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Bologna, 2 agosto 1980

Di Nicola Tranfaglia* il . Emilia-Romagna

Alle 10.25 del 2 agosto 1980, trent’anni fa, una valigia lasciata nella sala d’aspetto di seconda classe, contenente 20 chili di esplosivo militare militare gelatinoso, esplode sbriciolando la sala d’aspetto, sfondando quella di prima classe, due vagoni del treno Ancona-Basilea sventrati come il ristorante. In pochi secondi 85 morti e 205 feriti di cui 70 con invalidità permanente. La più grande strage italiana di terrorismo. In trent’anni sono stati condannati due manovali neo-fascisti Francesca Mambro e Giusva Fioravanti ma non conosciamo ancora i mandanti e i complici che lavorarono a un gigantesco depistaggio che non è ancora finito. La colpa delle classi dirigenti del tempo e degli apparati dello Stato vicini ai neofascisti è enorme. Ed è significativo che il governo Berlusconi non sia presente alla commemorazione, né lo siano il presidente del Consiglio né il ministro della Giustizia Alfano. Hanno paura dei fischi e delle contestazioni della gente di Bologna. Una classe politica di governo che non ha neppure il coraggio di affrontare l’opinione pubblica è lo specchio purtroppo di quest’Italia senza memoria che, due anni fa, ha dato la maggioranza dei voti al populismo autoritario di Berlusconi.
E’ arrivato il momento di voltare pagina e comporre il contrasto aperto in Italia da più di un cinquantennio tra la società politica e la società civile sulla verità della nostra storia, sulla punizione dei responsabili delle stragi e dei servitori dello Stato infedeli. Perciò tanti di noi continuano, nonostante tutto, a far politica e a battersi per sostituire una classe dirigente indecente e costruire un’Italia democratica fedele alla costituzione e alle leggi. Ci riusciremo. Ma è necessario che gli italiani si sveglino e lottino per mandare a casa chi non è all’altezza della crisi politica e morale, oltre che economica, che attanaglia l’Italia.
Negli ultimi mesi ho ripercorso, per un libro che uscirà nei prossimi mesi, il filo rosso che ha percorso la storia repubblicana e ho dovuto verificare che troppe stragi sono ancora impunite, che sui terrorismi sappiamo ancora troppo poco, che le vittime di piazza Fontana, dell’Italicus, del rapido 904, di piazza della Loggia a Brescia, di Ustica, della stazione di Bologna gridano nelle nostre orecchie che è necessaria la verità per andare avanti. Che bisogna togliere, davvero, dopo trent’anni il segreto di Stato. Altrimenti non potremo guardarci negli occhi e parlare ai nostri figli e nipoti, non riusciremo a difendere la nostra democrazia repubblicana. La strage di Bologna parla così alla nostra memoria e noi dobbiamo ricordarlo se crediamo alla nostra costituzione e agli uomini e donne migliori della repubblica.
* Articolo21.org

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