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Operazione contro la cosca Mancuso: 38 arresti. In manette anche alcuni imprenditori

a cura del "Corriere della Calabria" il . Calabria

Beni per un valore di 40 milioni circa, tra i quali una società che organizza e gestisce spettacoli ed eventi a carattere nazionale, la CaMo, sono stati sequestrati nel corso dell’operazione che ha portato all’arresto di 38 persone ritenute legate alla cosca Mancuso di Limbadi. L’operazione è la sintesi di tre inchieste condotte dai carabinieri del Ros, dai finanzieri del Gico e dalla squadra mobile di Catanzaro e rappresenta il seguito di quella condotta alcune settimane fa sempre contro la cosca Mancuso e denominata “Black Money”. Tra gli arrestati del Ros figurano i due imprenditori titolari della CaMo, Nicolangelo Castagna e Filippo Mondella, accusati di concorso in trasferimento fraudolento di valori aggravato dalle modalità mafiose dal momento che la società, secondo l’accusa, era riconducibile ad uno dei boss della cosca Mancuso, Giuseppe.
Il filone investigativo seguito dalla Guardia di finanza, invece ha riguardato una maxi evasione fiscale con conseguente attività di riciclaggio a livello internazionale grazie anche ad operazioni cosiddette di “eurovestizione”. Si tratta di uno stratagemma che prevede l’apertura di società che operano in Italia, ma fatte passare per società di diritto estero allo scopo di non pagare le tasse in Italia, ma di farlo all’estero con una minore pressione fiscale. In questo filone sono stati arrestati, tra gli altri, anche commercialisti ed avvocati. Nella tranche di inchiesta condotta dalla squadra mobile, infine, è stato arrestato uno dei capi della cosca, Antonio Mancuso, di 75 anni.

LA MAXI EVASIONE Uno dei filoni investigativi della Guardia di finanza ha riguardato, in particolare, un gruppo societario facente capo all’imprenditore campano Antonio Velardo e al cittadino irlandese Henry James Uno dei filoni investigativi della Guardia di finanza ha riguardato, in particolare, un gruppo societario facente capo all’imprenditore campano Antonio Velardo e al cittadino irlandese Henry James Fitzsimons, già coinvolti nell’operazione “Metropolis” condotta dalla Procura di Reggio Calabria. Attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, rogatorie internazionali, perquisizioni, analisi documentali e fiscali è emerso che l’organizzazione aveva costituito società fittiziamente residenti all’estero ma in realtà operanti a pieno titolo nello Stato italiano, concretizzando cos l’ipotesi delittuosa di frode fiscale internazionale tramite “estero vestizione”. Il meccanismo fraudolento era stato posto in essere allo scopo di sottrarre all’imposizione italiana gli ingenti ricavi derivanti dalle commissioni che le società di diritto estero incassavano a fronte della loro attività di consulenza, marketing e intermediazione sulle vendite degli immobili. In tale ambito, i contratti di compravendita stipulati con la clientela straniera prevedevano una maggiorazione del prezzo rispetto a quelli di mercato nell’ordine del 35%-40%, consistente nella commissione dovuta alle società di Velardo per l’attività d’intermediazione. Una parte dei proventi illeciti derivanti dall’evasione fiscale sono stati reintrodotti nel territorio nazionale e, attraverso la costituzione di nuove società e il ricorso a schermi fiduciari e a fittizie intestazioni, utilizzati per finanziare ulteriori attività imprenditoriali sempre legate al settore immobiliare. Velardo, sempre secondo l’accusa, ha cercato di evitare la tassazione dei redditi percepiti quale persona fisica trasferendo fittiziamente la propria residenza fiscale in Tunisia. Un ulteriore filone dell’attività investigativa condotta dal Gico della Guardia di finanza di Catanzaro ha riguardato gli investimenti nel settore turistico che Antonio Velardo ha realizzato nel territorio del vibonese in collaborazione con Antonio Maccarone, ritenuto dagli investigatori elemento di congiunzione tra la cosca Mancuso di Limbadi e il mondo imprenditoriale.

 

Corriere della Calabria

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