Vigna: indagato non va informato
Se c’é di mezzo un reato di mafia “l’indagato non può sapere di essere indagato per tutelare la segretezza delle indagini”. E’ quanto afferma in un’intervista al Corriere della Sera l’ex capo dell’antimafia, Pierluigi Vigna, a proposito della procura di Firenze che ha smentito che il premier Silvio Berlusconi sia indagato per mafia.
Vigna ricorda anche il pentito Gaspare Spatuzza con cui ebbe due colloqui investigativi: “Era turbato, non ci disse nulla di rilevante. Tuttavia – aggiunge -, ora, non sono stupito dalla riapertura di un’inchiesta così delicata. E’ già successo”. Vigna ricorda inoltre come nel lavoro sui mandanti occulti del ’93 le generalita’ degli indagati furono messe in cassaforte.
“Tante precauzioni – spiega – perché eravamo nel periodo in cui il presidente scendeva per la prima volta in politica e a quell’epoca i riferimenti su di lui erano molto sfumati” perciò “sembrò opportuno che le questioni di riservatezza prevalessero sulla pubblicità “. D’altronde, ribadisce, “pubblicità non c’é in questo tipo di indagini sulla mafia”. Quando un presunto indagato chiede se è indagato, spiega, “deve ricevere una risposta in ogni caso negativa se si tratta di reati di mafia. E’ stabilito dal Codice di procedura penale. E’ l’applicazione del cosiddetto ‘doppio binario'”.
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