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Le mafie nel pallone: il caso limite del Potenza Calcio

Di Gaetano Liardo il . Basilicata



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«La vicenda del Potenza Calcio ci
insegna fondamentalmente due cose: il calcio non è un mondo a parte
che non risente della realtà circostante. La seconda cosa che viene
fuori è che la vicenda del Potenza calcio non è soltanto una
questione di aggressione mafiosa, ma è anche una questione di
diffusa corruzione». Con queste parole esordisce don Marcello Cozzi,
coordinatore di Libera per la Basilicata, nel corso della
presentazione del libro inchiesta “La mafia nel pallone”
realizzato dal giornalista Daniele Poto.

Parlare di mafie in Basilicata non è
affatto semplice, come testimonia don Marcello in un libro
recentemente aggiornato: “Quando la mafia non esiste”. La
Lucania, con tutte le sue sfaccettature, è l’esempio di come mafie
e malaffare sono un connubio stretto nel nostro Paese, anche in
realtà che solitamente vengono considerate, a sproposito,
“marginali”.

Uno tra i tanti esempi di questo
abbraccio mortale è rappresentato dalle vicende che fanno da sfondo
al Potenza Calcio. «In un territorio piccolo come quello lucano e in
un ambiente di provincia come quello di Potenza era impensabile,
quindi inevitabile che la squadra di calcio non potesse risentire dei
problemi, anche quelli malavitosi del territorio».

Quella della squadra di Potenza è una
storia che ha radici nel tempo che non può essere compresa sena
analizzare gli avvenimenti degli ultimi venti anni.

«In un territorio come la Basilicata
ormai neanche più 600 mila abitanti, in una città come Potenza con
poco più di 70 mila abitanti avere una squadra di calcio in C1 è un
fiore all’occhiello. In una regione, in una città che molto
francamente non ha molte alternative, avere una squadra di calcio è
anche un modo alternativo per poter vivere lo sport»

«Fatto sta – sottolinea don Cozzi –
che la maggiore squadra di calcio della regione negli ultimi venti
anni ha vissuto sistematicamente uno scendere e salire dalle serie
superiori alle serie inesistenti. Non è la prima volta – infatti
– che il Potenza o viene ridotto alle serie inferiori, o viene
addirittura radiato».

Ripercorrendo la storia del Potenza
sino alla metà degli anni ’90 vengono fuori gli interessi e i
legami affaristico – criminali che hanno segnato il mondo del
calcio lucano, e non solo.

«Nella metà degli anni ’90 con la
presidenza D’Onofrio il Potenza, che all’epoca aveva raggiunto
l’apice, il quinto posto in C1, per poco non raggiunge i play-off
sperando di poter rinverdire i fasti del vecchio Potenza, l’unico che
ha fatto vedere il calcio che conta con la serie B degli anni ’60».
Quella squadra, tuttavia, in due anni passa dai play – off, ovvero
dallo spareggio per la qualificazione in serie B, al nulla, alla
radiazione.

Perchè? Per il semplice motivo che un
imprenditore, il presidente D’Onofrio viene messo sotto inchiesta
per una questione di soldi che sono spariti senza lasciare traccia.

Negli anni 2000 la squadra potentina
risorge ma lo fa “sdoppiandosi” in due differenti squadre che
militano in serie D. «Due squadre di calcio – commenta don
Marcello – che hanno due security legate ai due esponenti maggiori
della criminalità lucana».

«Quando una delle due sparisce e resta
soltanto una squadra – aggiunge Cozzi -, il presidente dell’epoca
l’avvocato Bardi nel novembre del 2004 viene arrestato perchè
coinvolto nell’inchiesta della Dda potentina chiamata “Iena 2”.
Inchiesta che fece da spartiacque nella storia della Basilicata,
perchè per la prima volta venivano messi sotto la lente della
giustizia non solo mafiosi ma anche politici e imprenditori».

Scomparso Bardi dalla scena si arriva
alle ultime vicende legate alla presidenza di Postiglione con tutti
gli elementi riportati nel libro. «Una vicenda questa – sottolinea
don Marcello – che come minimo riguarda ambienti mafiosi che
avvicinano una squadra di calcio. E questo accade a Potenza ormai da
20 anni». Anche con la presidenza Postiglione, infatti, la security
viene gestita da un noto esponente della mafia lucana, Antonio
Cossidente, che da un paio mesi si trova agli arresti in seguito ad
un’operazione antimafia. «Cossidente e i suoi accoliti hanno
avvicinato la squadra, quello stesso Cossidente che negli atti della
procura potentina faceva da tramite con la camorra, ma anche con gli
interessi e i soldi della ‘ndrangheta. Questo è quello che oggi deve
subire Potenza».

«L’aggressione mafiosa che ha subito
il Potenza calcio negli ultimi 3 anni, l’aggressione fatta di mafie e
di corruzione che la squadra di Potenza subisce da 20 anni è
un’aggressione fatta non solo e non tanto al mondo del calcio, ma
considerato quello che il mondo del calcio rappresenta per l’intera
Basilicata, è un’aggressione fatta alla dignità di un’intera
regione».

Parole amare per un regione dove le
mafie “non” esistono.



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