gestiscono con la complicità, spesso, di istituzioni e rappresentanti corrotti.

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