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L’Unità d’Italia dalla terra dei Briganti

Di Ludovica Ioppolo* il . Basilicata

Sono a Potenza da ieri. Stiamo ultimando i preparativi per la manifestazione di sabato. Il 19 marzo decine di migliaia di persone arriveranno da tutta Italia per la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime di mafia.  Oggi però voglio festeggiare anche io l’Unità d’Italia. Se mi trovassi in un altro posto non avrei molta voglia di festeggiare un paese e uno Stato in cui mi riconosco sempre meno, come “giovane”, come donna, come cittadina.
 
E invece sono in Basilicata. Terra di Briganti. E – incredibile ma vero – terra di Mafia. Terra di ‘ndrangheta e camorra. Terra di Basilischi (la mafia lucana che nessuno conosce). Terra di persone scomparse, di (troppo pochi) corpi ritrovati, di misteri, di potere che protegge se stesso e i crimini scomodi. Il comitato organizzatore della manifestazione del 19 marzo sta lavorando a ritmo serrato in queste ore nella sede di Libera Basilicata e del CESTRIM, Centro Studi e Ricerche sulle realtà meridionali. 
 
All’entrata del Centro c’è una foto di Elisa Claps, con questa dedica:
“Vittima dell’altra città, dei poteri oscuri e degli intrecci segreti. Per non dimenticarla, per trasformare la memoria in fame e sete di giustizia”. 
 
Da ieri non faccio altro che girare per le stanze di impegno e lotta del centro. Resto ammirata dai tanti manifesti duri, forti, ironici. Per chiedere verità e giustizia per i tanti delitti rimasti irrisolti. Per denunciare i clan lucani. Per combattere l’usura e sostenere campagne di microcredito.
Don Marcello mi racconta di quando il capo dei Basilichi è venuto qui ed è rimasto ad aspettare davanti al manifesto che riporta integralmente il testo del “giuramento” per entrare a far parte dell’organizzazione criminale. O di quando i manifesti indirizzati “ai clan mafiosi” con l’elenco dei nomi delle famiglie di ‘ndrangheta e camorra sono stati affissi nei paesi di Calabria e Campania per denunciare le infiltrazioni in Basilicata.
 
Storie di lotta alla mafia. Storie di tutti i giorni, niente di eroico.
Qui sento di essere al posto giusto per fare il mio dovere di cittadina e rivendicare: Viva l’Italia che resiste!
 
* Ludovica Ioppolo – sede nazionale di Libera

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