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Le cafonate e la rozzezza di linguaggio di Borghezio & C.

di Piero Innocenti il . L'analisi

“Grazie alla piena, via i campi rom da Torino” è stata tra le più rozze dichiarazioni di stampo leghista, fatta il sette novembre 2011 dall’on. Davide Cavallotto, dopo l’esondazione del torrente Stura, avvenuta alcune ore prima. Poche parole che hanno confermato, se ce ne fosse stato ancora bisogno, la concezione agghiacciante della società che hanno i leghisti, la loro visione razzista.

Questa particolare “attenzione” agli “zingari”, alle migrazioni, ai “clandestini”, era iniziata nella primavera di quindici anni fa, con Irene Pivetti, anche lei leghista, ex presidente della Camera dei Deputati, che al Corriere della Sera (28 marzo 1997), a proposito degli sbarchi sulle coste pugliesi, dichiarava: “..gli albanesi vanno buttati a mare”. Gli incitamenti al disprezzo verso i migranti erano proseguiti con il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni (novembre 2003) che, facendo riferimento ad un gruppo di stranieri irregolari sfrattati, dichiarava “..peccato che il forno crematorio di Santa Bona è chiuso..”. Un’altra “perla” di queste fobie umane l’aggiungeva (dicembre 2007),  il consigliere leghista Giorgio Bettiol che invitava ad usare “.. con gli immigrati lo stesso metodo delle SS: punirne dieci per ogni torto fatto a un nostro cittadino”. Intanto il molto onorevole Calderoli, a Lodi, faceva fare due passi ad un maiale su un terreno destinato alla costruzione di una moschea e l’allora sindaco di Treviso, Gentilini, dichiarava di “..aver distrutto due campi nomadi e di zingari a Treviso, voglio eliminare tutti i bambini degli zingari che vanno a rubare…voglio tolleranza doppio zero”.

Molti anni dopo, il 24 ottobre 2011, a Treviso, dopo un brutto episodio di violenza ad una donna da parte di un uomo con “accento straniero e carnagione olivastra” (sudamericano, sentenzia subito La Padania del 25 ottobre), il vice sindaco leghista Giancarlo Gentilini afferma che “certi criminali vanno castrati e debbono marcire in galera” (La Repubblica, 25 ottobre). Sistemi sbrigativi quelli della Lega Nord per risolvere il problema dei “clandestini”. Una vera ossessione quella della castrazione. In effetti, è un “rimedio” al quale, appena qualche mese prima ( 15 aprile su l’inserto Venerdì di La Repubblica), aveva fatto riferimento l’onorevole Lehner :”Per prevenire squilibri demografici e prevedibili reati sessuali non sarebbe male agitare lo spauracchio della castrazione chimica dei migranti”. Un’interpretazione estensiva porterebbe ad auspicare il taglio della mano a chi ruba, della lingua a chi diffama, del “dito medio” a chi offende ( il “Senatur” li avrebbe già persi entrambi!), della testa a chi partorisce idee folli e pericolose, delle gambe a chi va in giro nelle piazze a protestare.

In mezzo a queste emblematiche esternazioni, ce ne sono state decine e decine di altre, quasi esclusivamente di provenienza leghista, che la dicono lunga sui sentimenti, quelli “autentici”, di una parte della popolazione italiana verso gli stranieri, soprattutto quando “non servono”. E’ Letizia Moratti, ex sindaco di Milano, nel 2010, a dichiarare solennemente (e incomprensibilmente!) che “..i clandestini che non hanno un lavoro normalmente delinquono”, a cui si aggiunge la teoria strampalata, formulata con un’equazione stupefacente dell’allora presidente del Consiglio Berlusconi “.. meno extracomunitari, meno forze che vanno ad ingrossare la criminalità”.

