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La minaccia del carcere per i giornalisti è venuta meno, ma la sostanza non cambia

Di Roberto Natale* il . Istituzioni

La minaccia del carcere per i giornalisti è venuta meno, ma la sostanza
non cambia: anche dopo gli emendamenti presentati dal governo, il
disegno di legge Alfano sulle intercettazioni resta un testo
estremamente pericoloso per il nostro diritto-dovere di informare. Non
solo perché le sanzioni rimangono comunque pesanti: diecimila euro di
ammenda massima per il singolo cronista, che diventano però quasi
cinquecentomila per l’editore che ospiti il pezzo; con l’ovvia
conseguenza – giustamente denunciata dalla Fieg – che i proprietari dei
giornali sarebbero indotti ad intervenire sui contenuti, violando le
prerogative dei direttori ed attuando quella “censura preventiva”
contro la quale ha messo in guardia il Presidente della Corte
Costituzionale, Giovanni Maria Flick.
Il disegno di legge si
conferma incompatibile con il diritto ad informare e ad essere
informati perché il governo ha scelto di non modificare la scelta di
fondo: quella di impedire la cronaca giudiziaria, vietando la
pubblicazione (“anche parziale, o per riassunto o nel contenuto”, e
“anche se non sussiste più il segreto”) degli atti di indagine fino al
termine dell’udienza preliminare. E’ qui l’attacco più grave,
dissimulato sotto gli insistenti richiami alla riservatezza. La privacy
è diritto caro anche a noi giornalisti, ed abbiamo dato piena
disponibilità a rendere più incisive, se necessario, le norme di
autoregolamentazione per salvaguardarla. Ma non ha senso invocare la
sfera privata quando parliamo di scalate bancarie, del crack Parmalat,
dello scandalo del calcio, della clinica Santa Rita: tutte vicende che,
se la proposta Alfano fosse stata già legge, i cittadini italiani
avrebbero potuto conoscere soltanto mesi o anni dopo. E’ questo il
gigantesco esproprio che si prepara, ai danni di noi giornalisti e ai
danni dell’intera comunità civile: verrà mutilato il suo diritto di
conoscere fatti di assoluta rilevanza sociale, che solo un’interessata
mistificazione politica può cercare di spacciare per pettegolezzo o
gossip.
Ne va proprio della qualità della nostra democrazia. E
dunque dobbiamo sapere sviluppare ogni possibile alleanza. Con gli
editori c’è un’ampia concordanza, che attende di essere tradotta in
visibili, incisive iniziative comuni: consapevoli entrambi, giornalisti
e imprenditori, che per la vita dell’informazione il diritto di fare
cronaca è essenziale almeno quanto nuovi ammortizzatori sociali per il
settore. E insieme ci sono i nostri lettori, spettatori, ascoltatori:
pochi altri temi ci consentono di presentarci loro come titolari e
difensori di un diritto di tutti. Il Presidente del Consiglio ama
ripetere che, nei suoi comizi, nessuno alza la mano quando lui chiede
chi sia sicuro di non essere intercettato. Gli proponiamo di aggiungere
un’altra domanda: chiedere alla piazza chi avrebbe rinunciato a sapere
di Moggi, di Antonio Fazio, di una truffa ai danni dei piccoli
risparmiatori, dei trapianti disposti da medici senza scrupoli. Abbiamo
la forza di essere dalla parte dell’interesse generale. Perciò nessuno
strumento sindacale andrà risparmiato, nelle prossime settimane, se
servirà per evitare una legge-bavaglio.

* Presidente Fnsi

(da Articolo21.info)

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