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L’Abruzzo fa rete contro le mafie
Ecco l’Onda dell’informazione

Di Alessio Magro il . Abruzzo

Le aziende di don Vito Ciancimino, gli appalti nel settore ambientale, l’aggressione al territorio. E le minacce in stile mafioso. Non è la Sicilia di cosa nostra né la Calabria della ‘ndrangheta, siamo in Abruzzo, l’isola che fu felice e che non lo è più da tempo. Una regione malata di corruzione, travolta dal recente scandalo politico. Ma dietro le quinte, sottotraccia, si muovono anche le mafie, che investono, riciclano, costruiscono e proliferano. Fanno soldi e devastano l’ambiente, come nella Campania della camorra. Ecco perché Libera Informazione – dopo il ciclo di incontri nelle regioni de Sud a “occupazione mafiosa”  – approda a Pescara con il suo tredicesimo seminario. Quello del 14 novembre è il secondo appuntamento nel Centro Italia, dopo il seminario in Umbria.

Le inchieste di giornalisti coraggiosi – e autorganizzati – hanno squarciato il velo, spronando la magistratura ad indagare. E soprattutto grazie a Libera si può adesso pronunciare la parola mafia anche in Abruzzo. Nella Marsica ci ha pensato Giuseppe La Pietra – ex referente territoriale dell’associazione di don Luigi Ciotti – a denunciare, sensibilizzare e fare rete. Adesso a Pescara si raccoglie il testimone, riuniti attorno a Germana Aceto, neo referente della costa.  

Primo passo “portare il messaggio nelle scuole, perché ci si renda conto finalmente che l’Abruzzo non è più un’isola felice” dice Germana Aceto. E Libera Pescara ha iniziato a farlo sistematicamente, con incontri negli istituti. Si parla di beni confiscati – sono già 24, di cui 12 nella sola Marsica – di usura e riciclaggio. “Oggi pochi studenti conoscono i problemi delle nostre zone, eppure ci sono discariche abusive , ci sono rifiuti tossici sotto casa. Qualche anno fa non era così, c’era maggiore consapevolezza, dobbiamo recuperare con l’impegno” conferma Luca Pantaleo,  che insieme allo staff di Pescara cura il nuovo periodico InformaLibera. 

“Come in Umbria, come in Basilicata e Puglia, anche qui le mafie si muovono sottotraccia” ha detto Roberto Morrione. Quella del presidente di Libera Informazione è un’analisi accurata e dettagliata sull’Italia infiltrata dalle mafie, sullo stato della giustizia (“non bisogna dimenticare la battaglia in corso sulla riforma, il decreto intercettazioni”) e sull’attacco all’informazione (dai tagli alle minacce mafiose ai cronisti in prima linea, “per i quali occorre spendersi per costruire una sorta di scorta mediatica”. Poi un passaggio sul nodo dell’editoria italiana: “Nel nostro Pese non esiste solo un conflitto d’interesse – dice Morrione – ce ne sono ovunque, editori impuri che non investono sul mercato per fare impresa ma per tutelare interessi particolari ”. Che fare? “La strategia di Libera Informazione – aggiunge Morrione – è quella del fare rete”. Creare connessioni, stimolare la partecipazione, parlare ai ragazzi delle scuole, anche attraverso  strumenti come quelli messi a disposizione da Rai Teche: “Abbiamo siglato una convenzione che ci permette di accedere all’immenso patrimonio audiovisivo del servizio pubblico, lo metteremo a disposizione di chi vorrà impegnarsi sui territori”. 

Fare rete è anche la parola d’ordine di Site.it, un network di riviste on line, fanzine e ciclostilati attivi nella Marsica e in tutto l’Abruzzo. E’ l’Onda dell’informazione:  dal basso, senza fondi e con grande passione, sopperisce ai vuoti dell’informazione e della politica, facendo inchiesta e  spingendo alla partecipazione. Arrivano fino a 100mila le copie del site cartaceo, distribuite gratuitamente alle famiglie abruzzesi. E’ la creatura di Angelo Venti, cronista vecchio stile con la voglia di scavare nelle notizie. Spesso, dietro quelle notizie ci sono le mafie. E’ il caso delle inchieste su alcune riconducibili a Ciancimino (scarica il numero 12 di Site.it, dicembre 2007). “Facciamo rete – anche Venti insiste sul punto – non è impossibile, noi i fondi pubblici non li abbiamo mai avuti perché non li abbiamo mai chiesti, ma facciamo inchiesta senza condizionamenti e con il sostegno della gente”. Un modello da esportare.

Mafia e ambiente vanno di pari passo anche in Abruzzo. Discariche abusive, megaimpianti insostenibili – è il caso del famigerato Centro Oli, il petrolchimico che dovrebbe far decollare la produzione petrolifera in Abruzzo – e abusivismo edilizio. Senza dimenticare la “grande truffa” dell’acqua, con manovre di privatizzazione e speculazioni. Quelle dell’Abruzzo no triv, dell’Abruzzo social forum, del Comitato di difesa della costa Teatina e della rete Emergenzaambienteabruzzo, ma anche delle altre realtà attive sul territorio, sono battaglie in difesa dell’ambiente. Ma sono anche battaglie di legalità: contro la corruzione che ha portato alla cementificazione delle coste, contro gli interessi privati che distruggono i beni comuni e “devastano il territorio con politiche, come quella petrolifera, che altrove sono fallite”. C’è puzza di affari sporchi, secondo Davide Colaiezzi, di Abruzzo no triv. “Dietro i grandi interessi ci sono spesso le mafie – dice Fabrizia Arduini del comitato teatino – non vorremmo ritrovarci con il territorio devastato e le mafie sotto casa”. Ecco perché quella degli ambientalisti è anche una battaglia per la partecipazione, per il senso civico della comunità come antidoto alle speculazioni, alla corruzione, alla mala politica e alle mafie.  Ecco perché sui muri delle città, insieme ai 6×3 per le imminenti regionali, ci saranno dei manifesti singolari: “Non lasciamoli fare da soli” dicono, e poi quattro inviti al voto per “la nostra aria”, la terra, il mare e l’acqua. Dietro la campagna nessuna lista elettorale, solo una rete che dice ai cittadini: “Difendi l’Abruzzo partecipando”. 

Vertenze territoriali che spesso non trovano spazio sulla stampa nazionale e locale. Ecco che dal seminario pescarese di Libera Informazione vengono fuori diverse proposte operative. Ancora fare rete. Sfruttare i canali di Libera Informazione, di Site, ma anche di Pandora tv, la nascente realtà televisiva nata dal basso. Fare rete, “costruire un comitato di coordinamento fluido ed operativo” suggerisce Luca Pantaleo, una proposta accolta con entusiasmo.  Fare rete senza dimenticare un altro obiettivo prioritario: “Non bisogna sottovalutare la Rai e le sue 20 sedi regionali – ricorda Morrione dall’alto della sua esperienza televisiva ultradecennale – entra in tutte le case degli italiani e ci sono tantissimi cronisti che ben volentieri sarebbero pronti ritornare all’inchiesta. Bisogna battersi per un servizio che sia effettivamente pubblico”. Dai territori alle questioni nazionali, fare rete e impegnarsi: primo appuntamento il prossimo 10 dicembre sotto la sede di viale Mazzini, lanciata dalla Tavola della Pace , per chiedere più spazio ai temi sociali.

Ascolta: Le mafie sono in Abruzzo. Intervista a Roberto Morrione su “Abruzzo 24ore”

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