Arrivano, poi, le “sparate” di Borghezio ( per intenderci è quel “signore” che spruzzò disinfettante sui sedili dei treni su cui avevano dormito le prostitute), con un linguaggio ed uno stile da “salotto viennese”: “Noi siamo la Padania bianca e cristiana, siamo longobardi e non merdacce levantine e mediterranee…stanno imbastardendo il nostro sangue infettandolo con quello degli extracomunitari…non ci rompete più i coglioni con gli immigrati, vecchie facce di merda” (La Padania 13 aprile). Le farneticazioni di Borghezio si ripeteranno alcuni mesi più tardi, a luglio, esprimendo solidarietà ad un pazzo (Andreas Behring Breivik) che, in Norvegia, aveva ucciso settantasette giovani che partecipavano ad un campeggio-seminario socialista. Di qui l’espulsione dell’eurodeputato dal partito (solo temporanea, naturalmente).

Negli stessi giorni, a Radio padana, un conduttore si poneva il terrificante interrogativo:”Non è preoccupante se i vostri ascoltatori si chiedono quali siano le mani più sporche di sangue; quelle del pazzo di Oslo o quelle di chi lascia entrare i clandestini assassini?” (cfr. sul punto il sito di Repubblica.it). Di “aggressori ai quali, per ora, non possiamo sparare..” parla l’allora vice ministro Castelli (La Padania del 13 aprile 2011). Mentre il giornale di partito (ridotto a quattro pagine a fine 2011) titola “Buttiamoli a mare” di pivettiana memoria, Bossi rumoreggia: “Clandestini tutti a casa!”, e Lombardo, governatore della Sicilia, preoccupato del furto subito nella sua abitazione lampedusana, afferma categoricamente che “..l’avevo detto che bisognava uscire con il mitra”. Maroni, “deluso” dalla Tunisia che avrebbe fatto poco per impedire le partenze dalle coste, manda a dire “Pronti al rimpatrio forzato” (Cfr. La Padania del 29 marzo).

La Corte di Giustizia Europea, con la sentenza del 18 aprile 2011, sancisce il “de profundis” di un paio di commi del testo unico sull’immigrazione che sanzionavano penalmente gli stranieri inottemperanti all’ordine del questore di lasciare il territorio nazionale, commi ritenuti in contrasto con una direttiva comunitaria che non era stata ancora recepita dal nostro ordinamento (per dolo o colpa?). Interviene La Padania (29 aprile), deformando la realtà e titolando “Le procure rilasciano i clandestini”, “Clandestini, liberi tutti; la UE cancella il reato”, e, nell’edizione del 2 maggio,“La UE apre le celle ai clandestini. Presto liberi mille extracomunitari”. Evviva la libera e corretta informazione!

La guerra in Libia sta causando morte e distruzione? La Padania “chiarisce” (edizioni del 28, 29, 30 aprile e 7 maggio) che “Prime bombe, massa di immigrati. E adesso chi paga questo disastro?”, “Più bombe=più spese per il Nord”, “Bombe uguale più clandestini”, “La Nato blocchi bombe e flussi”. Ad alimentare le paure e le inquietudini, con informazioni completamente sballate, ci pensa il ministro dell’Interno Maroni, facendo riferimento ad un’ imminente “invasione della penisola” ( espressione più volte utilizzata) di “milioni pronti a fuggire dalla Libia” (La Padania del 10 maggio) ed ancora “… sull’immigrazione: doveva essere una guerra lampo, l’unico risultato è stato quello di riempirci di profughi” (La Padania del 12 giugno). Sui minorenni stranieri trasportati dai trafficanti in Italia è sempre il “geniale” ministro Maroni (oggi presidente della Regione Lombardia) a dichiarare, tra gli applausi di molti parlamentari, che “..mercanti di carne umana trasportano illegalmente in Europa un nero che non è meno pericoloso solo perché è un bambino. Crescerà e sarà una nuova recluta del vasto esercito di criminali immigrati che mettono in pericolo la sicurezza dei bianchi..”. Il “gioco” sul web di Bossi junior, “vince chi affonda più barche d’immigrati”, viene tolto dopo qualche modesta polemica. E’ soltanto uno degli insulti alle persone che sono stati tollerati, per anni, con debolezza e indulgenza colpevole, ed è questo il vero scandalo!

