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Corsico e le mafie, dal ricatto al riscatto

Di Lorenzo Frigerio il . Lombardia

Tra le città
del sud-ovest milanese, Corsico ha conosciuto in anni non lontani la
presenza asfissiante della criminalità organizzata di stampo mafioso.
Spesso il nome della città è stato quindi  accostato a quello
di altri comuni limitrofi – Assago, Buccinasco, Cesano Boscone, Trezzano
sul Naviglio – a causa della forte presenza di clan mafiosi, appartenenti
prevalentemente alla ‘ndrangheta o a Cosa Nostra. Erano quegli stessi
anni in cui il territorio di questi comuni veniva sfruttato anche per
ospitare clandestinamente coloro che finivano nelle mani dell’Anonima
Sequestri, prima di essere inviati in Aspromonte.

Oggi si è
capito che nella battaglia alle mafie è fondamentale contrapporre simboli
positivi a simboli negativi, per passare dal ricatto, un ricatto ancor
più odioso perché condizionante la vita quotidiana, al riscatto, un
riscatto civile e responsabile, possibile solo grazie all’impegno
di istituzioni, associazionismo e cittadinanza.

Una riprova
della validità di questo assunto viene anche da quanto successo nel
pomeriggio di venerdì 29 maggio a Corsico, alle porte di Milano. Perché
la semplice cerimonia che si è svolta in due luoghi un tempo appartenenti
alle cosche e oggi, grazie alla legge 109/96, restituiti alla collettività,
è stato un momento davvero importante nel cammino di riscatto della
città e dei suoi abitanti dall’ipoteca mafiosa e un segnale di speranza
che ci si augura possa essere recepito anche da altre amministrazioni
comunali e collettività della zona. Ci sono voluti molti anni ma ora
il risultato raggiunto consola delle tante fatiche, soprattutto burocratiche,
che si sono dovute affrontare nell’arco di oltre un decennio.

Nella cittadina
dell’hinterland milanese, due immobili confiscati alle cosche sono
stati intitolati a due donne simbolo della lotta alla mafia per motivi
diversi: Felicia Bartolotta Impastato e Silvia Ruotolo. La prima, vera
e propria madre coraggio – sulla targa apposta all’esterno dell’immobile
in via Sant’Adele si può leggere “madre contro la mafia per
amore e giustizia”
– ha continuato per oltre vent’anni a battersi,
rompendo il muro dell’indifferenza e dell’omertà, perché voleva
che al figlio Peppino, ucciso dagli uomini di Tano Badalamenti a Cinisi,
fossero almeno riconosciute verità e giustizia. Una battaglia difficile
ma alla fine vincente, perché Parlamento e Tribunali della Repubblica
certificarono la matrice mafiosa dell’omicidio e i tanti depistaggi
subiti dalle indagini.

La seconda,
invece, venne uccisa durante uno scontro a fuoco tra camorristi che
si contendevano il predominio del Vomero, piazza dello spaccio napoletano
fortemente appetibile in ragione del forte volume di denaro ricavabile
dalla vendita al dettaglio delle droghe. Una vittima innocente, una
vittima inconsapevole, ma non per questo meno importante nella storia
della lotta alle mafie.

Il primo immobile
era un tempo un bar tabacchi che si affacciava sui Navigli, un luogo
di dubbie frequentazioni e passaggi di diversi traffici criminali. Oggi
ospita l’Auser di Corsico e la Consulta Sud, che riunisce cittadini
e associazioni della città. Il secondo immobile, un tempo un piccolo
minimarket al servizio del quartiere e di proprietà dei Ciulla, è
sito in via Malakoff ed è la sede del Club Corsico, un’associazione
di genitori che si occupa dell’inserimento nella vita quotidiana di
persone, soprattutto giovani, con problemi di forte disabilità psichica.

Alle due cerimonie,
susseguitesi nell’arco di un paio d’ore nel tardo pomeriggio, erano
presenti Sergio Graffeo ed Ernesto Ferrario, rispettivamente sindaco
e assessore alla pace di Corsico e l’assessora all’ambiente della
Provincia di Milano Bruna Brembilla.

Gli ospiti
più attesi sono stati Lorenzo e Francesco Clemente, marito e figlio
di Silvia Ruotolo, che hanno lasciato il loro vibrante ricordo di una
“madre e moglie innocente uccisa dalla camorra”
, come recita
la targa scoperta al termine della manifestazione. Clemente, oggi impegnato
in Libera e nel Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti
della criminalità, ha portato una testimonianza piena di amore e di
riconoscenza per la moglie, della quale ha ammesso di essere venuto
a conoscenza, solo dopo la sua morte, di numerosi episodi attestanti
l’estrema generosità che vedeva quotidianamente protagonista Silvia.
Inoltre ha ricordato che il primo incontro con la donna che avrebbe
poi sposato fu in un giardino pubblico, dove Silvia portava a passeggio
un suo nipotino affetto da sindrome di Down: e proprio questa circostanza
viene oggi a rafforzare il legame tra il ricordo di sua moglie e il
lavoro che quotidianamente svolge l’associazione che ha avuto in gestione
il bene, il Club Corsico. È stato anche dato l’annuncio della prossima
inaugurazione di una fondazione intitolata a Silvia Ruotolo che i familiari
vogliono impegnare sul fronte del recupero dei ragazzi a rischio, in
realtà a forte presenza criminale.

Il figlio di
Silvia e Lorenzo, Francesco, all’epoca testimone innocente e suo malgrado
dell’omicidio della madre, non è intervenuto durante la cerimonia
ma, al termine è stato richiesto dai presenti di portare il suo ricordo
e ha intrecciato con molti di loro un fitto scambio di battute.

E proprio questa
familiarità che si creata alla fine tra gli ospiti venuti da Napoli
e i cittadini di Corsico è indice del buon esito dell’iniziativa
voluta da Libera: si è voluto intitolare i beni confiscati a due donne,
due vittime di mafia per motivi diversi, perché alla memoria si unisse
l’impegno, quotidianamente esercitato dalle realtà che hanno ricevuto
in gestione il bene. E da questi contatti si pensa possano nascere altre
iniziative che coniughino ricordo e azione, perché solo in questo modo
si può vincere la tentazione del dolore, della sconfitta.

Da sottolineare,
infine, l’intervento del sindaco Graffeo che ha espresso la propria
soddisfazione, come primo cittadino, come abitante di Corsico e come
siciliano d’origine per la doppia intitolazione dei beni confiscati
alle cosche: “Non siamo venuti solo a scoprire delle targhe e poi,
dopo la cerimonia, tutto continua come prima. Oggi
è una giornata importante per la nostra città, perché
segniamo la vittoria della giustizia, della democrazia contro
la violenza delle mafie. Dobbiamo prendere coscienza che non si tratta
di un problema solo del sud, ma di un fenomeno che dobbiamo combattere
anche qui. Con gesti concreti come questi si deve riaffermare il diritto
contro la violenza criminale”
.

Si dice sempre
che il buon esempio vale più di mille parole. Chissà mai che altre
amministrazioni comunali limitrofe – Milano in testa – non trovino
nel lavoro svolto a Corsico uno stimolo ad emulare chi dimostra con
i fatti di voler combattere le mafie seriamente.

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