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Arresti per tentate estorsioni

di Marika Demaria il . Valle d'Aosta

«La penetrazione delle mafie al Nord è un’emergenza in atto da tempo, rispetto a cui si è maturata una scarsissima consapevolezza. Si tratta di impreparazione, ritardo culturale, miopia, sottovalutazione, distacco aristocratico della gente del Nord verso il pericolo mafioso?». Così ha tuonato il procuratore capo Gian Carlo Caselli in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, a Torino. Frasi calzanti non solo per la realtà piemontese, ma anche per quella valdostana. Spesso sonnacchiosa, a volte quasi – scientemente o inconsapevolmente – narcotizzata, cullata dalla vulgata “Valle d’Aosta isola felice”.

Ieri, 30 gennaio, il Gup di Torino ha scritto una pagina significativa per la criminalità organizzata attiva nella regione ai piedi delle Alpi: sette condanne per altrettanti imputati nell’ambito dell’operazione “Tempus Venit”, partita su impulso dei Carabinieri di Aosta e coordinata dalla Procura di Aosta e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino.

Condannati Roberto Raffa (cinque anni e dieci mesi), Giuseppe Facchinieri (sei anni e otto mesi), Giuseppe Chemi (cinque anni e otto mesi) e Michele Raso (cinque anni): sono stati tutti accusati di tentate estorsione legate alla ‘ndrangheta ai danni di due imprenditori, Luigi Monteleone e Giuseppe Tropiano. In seguito alle minacce ricevute, però, il modus operandi delle due vittime è stato diametralmente opposto. Monteleone, titolare della ditta “Archeos”, a seguito dell’incendio doloso di un suo escavatore (evidente atto intimidatorio), si è rivolto alle forze dell’ordine. Tropiano invece, destinatario di quattro missive (una delle quali contenente due cartucce, mentre l’ultima, intercettata dai Carabinieri che sono dunque intervenuti dopo mesi di indagini, recante esplicite minacce di morte) ha preferito la ‘ndrangheta alle divise. Per lui e per i suoi fratelli Salvatore e Romeo è dunque scattata l’accusa di favoreggiamento, sfociata in una condanna di un anno e quattro mesi. Il giudice non ha riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso.

“Giuseppe Tropiano – come si legge nelle carte di ordinanza di custodia cautelare – è titolare della Edilsud e ha costituito con altri imprenditori e professionisti valdostani la Saint Bérnard s.r.l., che ha acquistato un immobile in disuso nei pressi dell’ospedale di Aosta, noto come ex residence Mont Blanc; forte della proprietà del terreno, egli ha concluso con la Regione Valle d’Aosta l’accordo per la costruzione in tale sito del parcheggio multipiano funzionale alle esigenze del nosocomio ottenendo un considerevole vantaggio economico (…). Dopo l’acquisizione dell’immobile da parte della Saint Bérnard, la Regione V.d.A. aveva deciso di acquistare dalla stessa società i parcheggi in via di costruzione per la somma di 16.900.000 euro. Alla Saint Bérnard, il Comune di Aosta aveva già concesso la costruzione di alloggi civili con parcheggi e box di pertinenza sull’area dell’ex residence, per un valore stimabile di circa 4.000.000 di euro. Dopo l’accordo con la Regione, il progetto dell’immobile era stato variato al fine di prevedere, oltre gli alloggi e i box auto di relativa pertinenza, anche un parcheggio pluripiano con 510 posti auto”. Proprio in merito a questa vicenda si è espressa, in un comunicato stampa, anche Libera Valle d’Aosta. “Chiediamo – si legge scorrendo la nota – con forza che l’amministrazione regionale, stante la condanna di un anno e 4 mesi inflitta a Giuseppe Tropiano, dia contezza di come si intende procedere con l’appalto per la costruzione del parcheggio pluripiano dell’ospedale “Parini” di Aosta. Sarebbe gravissimo se i lavori procedessero senza tenere conto della sentenza del Gup di Torino, anche se è stata esclusa l’aggravante del metodo mafioso. Libera – che sul territorio valdostano inciderà con ancora più forza – chiede con urgenza delle risposte da parte della classe politica”

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