Al termine della guerra libica ( rivolte e scontri, in realtà, proseguono, ancora nell’ aprile 2012), con la  morte del colonnello Gheddafi, avvenuta il 21 ottobre 2011, la solita ossessione si abbatte sui leader della Lega: tuona Bossi: ”Adesso bisogna mandare a casa i clandestini libici”; e Maroni si affretta a “tracciare” l’intesa con l’omologo ministro libico sulla collaborazione nell’addestramento della polizia libica e, ovviamente, sul contrasto dell’immigrazione clandestina.

Tra settembre e ottobre esplode la “Rivolta del popolo padano” ( è il titolo della Padania del 3 ottobre), dopo che il presidente Napolitano, al quale i leghisti non risparmieranno espressioni volgari e irrispettose, ha parlato di ipotesi fuori dalla realtà quanto ad una Padania come entità territoriale e ad una secessione dall’Italia. Il giornale di partito, per alcune settimane, riserva intere pagine a lettere e commenti vari di leghisti e simpatizzanti che respingono le dichiarazioni fatte da Napolitano al grido “io esisto e sono padano”. Tra le deliranti dichiarazioni, anche quelle del neosegretario della Lega di Varese, il 12 ottobre: ”Per la Padania sono pronto a usare le armi”. Si tratta della persona eletta “autoritariamente” segretario provinciale da Bossi, pochi giorni prima, nonostante le proteste dei delegati al congresso che volevano scegliere  liberamente il segretario.

Continua, purtroppo, il teatrino della politica italiana mentre proseguono gli sbarchi di migranti sulle coste calabro/ pugliesi, dopo che Lampedusa è stata dichiarata, su input di Maroni, “approdo insicuro”. Stupisce la rapidità dei rimpatri/respingimenti adottati senza andare troppo per il sottile: il 24 ottobre, 151 migranti, intercettati al largo delle acque baresi su di un barcone, vengono rimpatriati in Egitto dopo 24 ore. Intervistati e ascoltati da mediatori culturali e interpreti solo per accertare la loro nazionalità, vengono imbarcati su due voli charter, decollati il 24 pomeriggio, con 81 persone e 28 il mattino seguente ( i restanti 42 non vengono rimpatriati perché minorenni; alcuni sono riusciti a fuggire!). Stessa sorte, il 19 novembre, per altri 106 egiziani ( esclusi 57 minorenni), giunti nel porto di Bari su di un peschereccio battente bandiera maltese. Per tutti, destinazione Il Cairo. L’accordo con l’Egitto ( dove si succedono scontri e violenze, con decine di morti) funziona perfettamente!

