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“Vento del Nord”, altre folate
Indagine partita nel 2008 da Bologna

Di Stefano Fantino il . Calabria, Emilia-Romagna

Si parla di Bellocco, ‘ndrina egemone di Rosarno, si parla di arresti e sequestri ordinati dai magistrati di Reggio Calabria, eppure al centro dell’operazione “Vento del Nord” c’è  anche l’Emilia. Non è forse il cuore, ma una appendice importante e rilevante. Parte da lì l’indagine e già nei mesi scorsi si raccontano di arresti di capibastone di un certo spessore, che nel bolognese avevano trovato il luogo ideale per gestire comodamente gli affari. Seguendo una consolidata tradizione familiare che aveva già permesso alla cosca di attecchire fuori dai confini patrii.
Facciamo qualche passo indietro.  Carmelo Bellocco, storico esponente della ‘ndrina omonima della Piana è in carcere alla Dozza, a Bologna. Dopo la scarcerazione inizia una vita apparentemente normale nel bolognese, a Granarolo, in affido ai servizi sociali e ufficialmente lavoratore presso una attività che si occupava di frutta e verdure, gestita da un compaesano. Tuttavia Carmelo Bellocco continuava a gestire a distanza i traffici della cosca,  traffico di droga, usura, riciclaggio ed era addirittura venuto in contatto con alcuni esponenti di un clan rivale, gravitante intorno alla provincia di Reggio Emilia. Contro gli Amato, la ‘ndrina di Rosarno volevano agire in quanto questi ultimi, reggiani di adozione ma rosarnesi di origine,  per vendicarsi degli omicidi di Cosimo e Mario Amato voluti da Carmelo Bellocco, avevano minacciato il capo ‘ndrina rivale. Per evitare la guerra mafiosa, scattò la perquisizione in casa Bellocco: nascosto nei mobili della cucina, gli agenti trovarono un revolver calibro 38 special con cinque cartucce e altre pronte all’uso.  Siamo al 26 giugno 2009 e il Bellocco viene arrestato per evitare che si arrivi alla faida.
Ma l’operazione non si era fermata. Il 22 luglio erano scattate le manette anche per la moglie di Carmelo, Maria Teresa D’Agostino, e per il figlio Domenico, entrambi arrestati a Bologna, per il nipote anche egli di nome Domenico, il fratello Rocco e un altro figlio, il diciottenne Umberto , tutti   fermati in Calabria. Periodicamente i familiari più stretti di Carmelo Bellocco si spostavano in Emilia, chiamati a rapporto dal capo e probabilmente in vista di un decentramento delle attività di usura e riciclaggio anche al nord. Ipotesi che ora, dopo l’ennesima azione di polizia pare assolutamente plausibile ed evidente.
I 14 arresti sugli affiliati al clan Bellocco eseguiti all’alba a Rosarno sono come detto, il frutto di un’indagine avviata dalla squadra Mobile di Bologna nel dicembre 2008.  Secondo gli investigatori la ‘ndrina rosarnese si stava organizzando per estendere la rete criminale anche in Emilia, stante anche la presenza fisica del capocosca in Emilia prima degli arresti e i collegamenti che lo stesso aveva con vecchi paesani sul posto.  Il dirigente della Mobile di Bologna Bernardi ha sottolineato questa forte attrattiva che l’Emilia giocava sui Bellocco: “Avevano trovato in Emilia un tessuto sociale e una qualità di vita molto positive che gli consentivano, da un lato, di continuare a tenere i rapporti con gli affiliati calabresi stando a distanza, dall’ altro di cominciare a pensare di estendere gli affari al nord. Infatti poco prima dell’arresto di Carmelo, il clan stava cercando di spostare alcune pedine proprio a Bologna”.

Ascolta l’intervista a Fabio Bernardi, Capo della Squadra Mobile di Bologna, a cura di Federico Lacche di Libera Radio

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