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Storie della Quinta mafia/3

Di Adele Conte il . Dai territori, Lazio

Gli unici episodi che fanno
riferimento ad una lotta tra clan sono quelli riportati dall’inchiesta
“anni ’90” dopodiché la lunga pace interna e la fazione locale
ancora non conosciuta dagli inquirenti (probabilmente i cosiddetti colletti
bianchi dell’economia locale e della politica) non hanno più dato segnali
che svelassero meccanismi. Quando le indagini vanno a cercare nei meandri
dell’economia o della politica si perdono le tracce. Questo è il problema
che si ha nel fronteggiare questa mafia di nuovissima generazione: il
livello altissimo di assoggettamento della società civile che non porta
a denunce e il livello oscuro di azione “dietro le quinte” agevolato
da un sistema economico e politico privo di trasparenze, forte di una
situazione legislativa italiana che non favorisce i controlli (soprattutto
nel campo dei subappalti).  

In questa “palude” si intrecciano
i clan calabresi e siciliani molti attenti agli appalti pubblici. Basti
pensare all’arresto dell’ingegnere Fecarotta, che si è occupato degli
appalti per il porto di Gaeta a nome di Cosa Nostra così come fece
per il porto di Palermo. La ‘Ndrangheta non fa da meno con la presenza
in zona di clan come gli  Alvaro, i Galati, gi Ienco e i Tassone.
Il clan calabrese dei Tripodo si era addentrato all’interno del Mof
di Fondi con sistematiche attività di estorsione.

Questo tipo di Mafia che parte
dal Garigliano arriva fino ad Aprilia e Roma dove si intreccia con massonerie
e colletti bianchi nel più totale silenzio. Intanto vengono annunciate
numerose opere pubbliche lungo tutto il litorale (soprattutto porti
turistici-la maggior parte oggettivamente inutili-, l’autostrada o la
pedimontana) mentre cala il silenzio sul resto quando è stato accertata
l’infiltrazione in passato sia nei lavori per la Tav che per opere pubbliche
di vario tipo.  

Il cemento non è un affare
da poco: spuntano in tutta la provincia cantieri su cantieri a fronte
di un’emigrazione lenta e costante di abitanti. Palazzine su palazzine
e mancanza di piani regolatori (il sindaco di Latina , Zaccheo, disse
che il piano regolatore “è uno strumento oramai vecchio.”..meglio
non avere regole insomma) e si cementifica tutto. La provincia ha anche
tristi record in fatto di incendi dolosi (soprattutto nella stagione
estiva) ma almeno è stata decretata l’inedificabilità di questi terreni
per un periodo di 10 anni per combattere il rischio di speculazione
edilizia. Il ciclo del cemento richiede manodopera e in questi casi
manodopera a basso costo. In queste zone vengono in aiuto le “mafie
etniche” di origine soprattutto rumena ed albanese. Mentre si mandano
indiani e africani a lavorare nei campi agricoli per il cemento vi è
la manodopera dell’est, logicamente sfruttati e schiavizzati da caporali
e in larga parte in nero e senza protezioni. 

Nel dossier di Legambiente
sulle ecomafie 2007 il Lazio è al quinto posto come regione per illegalità
ambientali (dopo le regioni del Sud Italia),al terzo posto per irregolarità
nel ciclo del cemento e al nono per il ciclo dei rifiuti. Ma non si
preoccupino che per il ciclo dei rifiuti ci stiamo attrezzando a migliorare:
ad oggi il Lazio è diventato potenzialmente una nuova Campania con
la chiusura (prevista a fine 2008) della discarica di Malagrotta (la
più grande discarica d’Europa) si aprono scenari preoccupanti. Se non
ci si provvederà ad un piano che contempli il rischio speculativo da
parte delle mafie e al suo contrasto lo scenario potrebbe degenerare.  

Mentre il processo Spartacus
si compie (il primo di una lunga serie) a Latina vi è il primo atto
del processo “Anni ’90” che ha poca visibilità ma tanti problemi
(non ultimo la distruzione delle intercettazioni sia in versione audio
che trascritta per decorrenza dei tempi di custodia o la seconda assenza
di seguito di Dario De Simone al processo in qualità di “supertestimone”
che invece di presentarsi a testimoniare fa recapitare-in ritardo di
tre ore- un certificato medico per “orticaria”). 

Mentre la macchina della giustizia
fa i suoi primi importanti passi e vince le sue prime battaglie sul
lato campano (e nello specifico casertano) nel sud pontino tutto tace,
e quel poco che si sente non fa piacere a chi in tutti questi anni si
è tappato le orecchie.

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