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Vittoria: agricoltura e aborti

Di Rosario Cauchi il . Lombardia



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I responsabili del presidio ospedaliero
di Vittoria, “R.Guzzardi”, hanno espresso preoccupazione a
seguito di un anomalo aumento del tasso di interruzioni volontarie di
gravidanza, registratosi all’interno di un unico gruppo, quello delle
lavoratrici migranti.

Si tratta, quasi esclusivamente, di
donne dell’est impegnate nei vasti campi della cosiddetta fascia
trasformata che cinge l’area del vittoriese.Romene e polacche, in prevalenza,
operanti, insieme agli uomini, nella raccolta delle primizie locali:
al cambio di stagione, ovviamente, muta anche il prodotto da
depositare in cassetta.

Stando ai dati, si aggirerebbe intorno
ai 15 casi, negli ultimi tre mesi, l’incidenza degli aborti richiesti
da queste donne. Ma perché questa frequenza? La risposta, a quanto pare, non è così
difficile da raggiungere: sindacalisti del settore ed esperti dei
locali flussi migratori, concordano nell’attribuire la responsabilità
ai diffusi casi di “sesso obbligato” imposto alle stesse. Ovvero, il padrone del terreno, quindi
anche datore di lavoro, concede il tanto agognato posto, spesso per
non più di trenta o quaranta euro per giornata, a patto che si
garantiscano dei particolari “straordinari”.

I rapporti sessuali, imposti anche a
donne già sposate, si consumano in maniera non protetta,
determinando l’estrema conseguenza: la gravidanza di chi sottostà al
ricatto. Un lavoratore italiano assai esperto,
che preferisce rimanere anonimo, dice che di questi casi se ne
verificano molti, “soprattutto quando i turni di lavoro si fanno
più lunghi, si tratta quasi di una specie di clausola, il marito
straniero viene assunto a condizione di garantire alcune prestazioni
da parte della moglie, anch’essa impegnata nella raccolta”. Un fenomeno preoccupante, con
protagoniste donne, vittime poco consenzienti, che per un lavoro si
trovano costrette ad accogliere “indiscrete” richieste.

I datori di lavoro, migliaia in questa
vasta zona, fatta di coltivazioni e poco altro, negano, non sono
molto inclini a dare giudizi o pareri. I dati, però, descrivono una realtà
difficile da occultare o sotterrare. Le autorità preposte ai controlli, già
in difficoltà a causa delle scarse disponibilità, non riescono ad
assicurare un monitoraggio totale della situazione. Il lavoro nei campi, intanto, prosegue
alacremente, e con l’avvento della stagione estiva si preannuncia
ancor più pesante.

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