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La ndrangheta chic nel cuore di Roma

Redazione il . Lazio

E’ il
segno dei tempi: a fare la “dolce vita” adesso è la ‘ndrangheta.
A piazza di Spagna, con il ristorante “Alla Rampa”, sequestrato
nei giorni scorsi. In via Veneto, a due passi dall’ambasciata Usa,
con il “Cafè de Paris”, storico locale dell’epopea felliniana.
A rivelarne la proprietà è Repubblica: l’hanno acquistato per 6
milioni di euro personaggi riconducibili alla ‘ndrangheta. “Il proprietario
è un calabrese doc, Damiano Villari, originario di Sant’Eufemia d’Aspromonte
(Reggio Calabria) – si legge sul quotidiano – ufficialmente direttore
del locale che è stato acquistato in parte da Stefano Todini, imprenditore
perugino produttore anche di spettacoli televisivi. Un’operazione finanziaria,
scrivono le Fiamme gialle, posta in essere per conto della cosca Alvaro-Palamara
di Sinipoli”.

In un rapporto
dei finanzieri del Gico si registrano, dunque, i movimenti finanziari
delle cosche storiche della provincia di Reggio Calabria. Gli Alvaro
di Sinopoli, ma anche i recenti alleati Piromalli di Gioia Tauro, e
anche dei Vottari-Pelle e dei Giorgi (quelli della faida di San Luca).
Milioni e milioni di euro negli ultimi due anni, i proventi della droga,
riversati sul mercato romano. Come in Germania, quella della ristorazione
e della distribuzione alimentare è una passione delle ‘ndrine: pizzerie,
locali alla moda, ipermercati, a Roma e in tutto il Lazio.  

E su questi
movimenti si stanno concentrando le indagini delle procure di Reggio
Calabria e Roma. Il fenomeno non è nuovo, da trent’anni le mafie
investono nella Capitale. E’ ormai opinione diffusa quella che la
criminalità organizzata vada considerata come una vera e propria Quinta
mafia. Ma l’attenzione della ‘ndrangheta per il centro romano desta
preoccupazione. Cercano prestigio, vogliono dimostrare la loro forza
di penetrazione, dimostrare che possono mettere le mani su qualunque
cosa.

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