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Mafia al nord, estorsioni e usura nel modenese

Di Giovanni Tizian* il . Emilia-Romagna

L’estorsione mafiosa, il pizzo e
la mazzetta rappresentano le modalità mafiose classiche con le
quali le associazioni mafiose taglieggiano l’imprenditore e il commerciante.
La richiesta estorsiva assume una duplice funzione per i clan mafiosi.
La prima è di accumulazione di capitale da reinvestire successivamente
in attività legali e traffici illegali. La seconda risponde ad una
logica di controllo del territorio e permette al mafioso di mostrarsi
come padrone supremo di quel territorio. Chi si rifiuta di pagare non
rispetta le regole dei Clan e i mafiosi vedono nei soggetti che si ribellano
al pizzo un pericolo costante in grado di sovvertire il loro sistema
di potere, che è politico e criminale allo stesso tempo, perché incarnano
l’alternativa che altri taglieggiati potrebbero seguire: la libertà
di scelta. Ecco perché chi dice no alle richieste estorsive viene ammazzato
o è costretto a fuggire verso Nord. E’ la logica che spinge tanti
onesti imprenditori campani, calabresi, pugliesi e siciliani a lasciare
la propria terra e la propria azienda per trasferirsi nel nord dell’Italia
ricominciando tutto daccapo. E’ il motivo per il quale nel modenese
sono presenti più di 570 imprese edili i cui proprietari sono originari
del casertano. Una migrazione forzata dalle pressioni mafiose e dall’indifferenza
dei politici locali delle aree ad alta densità mafiosa. Di questi impresari
emigrati, a detta anche dei pm della Dda napoletana, per lo più sono
onesti imprenditori sfuggiti alla legge del clan. La ricchezza del territorio,
la forte presenza di “compaesani”e lo sgarro di essere fuggiti dalla
legge mafiosa ha portato gli uomini del Clan a inseguire gli emigrati
casertani fin nel modenese riproponendo logiche alle quali essi si erano
rifiutati di obbedire. Il principio di fondo per i mafiosi è riproporre
i meccanismi già in atto nei loro feudi, riportare nel terrore gli
imprenditori fuggiti dalla Campania. E non sono pochi gli imprenditori
che a Modena vivono nel terrore e conducono una vita ritirata per evitare
incontri per nulla piacevoli. Ogni organizzazione mafiosa sfrutta i
propri compaesani. Ma le mafie si sono evolute, pur mantenendo l’estorsione
come strumento di comando e di governance del territorio, la loro enorme
liquidità gli permette di entrare nei circuiti finanziari che contano
attraverso i colletti bianchi collusi. Il pericolo viene dall’enorme
numero di società di intermediazione finanziaria presenti in provincia
di Modena. Che prestano soldi a tutte le categorie di persone e potrebbero
essere utilizzate dalle organizzazioni mafiose, sopratutto nei momenti
di crisi economica, per prestare denaro a tassi usurai all’imprenditore
e al commerciante i quali rifiutati dalle banche vedono in queste società
o nell’usura classica l’unica via per fa sopravvivere la propria
attività. Ma l’obiettivo dell’usura mafiosa è portare l’imprenditore
e il commerciante al fallimento, o strozzarlo fino a quando egli non
si trova costretto a concedere alcune quote della propria attività
al mafioso, il quale potrà lasciare il proprietario originario come
prestanome mentre lui sarà il socio occulto con la possibilità di
riciclare denaro sporco in quantità attraverso un attività apparentemente
pulita.

* La Gazzetta di Modena

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