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Molise: stop all’eolico selvaggio

Di Gaetano Liardo il . Molise

Ottanta associazioni che istituiscono un presidio permanente per dire no all’eolico “selvaggio”. Radunate sotto un tendone per tutelare una valle, quella del fiume Tammaro, piena di paesaggi di una bellezza da mozzare il fiato e ricca di insediamenti archeologici di pregevole importanza. Siamo in Molise, nella parte meridionale della regione per l’esattezza. Il tendone del Comitato per la tutela della Valle del Tammaro è posizionato all’ingresso di Altilia – Sepinum, antica città romana conservatasi perfettamente intatta. A pochi passi dal presidio permanente, che le associazioni del Comitato riempiono quotidianamente di gente preoccupata di sapere cosa ne sarà della propria terra, c’è Porta Tammaro, punto di accesso alla città, costruita intorno al IV – III secolo avanti cristo.

Proprio a ridosso di questa meraviglia architettonica c’è uno Scudo Blu, piazzato su un paletto piantato per terra. «Indica la protezione dei beni culturali stabilita dalla Convenzione de L’Aja del 1954 per la loro difesa  in tempo di guerra…ma in tempo di pace è anche peggio», commentano gli attivisti del Comitato, descrivendo alla perfezione le bellezze di una antica città, sepolta dallo scorrere del tempo, e riportata alla luce tra gli anni ’60 e ’70. Controllata e tutelata dalla gente del luogo. Potrebbe essere un volano di sviluppo per il territorio se soltanto le istituzioni, a partire dalla Regione, se ne interessassero un poco. Evitando, magari, di far piazzare 16 pale eoliche nella collina che fronteggia le antichità romane. L’autorizzazione, spiegano gli attivisti del Comitato, fu data quando ancora la zona di Altilia non era posta sotto il vincolo artistico paesaggistico. Il vincolo è arrivato dopo, ma l’azienda che ha avuto il disco verde per  realizzare il parco eolico non intende ritirarsi.

Sono numerose le imprese che hanno deciso di investire in Molise sull’eolico, grazie anche ad una legge regionale, la legge 22 del 7 agosto del 2009 che all’articolo 1 recita:  «La Regione Molise, nell’ottica del perseguimento dello sviluppo sostenibile fissato negli accordi di Kyoto e di Johannesburg, si propone lo sfruttamento delle energie rinnovabili nel rispetto di regole regionali predeterminate compatibili con i vigenti principi informativi della disciplina statale e comunitaria in materia di produzione di energia, con la finalità di consentire la realizzazione di impianti meno impattanti e più produttivi». La scelta di aprire alle energie rinnovabili che, tuttavia, per le associazioni radunate attorno al Comitato dà il via libera all’eolico selvaggio. «Pensa – raccontano gli attivisti – che il Molise si estende su una superficie di 4000 chilometri quadrati e grazie alla legge 22 verranno innalzate 5000 pale eoliche». Con un impatto invasivo, denunciano, di stravolgente portata. Un attacco al territorio.

Dal canto suo, il consigliere regionale di cui la legge porta il nome, Adelmo Berardo, ricorda in una nota stampa che la legge è stata approvata dal Consiglio Regionale, non soltanto da lui e che da quando è entrata in vigore «nessun nuovo campo eolico è stato autorizzato in Molise».
Dichiarazioni che convincono poco gli attivisti del Comitato contro l’eolico selvaggio, le cui proteste si inseriscono nella più grande “lotta” molisana per la tutela del territorio. Contro le pale eoliche che avranno un duro impatto sul paesaggio, e sull’economia. Chiedono maggiori controlli per evitare che con il business dell’eolico arrivino gli appetiti della criminalità organizzata. A pochi chilometri di distanza da Altilia, a Guardaregia, sono stati recentemente incendiati due camion che trasportavano le pale dirette ad un deposito della zona.

«Occorre vigilare su un territorio sotto tiro da parte di un segmento ampio di imprenditori e politici locali ai quali poco interessa il bene di tutti, l’amore per la propria terra che ha una storia e deve avere una progettualità futura», commenta Franco Novelli coordinatore di Libera Molise, «assistiamo tuttavia – continua Novelli – all’imbonimento della classe dirigente ammaliata dal denaro e dal facile arricchimento». Il presidio continua quindi, in attesa che arrivino delle risposte.

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