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Informazione e cultura per non sottovalutare le mafie

Di Stefano Fantino il . Dai territori, Emilia-Romagna, Interviste e persone, Progetti e iniziative


Un’ intera giornata dedicata alla bellezza da riconoscere e difendere, perché, unica  e preziosa, ci insegna ad essere liberi. L’etica libera la bellezza – il tema scelto da Libera di Don Ciotti per il 21 marzo  che da quattordici anni all’avvento della primavera ci aiuta a non dimenticare e a tenere alta l’attenzione e l’impegno civile –  è perfetto  per essere declinato domenica 29 marzo in chiave “Politicamente Scorretto”, cioè attraverso i linguaggi, gli strumenti e i media della cultura. Ne parliamo con Carlo Lucarelli, con il quale tocchiamo anche diversi punti sensibili per quanto riguardo mafie e informazione.


“L’etica libera la bellezza” è il titolo non solo del 21 marzo voluto da Libera per Napoli ma anche dell’iniziativa che Politicamente Scorretto organizzerà domenica a Casalecchio di Reno, di cosa si tratta?

L’idea è nata perché da tempo volevamo dedicare una giornata intera a questi argomenti, mafia e dintorni, ma sicuramente il titolo e il tema di Libera è stato di sprone perché riteniamo che questo sia il momento giusto per parlare di queste tematiche. Per quanto riguarda la giornata in sé, è prevista una maratona di letture, dibattiti e interventi sul tema delle mafie, a Casalecchio, all’interno della Casa della Conoscenza.

Restituire alle città, ai cittadini i beni confiscati alla mafia, destinandone una parte alla cultura dice il sito di Politicamente scorretto. Questo appello che Libera Informazione ha sottoscritto cosa prevede e come è nato?

Abbiamo ritenuto di dare una nostra visione su un tema molto attuale. Ne ha parlato Baricco appellandosi a una maggior accessibilità alla cultura da parte di tutti e anche Saviano ha fatto riferimento a questo aspetto durante la prima serata di Rai 3 di mercoledì.  Noi vogliamo dare quindi la nostra opinione a riguardo: non è vero che mancano i soldi, ci sono eccome, sono là nel patrimonio mafioso, da confiscare e secondo noi da destinare in parte a un settore importante come la cultura,  da finanziare anche come metodo per contrastare la mafia.

Per contrastare la mafia è necessario far prendere coscienza alle persone del problema. Casalecchio, Bologna, Emilia Romagna, in che modo far sentire vivo nelle persone emiliane, in questo caso, il pericolo delle mafie ?

Sicuramente è difficoltoso perché la gente tende a pensare che non ci sia il problema della mafia al Nord,  soprattutto molti amministratori locali che dicono che nel settentrione questa “problematica” non esiste, spesso perché sono poco preparati. Evidentemente non esiste un immaginario nostro legato a mafia e nord. Allora bisogna raccontarglielo, bisogna raccontare alla gente gli episodi che sono avvenuti e far notare quelli che sono i “segnali” della presenza mafiosa al nord: i beni confiscati nel  alla criminalità organizzata, che sono tanti, i dati dell’economia mafiosa al nord, che sono tanti. Bisogna riuscire a mettere insieme tutte le piccole esperienze. E così capita che parlando con un amministratore del nord di questi argomenti, intendo quei pochi illuminati, finisce che lui ti dica “si in effetti anche io a casa mia avrei questo piccolo problema, questi episodi che si verificano…”. Bisogna metterli in rete questi episodi, e raccontarli.

L’immagine stereotipata di una mafia che invece si è rinnovata nell’esteriorità e nel modus operandi è anche uno dei motivi per cui spesso si vuole ignorare la presenza mafiosa al centro nord, cosa ne pensa?

Su questo argomento posso dirti che è la narrativa quella che potrebbe ricostruire un immaginario. Noi siamo abituati ai mafiosi del padrino, una narrativa scritta, una fiction televisiva, un film, tutti elementi molto importanti per il nostro immaginario, che parlino di mafia al nord, che facciano vedere un padrino che non è di Corleone, ma di Milano, che opera con le banche e poi anche ammazza perché questo fa parte del business, ebbene, credo che sarebbe davvero importante.

Ha visto Saviano su Rai 3, cosa pensa soprattutto della scelta di dare la prima serata?

