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I semi dei liberandi e delle liberande a Parma

Di Salvatore Pizzo il . Emilia-Romagna

Legalità è
una parola che spesso viene strillata da tanti, troppi, perché conviene
farlo, un’insegna da sbandierare per dimostrare di essere dalla parte
giusta solo in apparenza, tanto dichiararsi a favore di essa non costa
nulla, al massimo se ne trae qualche vantaggio. Spesso molti sventolano
la bandiera della legalità solo per convenienza, in realtà sono dei
franchi tiratori la cui condotta è ben lontana dalla legalità.

Legalità non
è solo una parola da urlare al vento, è anche un modo di essere, un
modo di fare, il semplice convivere con l’altro rispettandolo secondo
le regole del buon senso. Un agire continuo che dovrebbe essere ovvio,
normale, connaturato in noi a prescindere dai profili, dalle pigmentazioni,
dalle idee, dai colori, dalle razze, dalla religioni, dalle inclinazioni
di ognuno di noi.  

Riassumere
un discorso di don Luigi Cotti, con gli occhi del cronista è assai
difficile, il ristretto spazio che la rapidità della cronaca impone
in questi casi porta alla superficialità, un elemento che stride con
la legalità. Ieri a Parma il prete dalle mille battaglie, che non è
solamente un religioso, bensì un uomo impegnato nell’educare alla
legalità anche con chi non appartiene alla sua chiesa, è stato presente
alla nascita ufficiale di “Libera”, l’aggregazione, nata 15 anni
fa, fatta di singoli ed associazioni il cui slogan è “nomi e numeri
contro le mafie”. Nella città emiliana questo sodalizio mancava,
da quelle parti sono tanti i cantori della legalità, alfieri che per
lungo tempo si sono mostrati candidi come lo è il colore del latte
e finti osservanti di precetti di fede continuamente ostentati, nei
quali si nascondeva una piovra che ha distrutto e continua a distruggere
esistenze. Una distesa arida dove da qualche giorno sono stati piantati
nuovi semi, quelli dei “liberandi” e delle “liberande”, come
dicono Giusy Amore ed Alessia Frangipane, che con Tullio Manca e Giuseppe
La Pietra si sono accollati quest’onere. Libera all’atto della sua
nascita a Parma ha già ottenuto i primi risultati, in una delle città
più opulente d’Europa si è parlato di etica negli affari proprio
nella sede della Camera di Commercio, dove si è tenuta l’assemblea
aperta da Andrea Zanlari, presidente del locale ente camerale, poi dopo
la relazione di Massimiliano Serpi, pm della direzione distrettuale
antimafia di Bologna, don Ciotti ha avvolto i presenti rendendo ben
chiara l’idea che le mafie sono un problema di tutti e non di pochi,
rivolgendosi poi ad un assessore del Comune di Parma presente in sala,
e noto alle cronache per essere stato contattato da Pasquale Zagaria
(recentemente condannato a 8 anni e 10 mesi, conosciuto come Bin Laden,
e fratello del boss Michele) gli ha chiesto di mettere a disposizione
dei locali del comune, in cui vendere i prodotti che Libera trae dalle
terre confiscate ai mafiosi. Nel suo discorso il prete con la scorta,
citando una frase scritta da Don Peppino Diana, uno dei tanti ammazzati
dalla camorra, che lui aveva incontrato a Casal di Principe una ventina
di giorni prima della morte, ha detto: “Noi dobbiamo risalire sui
tetti per annunciare parole di vita”. L’assemblea ha poi votato
all’unanimità Giuseppe La Pietra quale nuovo referente di Libera
a Parma, che nella vita è un pastore metodista. 

da www.corrierediaversaegiugliano.it

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