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Marcia della Giustizia Agliana – Quarrata

Di Marta Quilici il . Toscana

“Perché il male trionfi, basta che gli uomini del bene non facciano
niente. Dobbiamo essere il risarcimento dei diritti per chi non li ha”.
Così  Davide Cerullo ha interpretato il tema “Diritti e doveri per
tutti” della diciassettesima Marcia della Giustizia Agliana-Quarrata,
organizzata sabato 11 settembre dalla Rete Radié Resch, Libera e
percorso Albachiara. Cerullo si è definito “un sopravvissuto alla
camorra”: spacciando droga a Scampia, è finito in carcere dove si è
“convertito alla legalità”. Adesso si batte perché i bambini del suo
quartiere abbiamo un’infanzia diversa dalla sua. Tante e intense le
testimonianze che sabato sera si sono succedute sul palco di piazza
Risorgimento a Quarrata, di fronte a una platea numerosa. Non poteva
mancare il procuratore Giancarlo Caselli, decano della marcia, che ha
puntato il dito verso un governo che “per sottrarre il premier al
processo Mills che lo vede imputato, ha inventato prima il Lodo Alfano,
poi il legittimo impedimento e infine il processo breve che non è altro
che un processo ucciso prematuramente”. Ha rinnovato l’appello alla
Costituzione “che questo governo vuole cambiare: l’articolo 41, ad
esempio, sottolinea la necessità di un legame tra l’iniziativa economica
privata e il benessere sociale. Questo secondo  il governo blocca la
nostra economia. Questa politica invoca la tolleranza zero, ma elimina
le intercettazioni con cui si sono scoperti e condannati pedofili,
sfruttatori, corruttori, bancarottieri ecc”.

“Dobbiamo batterci
per i beni comuni -ha detto l’economista Riccardo Petrella-. Se ci vien
detto che per la loro gestione pubblica non ci sono soldi, chiediamoci
perché, allora, ce ne sono per i carri armati che mandano i nostri figli
a morire in guerra”. “Uscire dalla logica della crescita” è stato
l’appello di Francuccio Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo:
“Non è vero che più si è ricchi e più si è felici. Questo vale fino al
raggiungimento dei 15 mila euro all’anno, poi, anche se il reddito
aumenta, la felicità rimane invariata”. Don Ciotti, presidente di Libera
Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, ha invitato al disgusto
“verso chi pensa di recuperare denaro attraverso i tagli ai servizi,
piuttosto che con la lotta all’evasione che, secondo l’Istat, oscilla
tra i 255 e i 274 miliardi di euro. Disgusto verso la limitazione delle
intercettazioni che hanno permesso finora a 14mila ragazze di uscire dal
racket della prostituzione. Stima e riconoscimento, invece, per i
magistrati e le forze dell’ordine che svolgono il loro lavoro in povertà
di mezzi”.

Il coordinamento di Libera Pistoia sabato sera
donava gratuitamente ciocche di uva raccolta in terreni confiscati alla
mafia in provincia di Foggia: “Togliere terreno alle mafie -continua
Ciotti- e farci andare a lavorare onestamente la gente del posto è un
grosso smacco alla criminalità che è talmente potente da mandare i suoi
uomini in parlamento, come Di Girolamo mandato in Senato dalla
‘ndrangheta del clan degli Arena”. A Don Ciotti è stato conferito sabato
sera la prima edizione del premio “operatore di giustizia” da 10 mila
euro, donati dal Circolo Oscar Romero di Santomato (Pt), la Banca di
Pistoia e una privata cittadina. Alla Marcia della Giustizia hanno
partecipato circa duemila persone e, oltre a Ciotti, Cerullo, Gesualdi,
Petrella e Caselli, sono intervenuti anche lo scrittore Erri De Luca, la
dottoressa congolese Cecile Kashetu Kyenge sui temi dell’integrazione,
Giuliano Zattarini, missionario in Brasile e Marcelo Barros, monaco
benedettino brasiliano.

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