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Gladio trapanese: tra mafia e servizi segreti

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Fascicoli che potrebbero tornare a riaprirsi. Sono quelli che riguardano l’indagine sul centro Scorpione della Gladio trapanese. L’archiviazione per adesso rimane, da quando fu decisa dall’allora gip del Tribunale di Trapani, Alberto Gamberini, nel giugno del 2000, su richiesta del procuratore dell’epoca Gianfranco Garofalo e del sostituto procuratore Andrea Tarondo.

Ai magistrati venne a mancare una «pedina» importante, il capo del «Centro Scorpione», il maresciallo del Sismi Vincenzo Li Causi, ucciso, nel 1993, in circostanze misteriose in Somalia dove era andato in missione. Si disse durante un improvviso conflitto a fuoco, ma tanti dubbi sono rimasti. Li Causi, originario di Partanna, era in procinto di tornare in Italia, per essere sentito proprio dai magistrati di Trapani che indagavano su Gladio. Il suo nome è circolato anche a proposito del delitto, sempre commesso in Somalia, un anno dopo, di Ilaria Alpi, Li Causi infatti sarebbe stato la sua «fonte» sui traffici di armi e di scorie coperti da settori governativi.

Di Gladio trapanese si è tornati a parlare da quando è saltato fuori che l’ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino, avrebbe potuto fare parte della struttura segreta. Lo ha svelato il figlio dell’ex sindaco, Massimo, in questi giorni di rivelazioni e rivelazioni di continuo sulla trattativa tra Stato e mafia. Scacchiere nel quale si muovevano anche i mafiosi trapanesi. Alcuni di questi avrebberio avuto contatti con agenti dei servizi. Legami maturati nel tempo, dietro i quali ci potrebbero essere traffici di armi come un ex gladiatore afferma in una intervista Rai del 2006.Il video gira su Youtube.

È estrapolato da una puntata di una trasmissione di Rai Tre che si occupò del delitto della giornalista Rai Ilaria Alpi. Incappucciato e presentato da chi lo intervista come ex appartenente a Gladio, c’è un uomo che racconta, parla di traffici di armi, e di scorie pericolose. Parla di Gladio, dice «una struttura impiegata per i traffici di armi». La ricostruzione non è nuova. «Gladio» usata per far passare da una punta all’altra dell’Italia, carichi di armi o di rifiuti tossici, destinati poi a paesi esteri. Un traffico che secondo un ex faccendiere, Francesco Elmo, si sarebbe intensificato dagli anni ’80 in poi.

Quell’«intensificato» fa presupporre che esistevano anche anni prima. In Sicilia poi ci sarebbe stato un particolare in più i «contatti» con la organizzazione mafiosa. «Gladio spiava Cosa nostra» ha fatto mettere a verbale Paolo Fornaro, uno degli ufficiali che si occupava di «Gladio» trapanese, Elmo invece parlò semmai di un vicendevole scambio di favori tra la struttura segreta ed i mafiosi. La presenza tra i «gladiatori» di Ciancimimo in questo senso potrebbe starci per davvero. Lo scenario è quello che sembra possa coincidere con quello del delitto Rostagno (26 settembre 1988) dove non è una sensazione la possibilità di «contatti» tra mafiosi e «soggetti esterni» interessati a quell’omicidio.

L’ex generale ed ex presidente della Commissione Difesa, Falco Accame, ieri è intervenuto ufficialmente sostenendo che c’è ragione fondata perchè la questione Gladio venga riaperta. «La notizia della iscrizione di Ciancimino alla Gladio e in particolare alla Gladio in Sicilia – dice – è una notizia di non poco interesse. Non dimentichiamo che il magistrato Giovanni Falcone che seguiva il processo La Torre e le attività dei Servizi Segreti fu bloccato nella sua richiesta di contatti con i magistrati romani che indagavano su Gladio dal procuratore di Palermo Pietro Giammanco. Falcone riteneva che su questo punto si dovesse indagare, Gladio col delitto La Torre poteva entrarci qualcosa, ma si trovò di fronte a un muro posto dal procuratore Capo». «Gladio – prosegue Accame – destò anche molto interesse al magistrato Carlo Palermo che nel suo libro “Il quarto livello” scrive che “a Trapani era presente una base militare Nato.

Nell’anno successivo alla scoperta delle logge segrete (Iside 2 ndr) venne creata la cellula “Stay Behind Scorpione”. Per 30 giorni – scrive Palermo – alloggiai presso quella base Nato. Ma fu altrettanto un caso che da quella base venni allontanato dopo 30 giorni? Per subire 10 giorni dopo non avendo più le protezioni che quel percorso offriva, l’attentato a Pizzolungo?».

I compiti di Gladio in Sicilia restano da chiarire. Il capo del Centro Scorpione Vincenzo Li Causi tra l’altro faceva parte degli OSSI, gli Operatori Speciali del servizio informazioni che operarono tra l’altro in Nord Africa, in Somalia, in Albania. Tra i compiti di Gladio in Sicilia probabilmente vi era quello di collegamento con la Gladio all’estero. L’odierno presidente della commissione nazionale antimafia ed ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu, in una intervista a «Il Corriere della Sera» del 2 Aprile 97 ricorda che la Gladio all’estero operava nei Balcani, nel Nord Africa e nel Corno d’Africa.

C’è poi quel filo che porta come si diceva all’omicidio Rostagno e a quel via vai di aerei, che quando atterravano erano circondati da uomini in mimetica, sull’aeroporto ufficialmente chiuso di Kinisia. Immagini filmate da Rostagno ma sparite il 26 settembre 1988, nella notte del delitto.

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