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A vent’anni dalle stragi di mafia e da Tangentopoli

Redazione il . Giovani, Lazio

2012 Borgo Sabotino LT_#4Due bombe, la reazione della società civile e poi il silenzio.

E negli stessi anni inchieste giudiziarie che scoprono un sistema di tangenti, favori e illegalità che e’ diventato un sistema per tutto il Paese.

Con Nando dalla Chiesa e Lorenzo Frigerio i giovani del raduno di Libera hanno ragionato oggi sugli anni che vanno dal 1989 al ’94, sulla scomparsa dei partiti tradizionali, coinvolti nelle indagini su appalti e tangenti, non solo in Lombardia.

“In pochi anni crollano con effetto domino una serie di elementi su cui si fondavano gli equilibri politico – economici del nostro Paese – spiega Frigerio, coordinatore della Fondazione Libera Informazione – i magistrati in un primo tempo sostenuti anche dall’ opinione pubblica, successivamente verranno osteggiati”.

Sono anni in cui ci si rende conto che la politica non e’ stata in grado di fare pulizia al suo interno ed e’ stata la magistratura a doverlo fare colpi di indagini. La politica, quella dei partiti tradizionali, rimane immobile in quegli anni, si sgretola e saltano anche i confini fra i principi costituzionali fra il potere legislativo, quello giudiziario e esecutivo. Gli unici gruppi politici che si sono mossi l’hanno fatto rimanendo fuori dai confini dei partiti, creando altri gruppi come “La Rete” che ebbe fra gli animatori Nando dalla Chiesa.

I reati e i numeri di quei procedimenti giudiziari intrapresi nelle inchieste di Tangentopoli: dalla corruzione, a falso in bilancio, all’abuso di ufficio, alla turbativa d’asta, al finanziamento illecito ai partiti per 3200 persone rinviate a giudizio, 620 condanne,  661 condannati nei gradi successivi di giudizio.

“Ci sono cambiamenti  – spiega Nando dalla Chiesa – che sono prodotti per accumulazione di fattori. Alcuni processi storici sono il risultato di questa somma”.

Nel suo intenso intervento il presidente onorario di Libera traccia su assi contrapposti (come il paradosso, e l’ambiguità, ambivalenza) l’ analisi sociologica di quello che accadde in quegli anni, nella politica, nell’ organizzazione mafiosa, nei rapporti fra mafiosi, corrotti e pezzi della politica.

Dalla Chiesa ripercorre il sistema di corruzione che fece implodere la Milano di Tangentopoli ma anche crollare i partiti tradizionali e la “particolarità” dell’ Italia, unico Paese in cui la caduta del muro di Berlino non ha avuto ripercussioni sul Partito comunista italiano ma sul partito socialista guidato da Bettino Craxi.

Anche la mafia subisce un primo stop quando cambiano gli equilibri internazionali (e questo evidenzia il ruolo internazionale dei clan) ma subito dopo trova una nuova collocazione trasversale. Se si mettono insieme questi cambiamenti internazionali con il crollo del sistema di comitati d’affari che gestiva il rapporto economia e politica. “In quegli anni – ricorda Nando – i sindaci di sinistra vinsero in molti consigli comunali ma il sistema che e’ crollato si ricompone intorno alla figura di Silvio Berlusconi”.

In tutto questo contesto poco nota e poco analizzata e’ la figura di Francesco Cossiga che Dalla Chiesa  descrive come “il divo e il caimano”, una sorta di Berlusconi privo della potenza mediatica che precederà e caratterizzerà l’ ascesa politica del fondatore di Forza Italia.

“C’è una debolezza intrinseca nella nostra società – conclude dalla Chiesa – che consente a fenomeni come mafie e corruzione di penetrarla. Non c’è stato, inoltre, un passaggio da una prima a una seconda Repubblica ma al contrario una continuità. Nella società civile, invece, i cambiamenti talvolta si sono persi all’interno di “personalismi”, penalizzando questi percorsi. Qui, dentro Libera – spiega il presidente onorario dell’associazione – “stiamo costruendo e ricostruendo democrazia che e’ l’ unica via per portare cambiamenti concreti nei territori”.

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