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Nicola cosentino resta in carcere

di Arnaldo Capezzuto il . L'analisi

Nicola Cosentino resta in prigione. L’Appello al Tribunale di Riesame presentato dai difensori dell’ex deputato del Pdl ed ex sottosegretario all’Economia in detenzione al carcere di Secondigliano da oltre un mese. Non è stata dunque revocata la misura cautelare scattata lo scorso 15 marzo, quando venne meno per Cosentino l’immunità parlamentare. Il rigetto al ricorso della difesa è stato disposto dal Tribunale del Riesame di Napoli. Cosentino, imputato in due processi, è accusato di concorso esterno in associazione camorristica, riciclaggio e corruzione.

Il “no” alla scarcerazione è stata depositata nella tarda serata di giovedì scorso dai giudici del Riesame – presidente Maria Rosaria Cosentino a latere Valeria Bove – dopo che lo scorso 29 marzo gli avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro avevano chiesto di annullare le due ordinanze emesse dai magistrati di Santa Maria Capua Vetere, Orazio Rossi e Gianpaolo Guglielmo, titolari dei due processi a carico dell’ex coordinatore campano del Pdl. Anche i due collegi sammaritani avevano precedentemente respinto la richiesta di revoca di misura cautelare in carcere per Cosentino. Non è un prigioniero politico, non è vittima di una persecuzione orchestrata dalle toghe rosse, non è il nuovo Enzo Tortora. I profili penali contestati all’ex sottosegretario – in questi anni – sono molto gravi anzi gravissimi. E’ la parabola finale di una storia politica cominciata il 15 maggio di 34 anni prima a Casal di Principe. Scandita a partire dal 2006 dai fasti elettorali di due elezioni politiche e quattro amministrative stravinte contro ogni previsione, e un incarico di prestigio di Governo. Ma anche macchiata dalle dichiarazioni di una dozzina di camorristi pentiti e da due richieste di arresto per contiguità con i clan dei Casalesi puntualmente non autorizzate dalla Camera dei Deputati e sfociate in due processi in corso. La storia è quella di Nick o’ mericano e del “Cosentinismo”, fenomeno speculare al “Berlusconismo”. Paradigmi dello stesso potere per il potere in questi anni tormentati. I numeri rendono più chiaro il racconto. Cosentino in Campania ha rappresentato il forziere elettorale del centro destra italiano. Nick o’ mericano nel suo ruolo di coordinatore del Pdl in Campania ha costruito un’armata invincibile e consegnato a Berlusconi oltre un milione e 600mila voti di preferenze – poco meno del 12 per cento del bottino nazionale – eleggendo 34 deputati e 18 senatori. Per non parlare della sua famiglia che a Casal di Principe, infatti, è come dire Moratti a Milano. Non per i fasti sportivi ma per l’interesse di entrambe le famiglie nelle attività petrolifere ed energetiche. Questa è la storia che andava raccontata. C’era un’urgenza. C’era un bisogno. Così nasce “Il Casalese” – Ascesa e tramonto di un leader politico di Terra di Lavoro – il libro curato da nove giornalisti (Massimiliano Amato, Arnaldo Capezzuto, Corrado Castiglione, Giuseppe Grimaldi, Antonio Di Costanzo, Luisa Maradei, Peppe Papa, Ciro Pellegrino, Vincenzo Senatore) con una postfazione di Gianni Cerchia e edito nella collana “Fatti e misfatti” della piccola casa editrici “Centoautori”. Un testo che ha messo insieme le tessere di un puzzle complesso e inseguito i fili invisibili del potere per capire a fondo legami e affari intrecciati tra Casal di Principe, Napoli e Roma. Un volume per certi versi coraggioso perché ha avuto il merito di fare le pulci a un potente quando quest’ultimo era ancora più potente. La prima edizione poi più volte aggiornata è del mese di novembre 2011. Cosentino è un uomo solo al comando. Le ritorsioni non si fanno attendere. Citazioni, denunce e richieste risarcimento. Giovanni Cosentino, fratello del deputato e amministratore delle società-forziere di famiglia chiede il sequestro del libro su tutto il territorio nazionale e la sua distruzione. Non contento – ritenendo le sue aziende danneggiate dalle presunte azioni diffamatorie contenute nel testo – chiede alla casa editrice un risarcimento danni quantificato in un milione e duecentomila euro. Scoppia il caso. Il libro “Il Casalese” diventa un grimaldello. Si colpisce il lavoro di nove giornalisti – in maggioranza precari – per educare al silenzio gli altri. Ne nasce una battaglia per l’affermazione e la difesa della libertà d’informazione e contro ogni forma di censura. Il contenzioso giudiziario approda in Tribunale e il giudice stabilisce che non vi sono elementi d’urgenza, rimandando l’intera materia al rito ordinario. Il libro è salvo: niente sequestro, niente distruzione. Ma la vicenda legale è solo all’inizio. La famiglia Cosentino prende di mira tre dei nove autori e comincia un vero e proprio bombardamento a suon di carta bollata che continua tutt’oggi. La domanda sorge spontanea: perché il libro “Il Casalese” fa tanto paura? Cosa è narrato in quei nove capitoli ? I giornalisti fanno i giornalisti: documentano, raccontano, mettono insieme i fatti e li collegano.


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Arnaldo Capezzuto

Sono solo un cronista. Pongo domande per capire. Se non mi rispondono, ripeto la stessa domanda. Racconto le cose che vedo. Rifletto sui fatti e li collego. La mia è la generazione del 1970. Vivo e lavoro a Napoli. Non mi sento a fortapàsc ma a volte ne vivo la sensazione. Sostengo il progetto di rete di Libera Informazione perché credo nelle parole di Paolo Borsellino :"Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene"

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