Penso che abbia fatto bene, una scelta coraggiosa dei dirigenti. Anche se in fondo tanto coraggiosa non era visto che sapevamo che tante persone l’avrebbero seguito. Ma è stato comunque bello scoprire che tanta gente ha seguito e ascoltato queste storie. Una ottima scelta, ce ne fossero di più e su tutte le reti.

Anche lei si è occupato di mafia, come è nata in lei la passione e Blunotte tornerà ancora ad occuparsene? Come?

La voglia di occuparmene come scrittore è nata perché sono stimoli della quotidianità: basta tenere le orecchie aperte, questo problema c’è. Problematica importantissima al punto che un programma come il nostro non può non occuparsene anche spesso. Noi racconteremo altri pezzi delle storie delle mafie che finora abbiamo trascurato; abbiamo raccontato tante cose ma ci sono diversi buchi. I Casalesi ad esempio, siamo arrivati a un pre-Saviano, ora vogliamo raccontare anche il post, ci sono tante province italiane da raccontare, abbiamo molte idee in cantiere.

Usare questo metodo divulgativo ma comunque rigoroso nell’approccio possa essere un punto di svolta nel raccontare e far conoscere certi temi a una Italia che preferisce guardare la televisione che leggere i giornali?

Non so se è un punto di svolta ma può essere utile. Chiaramente si tratta solo di un pezzo del mestiere, quello divulgativo. Una persona che guarda i programmi di Piero Angela non è che poi si laurea, però sono molto utili, servono parecchio. Poi c’è l’informazione, l’azione concreta, la politica,  ma noi siamo il primo passo, l’alfabetizzazione anche da un punto di vista emotivo, non solo da un punto di vista formativo.

Parlando all’informazione, non il suo campo, ma un terreno attiguo al suo, pensa che in Italia ci si occupi poco e male di mafia?

Sicuramente si, non solo per la mafia ma anche per tanti altri temi. Chi lo sa che si sta celebrando il processo per la strage di Brescia? Invece tutti sanno cosa sta succedendo a Sollecito e Amanda Knox. Gli omicidi di cronaca sono tutti i giorni in prima pagina, le altre cose no perché non fanno notizia. Sono d’accordo che questo sia un comportamento sbagliato, sappiamo tutto di Cogne e ben poco sul processo Spartacus, molto importante nella mia vita quotidiana rispetto al processo alla signora Franzoni. Queste cose passano invece per cose che non fanno notizia e non mi capacito del perché non riescano a capire, tutte le volte che incontrano una cosa come quella di Saviano, che invece anche parlare di mafia fa notizia, basta raccontarla nel modo giusto.

Tornando alla realtà emiliana, lei pensa che esistano dei segnali visibili della presenza mafiosa in questa regione, cosa appurata da indagini e relazioni delle distrettuali antimafia?

Teoricamente non molti se non il cemento. Nel senso che uno va in giro e vede un sacco di costruzioni, alcune sono ferme da un sacco di tempo, allora la domanda sarebbe “da dove vengono quei soldi?”, “cosa è successo?”, perché qualsiasi altro imprenditore sarebbe fallito. Questo potrebbe essere un segnale. Perché per il resto non è facile. Uno non lo sa che gli costa di più quello che s
ta mangiando perché dietro magari c’è un taglieggiamento, che costa un sacco di soldi mangiare il pesce perché la filiera  che sta dietro a questa industria magari mantiene un sacco di ‘ndrine e cosche. Questo qualcuno non lo può sapere se qualcuno non glielo racconta. Chi vive in certe zone, magari in provincia di Modena, in provincia di Modena, dalle parti di Carpi, o vicino a Reggio Emilia, ecco magari lì ha qualche sentore in più perché vede qualche negozio bruciato. Altrimenti è difficile vederli, per quello ci vuole l’informazione, che ti racconti che quella cosa che stai vedendo, anche se non ti sembra quello che ti immagineresti a Corleone, è la stessa cosa.

Da privato cittadino cosa pensa del ddl sulle intercettazioni?

Io ho sempre pensato che siamo in guerra e che quindi ci vogliono tutti i mezzi per combatterla, che non sia questo il momento di privarsi di alcuni mezzi sulla base di ragionamenti che magari andrebbero bene in un paese ideale. Qualunque cosa che restringa un certo tipo di azione per me non va bene.


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