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Traffico di rifiuti pericolosi verso la Toscana

Di Marta Quilici il . Toscana

Un traffico di rifiuti che
dalla Campania si espandeva in Lazio e in Toscana. Quattro persone in
carcere, cinque agli arresti domiciliari, 14 persone in tutto coinvolte
da misure cautelari. La loro accusa è di essere
coinvolti nello smaltimento di rifiuti pericolosi in maniera illecita.
Tra questi anche l’immondizia bruciata per strada in Campania durante
l’emergenza rifiuti.  

L’inchiesta è partita
nel 2008 dalla procura di Santa Maria Capua Vetere e ha portato alla
luce un traffico illecito, tra Campania, Lazio e Toscana, di rifiuti
pericolosi che venivano trattati o messi in discarica declassati a semplici
rifiuti speciali. In tutto le misure cautelari
emesse dal gip del tribunale campano coinvolgono 14 persone: sono finiti in carcere Giuseppe
Capece, Domenico Buonincontri e Marco De Gregorio, rispettivamente titolare
e dirigenti della Progest spa di Gricignano di Aversa (Caserta) e Guido
Gostoli, dirigente della Gea Consulting srl.  

Sono invece stati messi agli
arresti domiciliari, in attesa del processo, Stefano Somigli direttore
tecnico di PistoiAmbiente che gestisce la discarica del Cassero a Pistoia,
Davide Di Nicola (Gea Consulting), Antonio Senatore (sospettato di essere
il mediatore d’affari tra la Progest e PistoiAmbiente), Fabio Baldaccini
(Sein srl) e Alberto Romiri (Sein srl).

Disposto l’obbligo di dimora
per Magdy Hamdy Roufael (Seta srl) e Luca D’Alessandris (Sein srl)
e divieto di dimora per Francesco Orecchiutto (Seam srl), Danilo Giustozzi
e Moreno Giustozzi (Giustozzi Ambiente srl).  

Cinque gli impianti di gestione
e smaltimento dei rifiuti sequestrati nelle province di Pistoia, Arezzo,
Caserta e Frosinone. Secondo gli investigatori, nella discarica pistoiese
del Cassero (gestita da PistoiAmbiente) sarebbero finite, dal 2008 ai
primi mesi di quest’anno, oltre 4.100 tonnellate di rifiuti provenienti
dalla Progest, centro di stoccaggio e compostaggio di Gricignano di
Aversa. I rifiuti in questione, secondo l’accusa, sarebbero per la
maggior parte resti delle tonnellate di immondizia bruciata per strada
in tutta la Campania, durante la cosiddetta “Emergenza rifiuti”.
La Progest, infatti, aveva ottenuto l’appalto per il loro smaltimento
dal Commissariato per l’emergenza rifiuti. 

I rifiuti, dopo essere stati
bruciati per strada, erano da considerarsi pericolosi; per questi lo
Stato pagava 45 centesimi al chilo, ma l’azienda casertana invece
di inviarli agli impianti di incenerimento come previsto dalla legge,
li mandava direttamente in discarica, con un costo di smaltimento decisamente
più basso: gli unici trattamenti a cui i rifiuti pericolosi erano sottoposti
erano alcuni passaggi in cui venivano triturati e mischiati con un po’
di terra. Poi venivano spediti su dei tir accompagnati da documenti
di trasporto e codici identificativi falsificati. Le responsabilità
degli accusati sono ancora da verificarsi e sarà il processo a dire
l’ultima parola sulla loro colpevolezza. Secondo la Procura campana,
però, la cospicua differenza tra quanto percepito dallo Stato e quanto
effettivamente speso per lo smaltimento dei rifiuti, avrebbe fruttato
a tutti gli interessati un lauto guadagno. Le analisi condotte dall’Arpat
(Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana) sui rifiuti
sequestrati al Cassero hanno evidenziato la presenza di metalli pesanti
superiore ai limiti di ammissibilità.

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