La Lega, con il solito garbato “stile-Oxford”, torna nuovamente sui temi dell’immigrazione dopo le dichiarazioni (22 novembre) del Presidente della Repubblica che giudica “assurdo e folle” che i nati in Italia da genitori stranieri non abbiano la cittadinanza italiana. Su tutte, quella di Marcello Ricci su La Padania del 25 novembre, laddove parla “..del degrado culturale e morale che l’immigrazione comporta..” (e parla a cittadini ancora costernati per la connotazione criminale e arrogante dei personaggi delle varie “cricche” del sottobosco governativo di cui i leghisti hanno fatto parte), lasciandosi, poi, andare a considerazioni sui “disturbi naturali o antropici” causati dalla presenza umana al territorio “disturbato” dalla invasione degli stranieri. Senza parole! Ne aggiunge una di più Maroni, ex ministro dell’Interno, a Milano, il 29 novembre, (ri)parlando ancora del sogno della Padania libera perché “…siamo barbari..sognanti” (sul “barbari” sono d’accordo!). Il 4 dicembre, a Vicenza, si è riunito il c.d. parlamento padano per adottare decisioni vitali. Non le abbiamo viste! Abbiamo, però, visto le “arringhe”, subito dopo Natale, di Umberto Bossi che, innanzi ad uno sparuto gruppo di sostenitori leghisti, riuniti in una sala da osteria, dando del “terrun” al presidente Napolitano e salutandolo con il gesto delle “corna”, ha confermato il suo alto “spessore” di uomo e di politico che nessun paese serio vorrebbe mai vedere. Il 2012 inizia con il commento razzista (9 gennaio) di un consigliere leghista di Albenga: “Ci vogliono i forni per gli immigrati” (affermazione, già fatta in passato, che evidenzia disturbi di coscienza) ma che non “voleva essere offensiva”, si affretta a replicare l’interessato. Giudichi il lettore! Il 22 gennaio, manifestazione a Milano del Carroccio che, nei giorni antecedenti, ha mostrato evidenti incrinature (Maroni contro il c.d. Cerchio magico dei “fedeli” intorno a Bossi). Il “senatur” emerge ancora per il suo eloquio di alto spessore politico con un “..Monti fuori dai coglioni..” e “..Roma..’fanculo”.

Torna  a farsi vivo l’eurodeputato Mario Borghezio con una delle sue “solite” buffonate. E’ il 14 febbraio 2012 e da Strasburgo segnala l’attivazione di un sito web, chiamato “ Padania e libertà- l’altro volto dell’immigrazione”, sul quale i cittadini possono segnalare la presenza di clandestini insieme a “..fatti e comportamenti di rilievo inerenti gli immigrati extracomunitari “.Viene garantito l’anonimato! Parola di onorevole! Ai primi di marzo leggiamo alcune delle segnalazioni: da Genova “avvistate bande di ragazzi ecuadoregni giovani e violenti”; da Torino segnalato “servizio privato notturno di tassisti abusivi neri per i loro simili”. Senza parole! E’ sempre Borghezio a farsi notare con le sue “riflessioni” (17 aprile 2012): “Fossi al posto del premier Monti venderei la Sicilia e la Campania agli Usa o a qualche pool di miliardari russi o americani”. L’ultima l’eurodeputato la spara a fine aprile 2013, subito dopo la nomina a ministro dell’Integrazione di Cecile Kyenge, colpevole di voler cambiare la legge sulla cittadinanza con lo ius soli: “ Il governo del bonga bonga…gli africani sono africani…non hanno prodotto grandi geni, basta consultare l’enciclopedia di Topolino…”

Potrebbero essere, le residue esternazioni di esponenti politici in fase di estinzione forzata? Ad aprile 2012, infatti, con le inchieste avviate da alcune Procure della Repubblica, emerge che i rimborsi elettorali ricevuti dalla Lega Nord venivano utilizzati dal tesoriere del partito (Belsito) per pagare le spese private della famiglia Bossi e di alcuni personaggi del c.d. “cerchio magico” ( tra cui Rosy Mauro, vice presidente del Senato) vicini al leader storico. Inizia, tra aspre polemiche, l’opera di “pulizia” all’interno del movimento, da parte di Maroni ( ritenuto il “cospiratore” e ideatore della manovra per mettere fuorigioco Bossi), dopo che Umberto Bossi si è dimesso da segretario (diventando, però, presidente del partito!) ed il figlio Renzo da consigliere regionale in Lombardia. Le indagini proseguono alla ricerca di lingotti d’oro ( una parte verranno riconsegnati il 17 aprile 2012 dall’ex-tesoriere), diamanti ed altro denaro investito all’estero ( uno yacht, del valore di 2,5 milioni di euro, acquistato con soldi della Lega (o, meglio, nostri) da Belsito, in godimento a Riccardo Bossi tramite un proprietario prestanome, viene rintracciato in un porto tunisino ad aprile 2013). Altro che Roma ladrona!

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