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Contro le mafie a Parma Don Ciotti battezza Libera

Da Polis Quotidiano il . Emilia-Romagna

Una storia
di impegno civile iniziata nel 1995, che ora appartiene anche alla nostra
città. Ieri Don Ciotti ha ufficializzato la nascita del coordinamento
provinciale di Libera a Parma. A livello nazionale la rete coordina
oltre 700 associazioni e gruppi nell’impegno antimafia, utilizza i beni
confiscati alla criminalità organizzata e promuove la cultura della
legalità. «è il segnale del risveglio della società e dell’associazionismo
– dice il coordinatore neoeletto Giuseppe La Pietra, davanti alla sala
aurea della Camera di Commercio – Libera non nasce dai fatti di cronaca,
ma dalla volontà delle persone; grazie al lavoro di tutti, non di pochi
cavalieri solitari». Il fondatore di Libera, Don Ciotti, cerca di strappare
ogni parola dall’oblio e dal torpore della memoria, così come fa con
tutte le vittime delle cosche: «Abbiamo bisogno di fatti, di coerenza,
di continuità. Cancellate per un momento la parola mafia, noi parliamo
di tutte le forme di illegalità, di tutta la corruzione: sono ferite
dentro di noi». E rivolto all’assessore comunale Giovanni Paolo Bernini:
«A Parma speriamo che sia aperta una bottega di Libera, tu che sei
assessore cerca un locale per aprirla». In prima fila ci sono anche
l’amico Don Valentini della comunità Betania, le onorevoli Motta e
Soliani, il prefetto Scarpis e il segretario della Cgil Bertoletti.
«La nascita di Libera è un momento importante per la città di Parma
– rimarca Massimiliano Serpi, procuratore aggiunto della DDA dell’Emilia
Romagna – la mia presenza non significa però che esista un allarme
particolare su Parma. L’istituzione di Libera è un fatto estremamente
positivo, ma non vuol dire che Parma sia più esposta di altre città
emiliane». In Emilia Romagna, continua il procuratore antimafia Serpi,
«i gruppi mafiosi storici tendono a creare una succursale locale, per
condizionare la vita economica. Il fenomeno emerge con reati spia: estorsioni,
usura, riciclaggio di denaro. I gruppi malavitosi tendono in prima battuta
a colpire gli imprenditori corregionali, ad esempio i calabresi. Il
punto preoccupante è che ora anche gli imprenditori locali appaiono
esposti a queste azioni e a fungere a ruolo di interfaccia tra gruppi
malavitosi e istituzioni, in modo da nascondere la presenza mafiosa».

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